Capitolo 7

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Mi svegliai con luce che entrava dalla finestra, ma non ero nella mia stanza.
Alice dormiva su un fianco girata verso di me, mi ero addormentato sulla sedia.
È che non volevo andarmene. Non volevo che si svegliasse e non mi trovasse.
- Buongiorno! - le dissi quando vidi che si era svegliata.
Mi sorrise in risposta.
- Scusami se sono rimasto qui ma mi sono addormentato! - mi giustificai, rendendomi conto che doveva essere abbastanza inquietante trovarmi là.
- Non ti preoccupare - disse piano.
D'un tratto mi ricordai che dovevo andare a farei i prelievi prima di colazione, perciò le promisi che sarei tornato il prima possibile e tornai in camera mia ad aspettare il medico.
- Marco! Ma dov'eri?? - chiese Marta non appena mi vide.
- Ero da Alice! Peter ti ha raccontato quello che è successo? -
- Si, mi ha chiamato ieri sera! Mi sono anche messa a piangere, bravo P! - disse abbracciandomi.
Arrivò il dottore e lo seguii nel laboratorio per le analisi.
- Bene, adesso può uscire dall'ospedale, i risultati delle analisi potrà venire a ritirarle fra tre giorni! -
- Finalmente! La ringrazio dottore! -
Tornai in camera e diedi la notizia a Marta, che mi aiutò a raccogliere la mia roba. Mi cambiai (per fortuna mi aveva portato dei vestiti) e mi sistemai, pronto per andare via.
- Aspetta! Prima voglio andare a salutare Alice, gliel'ho promesso! Marta puoi aspettarmi in macchina? -
- Ok! Ma fai presto, così andiamo a pranzo! Giovanni ha prenotato al ristorante! -
Esultai silenziosamente, ripensando alle "fantastiche" pietanze dell'ospedale, e mi diressi al piano di Alice.
Non era ancora orario di visite, ma vi trovai Annarita.
- Ciao Marco! - disse abbracciandomi - come stai? Ancora qui? -
- Si, ma è tutto ok, anzi stavo proprio per andarmene, perciò volevo salutare Alice! -
- Vai via? - si intromise Alice, che era visibilmente più in forma della sera prima.
- Già! Ho la capoccia dura! - dissi io, ridendo.
- Beh io devo andare adesso - annunciò Annarita - spero di rivederti! Grazie ancora per tutto Marco! -
Ci salutammo e io rimasi solo con Alice.
- Come mai eri in ospedale? - mi chiese.
- Oh! L'altra sera dopo il concerto sono caduto! Mi stavo accendendo una sigaretta e non ho visto dove mettevo i piedi! -
Dicendo questo mi resi conto che, preso da tutta quella faccenda di Alice e del coma, non avevo toccato una sigaretta per due giorni.
- Sai, avrei dovuto esserci al concerto dell'altra sera, se solo non mi fosse successo...quello che mi è successo. -
Preferii non chiederle nulla, era probabile che non le andava di parlarne.
- Beh, mi hai sentito cantare ugualmente! - dissi io, pentendomi immediatamente della battuta squallida e fuori luogo.
- Ah certo! Le condizioni non erano esattamente quelle ideali, ma va bene! - rispose lei ridendo.
- Marta mi aspetta di sotto...devo andare! Ma torno a trovarti! -
- Me lo prometti? -
- Ma certo! Per adesso rimango a Milano, e comunque fra tre giorni devo venire a ritirare i risultati delle analisi! Hai la mia parola! - dissi tendendole la mano, come a voler suggellare un patto. Ma Alice, invece di ricambiare la stretta di mano, si sollevò con fatica dal letto e si avvicinò a me, tendendo entrambe le braccia. La abbracciai piano, sempre con l'impressione che se l'avessi stretta troppo forte avrebbe potuto rompersi, e mi scappò una lacrima.
- Grazie Marco. Mi hai salvato la vita, ma me l'hai salvata sul serio. -

Cari lettori, perdonate la mia assenza! Tra vacanze, promozione scaduta, e altre varie cose non avevo avuto modo di scrivere! Spero di rimettermi al passo! Buona lettura!

Tutto Quello Che Ho Di Te Il Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora