29. Diventare l'Alfa

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Gli ultimi due giorni sono stati come un incubo in cui mi era preclusa ogni possibilità di scelta; gli eventi si sono susseguiti senza che io potessi direzionarli, ma ora che mi sono svegliato sono ben deciso ad agire. A muovere e mettere in scacco Charles Magnussen.

L'incontro con la Signora Hudson è stato inaspettato quanto gradito; una boccata d'aria fresca, non solo all'aperto, ma nella mia vita fuori di qui. Loro ci sono ancora e stanno lottando con me.

Purtroppo l'incontro è stato breve e confuso, ma ho cercato di riferire nel modo più chiaro tutto ciò che sto apprendendo nel mondo sotterraneo. Sono sempre più convinto che il Re è come un capobranco e per prenderne il posto bisogna sfidarlo.

Ridisceso nell'oscurità dopo aver abbandonato la luce attendo che torni la notte e che il Mercato riprenda a vivere coi suoi rumori e i suoi odori. Tra la folla cenciosa cerco Reina e in breve tempo riconosco il suo corpo flessuoso.

- Come è stato eletto il Re? – le domando sottovoce allontanandola dalla Piazza. Reina non sembra stupirsi di questo incontro e mi guarda di sottecchi sedendosi in una macchia di luce che filtra da un tombino in uno dei canali sotterranei. Mi accovaccio accanto a lei.

Con i suoi occhi scintillanti e indagatori sta cercando di capire da cosa possa essere mossa la mia curiosità. Temo anche che mostrandomi troppo ignaro sulle leggi della Londra di Sotto lei possa capire la mia vera identità. Posso solo sperare che il mio ascendente su di lei sia abbastanza forte da essere una valida ragione per spingerla a parlare.

Dopo avermi rivolto un'occhiata che potrebbe essere riservata ad un bambino ignaro di come va il mondo, scuote le spalle e risponde in tono di noncuranza, come se fosse ovvio:

- Ha sconfitto il Re precedente. –

Queste parole non possono che confermare le mie teorie. Sento i meccanismi del mio cervello muoversi, incastrarsi. Ogni tassello sta andando al suo posto. Quando sono approdato in questi luoghi ho erroneamente dato per scontato che il Regno fosse nato con il Re, in realtà è molto più antico e il potere è passato di mano in mano fino ad oggi. Mi sono sempre chiesto quando possa essere nato il popolo degli Esclusi e forse la risposta è più semplice del previsto: non vi è stata una nascita, è sempre esistito, come l'ombra del Mondo esterno. Come il fuoco irradia calore così gli Esclusi si sono generati dagli uomini che vivono alla luce del sole.

Lo stupore sul mio viso non passa inosservato agli occhi scintillanti e ammalianti della donna, che avvicina carponi al mio fianco e mi sussurra:

- Ma dove sei vissuto tutto questo tempo? –

Evito la sua domanda ponendogliene un'altra, rischiando di espormi così ancor di più:

- Chiunque può sfidare il re in carica? –

Lei ride alla mia domanda e continua con questo gioco: - Che cosa stai tramando? –

A questo punto la mia presenza qui è in pericolo. Basterebbe una sua parola per segnarmi come traditore e la mia vita finirebbe tra queste mura senza aver rivisto un'ultima volta la luce del sole.

Senza aver rivisto John.

Ma per qualche ragione a me sconosciuta decide di non consegnarmi.

Sapendo che da me non otterrà risposta preferisce, invece, accontentarmi:

- Secondo le nostre leggi sì, chiunque è in potenza un possibile attentatore, ma coloro che appartengono ad una classe sociale molto bassa e accennano a voler prendere il suo posto vengono messi a tacere dalle guardie perché in realtà non godono del privilegio di misurarsi con il Re. È una legge non scritta, ma tutti ne sono a conoscenza e quindi tutti stanno al loro posto.

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