Capitolo 10

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Dovetti ripercorrere la statale per andare nella clinica indicatami dalla signora Elvira, si trovava a dieci minuti da casa mia. Era così assurdo che non ci potevo credere.
Arrivato, entrai di corsa. Ma mi resi conto che non sapevo ancora il cognome di Alice. E non potevo certamente bighellonare per tutto l'ospedale, così tentai di chiedere a un'infermiera.
- Scusi, sto cercando una certa Alice, l'hanno portata qui da poco! -
- Cognome? -
- Eh...il cognome non lo so, o meglio...non lo ricordo più... però l'hanno portata qui ieri o stamattina, è bionda, magra, sulla ventina... -
- Signore mi dispiace, ma penso che sarebbe molto poco professionale da parte mia indicarle, se anche lo sapessi, la stanza di una paziente a una persona che non sa nemmeno il suo cognome! -
- Capisco... certo, ha perfettamente ragione! Mi scusi! -
Ero stato un imbecille a pensare che avrebbe funzionato. Ma non mi arresi. Prima o poi sarebbe certo arrivato qualcuno per lei, Annarita o i suoi genitori, perciò decisi di aspettare lì. Mi accomodai su una sedia all'entrata, e mi misi a pensare.
Pensai ad Alice, alla mia caduta, alla signora Elvira, ai Muse, al mio disegno.
Lo recuperai dalla tasca e lo infilai dentro il pacchetto con il cd come meglio potevo, cercando di non rovinarlo.
Chissà se conosceva Mezzanine, pensai.
Mentre continuavo a crogiolarmi nei miei pensieri, sentii qualcuno parlare con l'infermiera con la quale avevo parlato prima.
- Salve, mi può dire in che stanza si trova Alice Mieli? Mi hanno detto che l'hanno trasferita qui stamattina. -
- È un parente? -
- Sono il suo ragazzo. -
Lì per lì rimasi un po'spiazzato. Comunque, approfittai della situazione e, cercando di passare inosservato, lo seguii fino alla stanza indicata dall'infermiera. Lo vidi entrare, e io rimasi fuori ad aspettare. Non avevo voglia di incontrare il suo ragazzo, volevo solo farle avere il mio regalo.
Quasi immediatamente però, sentii dalla porta chiusa Alice alzare la voce, così mi avvicinai per sentire meglio.
- Sei fortunato che mio padre non è ancora arrivato, bastardo. O te ne vai o chiamo la polizia, adesso. Appena esco da qui sappi che te la farò pagare cara. -
- Cosa mi fa papi, mi dà le botte?? - Rispose lui, sarcastico.
- Ti ho detto di andartene Lorenzo, o faccio un casino. Cosa sei venuto a fare?? Non ti è bastato quello che mi è successo?? -
- Non è stata colpa mia. -
- Ah no? Beh raccontalo al dottore che stava per staccarmi la spina! Adesso vattene, non farti vedere mai più. -
- Non puoi stare senza di me. Ci vediamo bambolina. -
Riuscii in tempo ad allontanarmi dalla porta della camera. Vidi Lorenzo andare via con la coda dell'occhio.
Rimasi qualche minuto ancora fuori dalla stanza, se da un lato volevo vederla, dall'altro non sapevo come l'avrei trovata e come comportarmi. Infine, decisi per entrare.
- Si può? - Chiesi, bussando.
- Avanti- disse lei con la voce un po'traballante.
Feci capolino dalla porta, sorridendole.
- Marco! Come...Ma come hai fatto! Come lo sapevi?? - disse sorpresa, mentre si tirava a sedere. Aveva gli occhi rossi.
- Oh sai, è una lunga storia! Ero venuto a trovarti, ma in camera non c'eri, ho chiesto di te ma non potevano dirmi dov'eri! Poi però sono letteralmente andato a sbattere contro l'infermierona, hai presente?? Beh credo che le un giorno le presenterò Nico per sdebitarmi! Me l'ha detto lei di venire qui! -
Alice rimase zitta, rossa in volto, e con un'espressione indecifrabile.
- Eri venuto a trovarmi? -
- Si! Ti ho portato un pensierino, ho visto che usi ancora un lettore CD, quindi...beh aprilo! - le dissi, porgendole il pacchetto.
- Oh Marco! Grazie... non ci posso credere...ecco, questi sono momenti in cui credo che le medicine che mi danno provochino allucinazioni! - disse ridendo, e io con lei. Si mise meglio a sedere e aprì il regalo, lasciando da parte il foglio con il disegno.
- Oh mio Dio. -
Ecco, pensai. Lo sapevo. Non le piaceva.
- Non...Non ti piace? Scusami è che non sapevo cosa prenderti, così sono andato a sensazioni... -
- No Marco, tutt'altro...oddio i Massive Attack, io adoro questo cd. Non riuscivo a trovarlo... Anzi, una volta al negozio l'avevo trovato, ma non avevo abbastanza soldi così l'avevo nascosto dietro un CD di musiche caraibiche, di solito funziona ma quella volta no! - disse ridendo ancora.
- Qual è la tua preferita? -
- Vediamo se la indovini? -
- Ci sto! -
Alice si alzò piano dal letto, io l'aiutai. Recuperó il lettore CD, mise una cuffia e l'altra la diede a me, poi fece partire la prima traccia.
- Dai, è facile... è la più bella! - mi disse porgendomi il lettore. Selezionai Teardrop.
- Ho vinto? - scherzai io.
- Si, ma te l'ho detto, era troppo facile! -
- Però ho vinto comunque! Mi spetta un premio! - risposi io, aiutandola a rimettersi a letto.
- Cosa vorresti? Una coppa, una medaglia, una fascia da Miss Italia... -
- Ci penserò! È la prima volta che posso scegliere un premio quindi voglio scegliere bene! -
Alice rise. Non aveva più gli occhi rossi, avevano lasciato spazio al suo bel sorriso.
- Aspetta, questo cos'è?? - disse poi, ricordandosi del foglio che conteneva il mio disegno. Lo aprì e lo osservò con la faccia seria per un bel pezzo, poi mi guardò.
- L'hai fatto tu? -
Le sorrisi, ma non le risposi.
- Marco perché stai facendo queste cose per me? -
Perché stavo facendo quelle cose per lei? Non lo sapevo nemmeno io. Lo volevo e basta.
- Perché quando vado a sentimento difficilmente mi sbaglio. -
- Vai a sentimento? -
- Si! A volte qualcosa dentro di me mi dice che devo assolutamente fare una certa cosa, e io l'assecondo! -
- Sei incredibile... Sicuro di essere vero?? -
- Dici che potrei essere frutto della tua immaginazione? Beh in effetti hai ragione, mi vedo un po'sfocato! - dissi, facendo finta di osservare attentamente la mia mano, - e poi che capelli mi hai messo?? Io sono molto più pettinato di solito! -
- Che cretino, dai! -
Adesso rideva a crepapelle, e io insieme a lei, aveva una risata contagiosa. Rimasi là un altro po', poi arrivò Annarita insieme ai suoi genitori. Li salutai e feci per andare via, con la promessa di ritornare. Non chiesi di Lorenzo.
- Marco aspetta! Se per caso c'è qualche cambiamento...se mi dovessero spostare... - disse Alice porgendomi un pezzo di carta.
- Mi puoi cercare lì, va bene? -
- Ci vediamo Alice, promesso! -
Uscii dalla clinica, conservando con cura il bigliettino con il numero di Alice.

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Tutto Quello Che Ho Di Te Il Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora