Capitolo 18

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Erano in viaggio da ore ormai ma ancora Nick non le aveva rivolto la parola. Procedeva spedito davanti a lei senza curarsi del fatto che faticava a stargli dietro. Era tutto successo così in fretta che ancora Katrin non riusciva a rendersene conto. Dopo quello che era accaduto a sua madre proprio davanti ai suoi occhi Nick aveva urlato, aveva cercato di colpire l'oste e il fabbro del villaggio, era crollato poco distante dal corpo senza vita della donna. Era stata Katrin a fermarlo prima che iniziasse una rissa con qualcuno e a convincerlo a lasciare subito il villaggio. Erano tornati alla locanda a riprendere le loro cose, avevano pagato, avevano comprato delle provviste e se n'erano andati in silenzio, così com'erano giunti. All'inizio la ragazza aveva provato a parlare con lui, sia cercando di farlo sfogare sulla faccenda, sia provando a cambiare discorso, ma inutilmente: Nick si era chiuso in un silenzio ostinato, solo con sé stesso e con i ricordi.

– Per amor del cielo, Nick! Parlami! Urlami contro se necessario ma combatti! Il silenzio non risolve niente! – sbottò correndogli di fianco e cercando di attirare la sua attenzione prendendolo per un braccio.

Il ragazzo si fermò e si divincolò bruscamente dalla sua presa, guardandola dritta negli occhi. Il suo sguardo era vuoto, aveva perso la solita lucentezza e il solito brio con cui scrutava il mondo, come se ormai nulla avesse più senso. Invece di risponderle riprese a camminare senza nemmeno controllare se lei avesse iniziato a seguirlo oppure no. Procedeva meccanicamente, come se avesse paura di fermarsi, come se sapesse che se lo avesse fatto sarebbe scoppiato. Desiderava dimenticare tutto, dimenticarsi persino chi fosse se necessario, ma non poteva sopportare tutto quello. Aveva giurato di salvarla, aveva studiato qualsiasi tipo di incantesimo in grado di farlo, ma ormai era tutto tempo perso. Come avrebbe fatto a salvare suo padre con il senso di colpa di aver lasciato morire sua madre senza fare nulla? Odiava se stesso, odiava quel villaggio, quel fabbro, l'oste che li aveva condotti a quell'esecuzione, Katrin per averlo fermato prima che potesse commettere il più grande casino della sua vita. Odiava tutto, ma ormai più nulla aveva importanza per lui. L'unica cosa a cui riusciva a pensare era la lama della spada che balenava veloce al collo della madre, il sangue scuro e il corpo, di nuovo senza vita, riverso ai suoi piedi. Ogni volta che chiudeva gli occhi quelle immagini erano lì, pronte ad assalirlo con tutta la loro violenza. Sentiva di nuovo Katrin che cercava di attirare la sua attenzione, lo pregava di lasciarsi andare, di fermarsi e di farsi aiutare ma lui non voleva il suo aiuto. Lei non poteva capire, non immaginava nemmeno quello che stava provando lui. Preferiva che si facesse gli affari suoi, che lo lasciasse con il suo dolore piuttosto che pretendere di capirlo con tutte quelle chiacchiere inutili. Cosa avrebbe fatto ora? Che senso aveva tutta la sua missione?

– Ti prego, Nick... fermiamoci un attimo. – riprovò la ragazza portandosi davanti a lui e costringendolo a guardarla. Fu troppo.

– Certo! Fermiamoci! Anzi no, torniamo pure a casa tanto ormai è tutto inutile! Volevi raggiungere la Reggia di Fuoco e sarai accontentata! Ma piantala di guardarmi così, non ho bisogno della tua pietà! – esplose il ragazzo, lasciandola senza parole.

Vide Katrin distogliere lo sguardo e sentì di aver esagerato con quelle parole. Non era sua intenzione offenderla, sapeva che stava facendo tutto quello solo per farlo stare meglio, per fargli sentire di non essere solo.

– Non puoi abbandonare tutto proprio ora, a pochi passi dalla Collina... so che se ti dicessi che capisco quello che provi sarebbe una bugia, perché a malapena immagino quello che stai passando, ma permettimi di aiutarti, non escludermi così...

– Anche se arrivassimo alla collina cosa cambierà? Ormai è morta!

Non appena si rese conto del vero peso delle parole appena pronunciate si sentì come svuotato, come se tutta l'energia fosse fluita via. Si accasciò ai piedi di un albero prendendosi la testa fra le mani. Sentiva gli occhi bruciare per le lacrime che con tutto se stesso aveva trattenuto per troppo tempo ormai. Benché la scena continuasse a balenargli davanti agli occhi aveva cercato in tutti i modi di non pensare alle immediate conseguenze di ciò a cui aveva assistito. In cuor suo cercava ancora di convincersi che fosse stato tutto un sogno, un incubo da cui non riusciva a svegliarsi, ma quelle parole che erano fuoriuscite dalla sua bocca senza preavviso erano state un pugno allo stomaco per lui. Era tutto dannatamente reale.

Behind the Rainbow - Riflessi paralleliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora