Qualche tempo prima...

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Lo Specchio si frantumò provocando una cascata di frammenti dalle sfumature indaco. Dalle finestre del tempio si potevano già scorgere le nuvole cariche di pioggia che in breve tempo avrebbero portato una tempesta senza pari su tutta Specularia.

"È questo il potere dell'Indaco quindi..." pensò Astharot mentre un sorriso trionfante gli si disegnava sulle labbra. Non mancava molto al compimento del suo più grande desiderio e allora nessuno lo avrebbe più considerato un inutile filosofo, nessuno si sarebbe più permesso di mancargli di rispetto. Tutta Specularia si sarebbe inchinata di fronte a lui e lo avrebbe considerato l'unico vero sovrano.

I tuoni cominciavano già a farsi sentire minacciosi. Sicuramente nessuno poteva ancora rendersi conto che quella tempesta non era un semplice acquazzone di inizio estate, ma ben presto avrebbero capito e il caos si sarebbe riversato per le strade. Il panico avrebbe preso il sopravvento. E Astharot amava il caos e il panico. Tutti lo avevano preso per pazzo quando aveva esposto le sue tesi, avevano riso di lui e non lo avevano supportato nelle sue ricerche. Nessuno lo prendeva veramente sul serio all'epoca e ben presto anche quelli che pensava fossero dalla sua parte gli avevano voltato le spalle. Odiava quella gente, non sopportava le loro vite tranquille, piene di ipocrisia e ignoranza.

Vicino a quel poco che restava dello Specchio Indaco riusciva ancora a percepire la sua maestosità, la sua potenza, l'energia di cui si era impossessato frantumandolo durante la mezzanotte di un giorno di luna piena. Ogni volta che rompeva uno Specchio i suoi poteri aumentavano all'inverosimile: ormai era invincibile, gli mancava solo un ultimo frammento e sarebbe diventato più potente di un dio.

Le nuvole avevano riempito il cielo e lampi e fulmini imperversavano fuori dalla finestra facendo tremare le pareti del tempio. Sapeva che se fosse rimasto ancora un po' lì dentro avrebbe rischiato di restare bloccato sotto le macerie. Quel tempio era stato creato appositamente per contenere lo Specchio Indaco perciò, ora che quest'ultimo non esisteva più, tutto sarebbe collassato sotto la violenza dei fulmini, come il Bosco degli Inganni era stato spazzato via dalla lava e dalle fiamme nate dai detriti dello Specchio Rosso.

Astharot raccolse dal pavimento un piccolo frammento color indaco, mentre il suo più fedele schiavo, il primo che avesse mai creato, inginocchiato di fronte a lui, gli porgeva una piccola boccetta chiusa con un tappo di sughero. Prese la boccetta e la stappò, poi ci fece cadere dentro il frammento di Specchio e la richiuse. Al suo interno ora c'erano sei frammenti colorati: il primo rosso, poi arancione, giallo, verde, blu e infine indaco. Riconsegnò la boccetta al servo e diede l'ordine ad altri due di procedere per primi verso l'uscita. Non era certo che fuori non ci sarebbero stati altri tranelli e di sicuro non voleva rischiare la vita arrivato a questo punto. Preferiva di gran lunga che morissero loro piuttosto che lui, d'altronde non era difficile sostituirli.

Ora mancava solo uno Specchio, l'ultimo, il più potente. Distrutto quello nessuno lo avrebbe più potuto fermare. Tuttavia non era così facile scoprire dove si trovasse: aveva sparso spie ovunque ma ancora non avevano scoperto nulla. Da quando aveva cominciato a rompere gli Specchi, i sovrani di Specularia avevano iniziato a nascondere gli altri alla bell'e meglio, cercando di impedirgli di percepire l'energia emanata da essi. Per i primi sei fortunatamente non erano stati molto bravi in questo, ma con l'ultimo avevano fatto un ottimo lavoro: lo Specchio sembrava essersi volatilizzato.

Continuò a riflettere sull'ultimo Specchio finché non raggiunse la sua reggia, per poi chiudersi nella sala del trono ad ammirare il nuovo affresco che aveva commissionato prima di partire per il tempio dell'ormai distrutto Specchio Indaco.

La sala del trono era una stanza quadrata, dalle pareti molto alte e completamente affrescate. Il trono era rivolto verso nord, a poca distanza dalla parete sud che ospitava un immenso affresco dalle tinte rossastre. Sulle altre tre pareti, oltre agli affreschi c'erano anche delle coloratissime vetrate. Solo la parete di fronte al trono era ancora bianchissima, persino la porta che si apriva al centro di essa era di quel colore. Proprio mentre la stava ammirando immaginando già come sarebbe stata una volta affrescata, qualcuno bussò dall'altra parte. Uno dei suoi servi entrò, porgendogli una missiva delle sue spie. Lesse la lettera velocemente, mentre un ghigno malvagio iniziava a spuntargli sul viso. Ora sapeva cosa doveva fare. L'ultimo attacco non si sarebbe fatto attendere.

Behind the Rainbow - Riflessi paralleliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora