7. Mi dispiace

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Non ho bisogno di vederlo per sapere che sarebbe venuto. In fondo l'ho detto io stesso, John non è cambiato, dunque era ovvio che si sarebbe presentato al nostro appuntamento.

Siede ad un tavolino vicino alla finestra, all'interno del The Regent's, un piccolo bar all'interno del The Regent's Park, una macchia verde che si ritaglia tra le villette a schiera poco lontana da Baker Street così da invogliare John ad andarci attirato dalla poca distanza.

Controlla il cellulare. Sta guardando l'ora. Si accorge che mancano ancora cinque minuti al momento dell'appuntamento e si convince che arriverò.

E così faccio.

Mi infilo tra i tavolini di legno ammassati cercando di non urtare i consumatori che stanno bevendo i loro caffè leggendo il giornale o scrivendo al computer.

John mi nota e il suo sguardo si fa curioso.

Vuole delle risposte e proverò a dargliele anche se temo che la reazione che vivrà la sua mente non sarà positiva.

-Sei venuto. - mi fingo sorpreso e lui sembra credere al mio tono e risponde con un cenno di assenso.

-Non mi hai lasciato scelta. -

E' più calmo di questa mattina. Forse sta cominciando a convincersi che non sono solo uno psicopatico.

Quando mi siedo lui fa un cenno ad una cameriera.

-Tu prendi niente? - è tornato a darmi del tu. Forse intuisce che un tempo ci conoscevamo davvero e che non mi stavo prendendo gioco di lui.

Ma non sa fino a dove possa spingersi.

Annuisco e mi trovo a ripensare al nostro primo incontro, quando è stato lui a costringermi a seguirlo in un bar. Ora i ruoli si sono invertiti.

Tocca a me riportarlo nel mondo reale.

La ragazza prende le nostre ordinazioni scrivendo su un taccuino e sparisce dietro al bancone.

John ha preso un cappuccino.

-Bene. - borbotta lui dopo un attimo di silenzio. Picchietta con la mano sul tavolo e si guarda intorno cercando di non guardare me.

-Quello che sto per dirti ti potrà sembrare assurdo e avrai tutto il diritto di non credermi. Ma io ti garantisco che sarà solo la più pura verità ad uscire dalla mia bocca. - sembra sollevato dal fatto che io sia entrato subito nell'argomento di interesse e non trova cosa dire. Annuisce e basta.

Qualsiasi commento sarebbe sembrato fuori luogo.

Tentenno un istante. Come posso riversare su una persona un'intero anno della sua vita, un anno che la sua mente ha rimosso perché troppo doloroso?

Non significherebbe fargli del male?

Gliel'hai già fatto.

Si, giusto.

Okay.

Sono inchiodato dal suo sguardo limpido, uno sguardo indagatore e ho paura delle parole che potrei scegliere.

Ho paura di essere freddo e distaccato. Ho paura di essere me.

***

Cerco di convincermi che venire qui sia stata la mossa giusta. E' una situazione assurda, ma forse è proprio questo ad attirarmi.

Il mistero.

Gli interrogativi ai quali non so dare delle risposte.

Il ragazzo davanti a me però sembra indeciso. Mi osserva di sottecchi. Poi distoglie lo sguardo. Lo punta al bancone fingendo di aspettare il suo caffè.

Remember | BBC Sherlock Fanfic #2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora