Guardai lo schermo del telefono e rifiutai la terza chiamata di Marta. Mi dispiaceva farla preoccupare, ma non avevo voglia di parlare con nessuno. Probabilmente doveva dirmi cose riguardo alla partenza, le canzoni, lo studio, il videoclip, ma in quel momento non volevo sentire parlare. Ero seduto su una panchina al parco vicino casa mia, le cuffie nelle orecchie che da circa mezz'ora suonavano Teardrop in loop. Presi il pacchetto di sigarette dalla tasca del giubbotto e ne accesi una, ma alla prima boccata mi venne la nausea. Non avevo neppure voglia di fumare, e questo si che era strano. Immaginai la squallida battuta che mi avrebbe fatto Davide se avesse assistito alla scena, "ah Mengó, sei incinto?" e risi, ma subito mi rabbuiai nuovamente. Spensi la sigaretta.
Non era tanto la partenza, quanto il fatto che mi ero appena reso conto che ero pazzo di Alice a farmi stare male. Ok, lei stravedeva per me, ma come? Lei amava le mie canzoni, la mia voce, ma avrebbe amato il Marco del dietro palco? E soprattutto mi avrebbe potuto amare come un normale ragazzo o per lei sarei stato sempre "il suo idolo"?
Mi stavo facendo troppe domande e stavo andando troppo in là con la testa. Parlavo già di amore...
Ero andato via da casa di Alice qualche ora prima ma azzardai un colpo di testa e presi la macchina, diretto di nuovo a casa sua. Non sapevo esattamente cosa avrei fatto una volta lì, ma non potevo farne a meno. Percorsi la tangenziale il più velocemente possibile, arrivai sotto casa sua e non ebbi nemmeno il tempo di suonare il campanello che sentii Alice parlare a voce alta. Mi bloccai. Poi sentii una voce maschile, ma non riuscivo a distinguere le parole.
- Alice?? - bussai.
- Alice sono io, Marco! -
La porta si aprì di scatto, Alice aveva gli occhi rossi e una guancia paonazza. Alle sue spalle un ragazzo alto, lo stesso che avevo visto in ospedale e che si era identificato come il suo ragazzo.
- Alice va tutto bene?? - dissi guardando prima lei e poi squadrando lui.
- Si Marco, Lorenzo se ne stava andando. - disse lei con tono acido.
- No, dobbiamo ancora dirci due paroline noi - disse Lorenzo guardandomi malissimo.
- Ho detto che se ne sta andando! Lorenzo vattene o chiamo la polizia e gli racconto che ti sei appostato sotto casa mia in attesa di trovarmi da sola, e con i precedenti che hai stavolta non la passi liscia! -
Il ragazzo afferrò il giubbino e uscì dall'appartamento come una furia.
Ero senza parole. Lo vidi inforcare il motorino e quando fu lontano guardai Alice. Aveva ancora la guancia rossa.
- Alice chi era quello? Ti ha picchiata?? - dissi toccandole la guancia.
Cercò di non scoppiare a piangere ma non riusciva a fermare le lacrime.
- Ti pregi entra, non mi lasciare sola - disse lei.
La accompagnai dentro e lei si accasciò sul divano. Mi sedetti accanto a lei.
- Rimango qui finché vuoi -
E poi mi raccontó chi era Lorenzo.