Capitolo 3

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Il giorno seguente Lani raccontò quello che aveva sentito agli zii.

- Avrai fatto un brutto sogno! Noi non abbiamo sentito niente... - rispose zio Max.

- Ma la vostra camera è lontana dalla mia! - ribadì Lani.

- Certo, tesoro, ma come è possibile che qualcuno entri senza che noi ce ne accorgiamo? Oltretutto l'allarme non è nemmeno scattato! - cercò di rassicurarla zia Annette.

- Boh...

- Dammi retta, a causa del lungo viaggio hai solo fatto un brutto sogno! - continuò lo zio.

- Forse avete ragione... vado a disfare le valige... - concluse salendo le scale.

"Eppure non ho sognato! Ero completamente sveglia quando ho sentito quei tipi parlottare tra loro..." continuava a pensare.

Quella mattina zio Max accompagnò Lani a visitare New York, o almeno una parte.

Per arrivare nel cuore della Grande Mela erano dovuti passare dal ponte di Brooklyn e Lani, nel vederlo, aveva tirato fuori dalla sua borsetta di perline la macchina fotografica per immortalare ogni cosa, anche la più inutile. Era stata una mattinata molto emozionante per la ragazza, che per la prima volta nella sua vita visitava una città tanto affollata e rumorosa. Tuttavia per lei queste non erano caratteristiche negative, anzi, facevano da cornice alla metropoli rendendola ancora più suggestiva ai suoi occhi. Il tour era iniziato dall'Empire State Building. Visitatori provenienti da tutto il mondo affollavano il ponte di osservazione da cui si poteva vedere tutta la città. Lani si faceva largo tra la folla per acciuffare il posto migliore, così che potesse vedere la Grande Mela. Raggiunto il luogo prescelto iniziò a scattare decine e decine di fotografie alla città dei suoi sogni, per non perderne neanche un pezzetto.

- Ma... ma qui è dove è stato girato King Kong! - esclamò ammirando la cima dell'edificio.

- Eh già! Uno dei tanti film che sono stati ambientati in questa città! - mormorò lo zio portandosi una mano alla nuca.

Appena usciti dall'edificio, zio Max accompagnò la nipote in un locale non molto distante, dove lavorava un suo vecchio conoscente. Entrati dalla porta girevole percorsero un lungo corridoio buio che portava a un giardinetto interno pieno di tavolini e sedie su cui accomodarsi.

Lani avvistò un tavolo all'angolo del cortile, vicino a vasi con fiorellini lilla e azzurri e, dopo averlo indicato, zio Max e la ragazza ci si andarono a sedere. Non molto dopo arrivò un cameriere: era un ragazzetto sui vent'anni, dalla pelle olivastra e dagli occhi scuri. Portava dei pantaloni neri e una camicia bianca trasparente, che lasciava intravedere la maglietta che portava sotto. Con tono gentile e socievole chiese le ordinazioni. Mentre Max parlava con il cameriere, Lani era rimasta colpita da un rumore: due voci che sembrava provenissero dal cespuglio dietro le sue spalle. Si girò varie volte per controllare tra le foglie, ma non riuscì mai a scorgerci nulla. La cosa ancora più pazzesca è che quelle voci le sembravano familiari.

"Ma che cosa mi sta capitando? E' già la seconda volta che sento delle voci! Forse sono i gas di scarico che mi danno alla testa..." pensò tra sé e sé.

Poco dopo il cameriere ritornò consegnando alla ragazza un bicchierone di un azzurro tenue straboccante di granita alla mora e frutti di bosco e un caffè lungo per lo zio, che era stanco dall'interminabile fila per l'Empire State Building.

- Ne vorrei un po' anch'io di quella granita... qua dentro fa un caldo infernale! - sussurrò una voce.

- Shhh! Prima per poco non ci scopriva! - inveì bisbigliando una seconda voce contro la prima.

Behind the Rainbow - Riflessi paralleliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora