Capitolo 20

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Nick e Katrin si avvicinarono agli alberi che formavano la maestosa dimora della strega con il dono della Visione Temporale.

– Sei sicuro che sia questo il luogo? – domandò Katrin dubbiosa.

Non si vedevano entrate, temeva che non fosse veramente un castello ma solo degli alberi che apparivano come tale.

– Lo vedi quel tramonto che sembra un'alba? Pensi davvero che non sia questo il posto? – ribatté il ragazzo guardando il cielo rosato.

– Certo, ma questo potrebbe essere anche un intricato scherzo della natura... come si entra dentro un albero? E poi se fosse cavo non dovrebbe essere così rigoglioso, non pensi?

Iniziarono a girare attorno a quella strana costruzione per trovare una porta o quantomeno una finestra, qualcosa che facesse pensare che quello fosse veramente un luogo abitato e non solo da scoiattoli.

Per quanto fossero già abbastanza stupiti per quello che avevano visto arrivati in quel luogo, quando si mossero sull'altro lato del palazzo non poterono evitare di rimanere a bocca aperta: quando erano giunti davanti al castello gli alberi erano di un verde smeraldo, ricoperti di foglioline appena nate e di piccoli fiorellini, come se fosse primavera. Sul nuovo lato invece le foglie avevano un colore leggermente più cupo e i fiori avevano lasciato il posto a frutti di un rosso sgargiante. Continuarono il giro e videro alberi completamente ricoperti di foglie dai vivaci toni dell'arancio e del giallo, alcune delle quali si staccarono e iniziarono a volteggiare attorno ai due ragazzi, cadendo a terra per poi rialzarsi, percorrere il tragitto al contrario riattaccandosi al ramo. Infine giunsero di fronte al lato dell'inverno: i rami erano completamente privi di foglie e ricoperti da un leggero nevischio che li imperlava e li rendeva luminosi ai raggi del sole. Tutte le stagioni esercitavano la loro forza sugli stessi alberi, creando un effetto sensazionale sulle pareti del castello, ma di porte non ce n'era traccia.

– Quindi da dove si entra? – domandò nuovamente la ragazza incrociando le braccia per lo sconforto.

– Non ne ho idea... forse hai ragione tu... – mormorò Nick, sebbene poco convinto.

Si avvicinò ancora un po' alla pianta poi bussò sul tronco non sapendo nemmeno il motivo di quel gesto che gli era venuto così spontaneo. Nel giro di quelli che i ragazzi percepirono come qualche secondo, una forte scossa fece tremare il terreno sotto i loro piedi e le radici degli alberi cominciarono a muoversi spostando i tronchi in un vorticare di legno e foglie. Quando il polverone cominciò a diradarsi e i ragazzi riuscirono a vedere ciò che avevano attorno, di fronte a loro notarono una buia apertura tra le piante.

– Pensi che possiamo entrare o è una trappola? – chiese titubante Katrin.

– Finché non ci proviamo non possiamo saperlo.

Detto questo Nick fece il primo passo e l'oscurità lo avvolse.

I loro occhi ci misero un po' ad abituarsi alla scarsa luce presente all'interno del palazzo anche perché l'apertura nel legno si era richiusa subito dopo il passaggio di Katrin. Si ritrovarono in una immensa hall con un bellissimo lampadario di cristallo da cui pendevano candele a più livelli. Dodici erano sul cerchio più basso ed erano più lontane l'una dall'altra perché il diametro del lampadario in quel punto era maggiore; erano tutte più o meno consumate, alcune addirittura spente e la cera colava giù dal supporto. Altre dodici invece erano sul cerchio di mezzo, più vicine tra loro e rifulgevano brillanti donando bellissimi riflessi a tutto il candelabro. Sembravano accese da poco, infatti la cera aveva appena iniziato a sciogliersi. Le dodici sul cerchio più in alto, quasi attaccate l'una all'altra per lo scarso diametro di quella parte del lampadario, erano tutte spente e completamente nuove, come se non fossero mai state accese. Davanti ai ragazzi si estendevano tre scalinate che conducevano a tre porte del primo piano, vicine tra loro sulla stessa parete ma all'apparenza era impossibile raggiungerle insieme: se si sceglieva una scala, quella avrebbe portato a una delle porte, le altre sarebbero rimaste divise da quel pianerottolo da ringhiere in ferro battuto lavorato con fregi e decori che ricordavano la natura e le stagioni. Nick si mise ad osservare la scala che si estendeva alla sua sinistra: gli scalini erano di legno ed erano ricoperti da un pesante tappeto rosso, leggermente ingrigito dal tempo e dalla polvere, come se fosse lì da molto tempo e non fosse mai stato cambiato. La ringhiera sembrava consumata dal tocco delle mani di tutte le persone che avevano salito o sceso quella gradinata, mentre la parte decorativa riportava fregi di fiori in ferro battuto che sembrava leggermente arrugginito e malmesso. In realtà tutta la gradinata sembrava malmessa e non invogliava nessuno a percorrerla. La porta a cui conduceva era grande e di legno scolorito, vecchio come quello della scala e con i cardini e le viti corrosi dalla ruggine e dal tempo. La scalinata di mezzo invece aveva i gradoni in marmo ed era tappezzata da uno strato di moquette di un rosso brillante. La ringhiera era semplice e appena abbozzata, senza fronzoli o decori inutili ma formata da sottili asticelle intrecciate tra loro in ferro satinato. Non c'era traccia di ruggine e nemmeno di polvere o corrosione sui gradini, come se tutto fosse nuovo di zecca. Anche la porta era molto diversa da quella precedente: era molto più piccola, tanto che Nick dubitava di poterci passare senza doversi prima abbassare. Era una porta a vetri, con le piccole finestrelle di vetro opaco sorrette da un'intelaiatura in legno chiaro e ben lucidato, mentre i cardini erano di bronzo lucido. Dai vetri filtrava una tenue luce chiara che rischiarava il pianerottolo più di quanto non riuscisse a fare il lampadario. La terza e ultima scala era la più strana: era interamente di cristallo, sia i gradini che la ringhiera, piena di fregi in vetro soffiato come il lampadario. Sembrava levitare nell'aria perché anche gli appoggi erano in cristallo e tutta la costruzione dava l'idea di essere estremamente fragile. La porta invece era grande come quella della prima scala ed era interamente in argento, ma piena di intricati fregi dorati. Sembrava pesantissima, quasi impossibile da aprire.

Behind the Rainbow - Riflessi paralleliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora