Il cameriere mi portò la pasta che avevo ordinato, e mi ci fiondai.
- Marco ma in ospedale ti hanno tenuto a pane e acqua?? - disse Davide ridendo.
- Se vuoi te meno, così la provi anche tu la mensa dell'ospedale! - scherzai io, e lui mi diede una pacca sulla spalla.
- Peter ci ha accennato qualcosa sulla ragazza che si è svegliata dal coma! Raccontami meglio! - proseguì.
Così mentre finivo la mia pasta gli raccontai tutta la vicenda che si era svolta in quel paio di giorni passati in ospedale, e solo quando ebbi finito mi resi conto che non ricordavo più il cognome di Alice. L'avevo certamente letto la sera che ero andato a trovarla per parlare con lei, ma non ne avevo più la minima idea. Sicuramente, pensai, non sarebbe uscita dall'ospedale tanto presto, quindi se fossi tornato l'indomani l'avrei trovata. Ci tenevo tanto a non perdere i contatti con Alice, lei era per me una prova concreta che valevo qualcosa. In tutta la mia vita avevo sempre avuto una pessima stima di me stesso, anche dopo X-Factor, dopo Sanremo, dopo il grande successo che stavo avendo. Ma quella faccenda mi aveva dato una botta di vita. Non era presunzione, ma consapevolezza di non essere così inutile come credevo.
- Oh Marco! Ma a che pensi?? Sono dieci minuti che stai con la forchetta a mezz'aria! - disse Marta, scuotendomi dai miei pensieri. Gli altri mi guardavano e ridevano sotto i baffi.
- Ahó ma che volete, ho preso una botta in testa io! - feci io per sdrammatizzare e per fargli capire che non me l'ero presa. - Ma un gelatino non lo prendiamo?? -La sera faticai a prendere sonno. Non avendo voglia di guardare un film o di ascoltare musica, presi il mio vecchio blocco da disegno. Erano anni che non ci mettevo mano, e lo sfogliai. Erano perlopiù disegni astratti, occhi collocati a caso, mani, o figure geometriche complesse. Erano piuttosto vecchi. Recuperai una matita e una gomma dalla scrivania, decisi di buttare giù uno schizzo, visto che era una delle cose che mi rilassava di più. La matita iniziò a scorrere sul foglio, delineando la sagoma di due occhi, mi concentrai su quelli e li riempii di dettagli che credevo di stare inventando. Colto dall'ispirazione disegnai attorno un volto femminile, le orecchie, i capelli, la bocca...passai un'ora buona a perfezionare il mio disegno. Una volta finito, lo siglai su un angolo. Mi piaceva quello che ne era uscito, e mi piaceva soprattutto perché, involontariamente, avevo riportato su carta il volto di Alice.