14° Capitolo

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Pov Frank:

Mi svegliai comodamente nel mio letto a baldacchino, mi sembrava di essere ritornati nel 1500, mi vestii con dei pantaloni marroni, una camicia bianca con il merletto, un gilet nero, una fiacca marrone e un capello di un marrone più scuro che faceva coppia con le scarpe in cuoio.
Mi recai in cucina, la sala era grandissima, i muri erano colorati d'oro, il soffitto aveva un dipinto del grande Michelangelo Buonarroti, un camino sul fondo della sala e un tavolo grandissimo, in legno di quercia, una lastra di vetro ricopriva il piano del tavolo e lungo le gambe erano ritagliati dei segni runici, le sedie erano anch'esse in legno di quercia con ritagliati dei segni che davano quel che di rustico. Arrivarono Roxenne e mio padre, si sedettero e cominciammo a mangiare.

«Figliolo, come va la tua permanenza qua?»

«Permanenza? Io devo tornare a casa mia padre, devo finire la scuola.»

«Non ce n'è bisogno, potrai studiare qui, Roxenne è un'ottima insegnante.»

«Ma padre, i miei amici? Sono tutti li, io qui non ho nessuno, sono solo.»

«Ma tu hai noi, non hai bisogno di loro.»

«Veramente...»

«Zitto, non voglio sentire un'altra parola su di loro. Non ne hai bisogno, ci siamo io e Roxenne.»

«Come vuoi...»

«Ah, credo che dovresti iniziare a chiamare Roxenne, madre.»

«COSA? PADRE, MA SIETE IMPAZZITO.»

«Non ti permettere di alzare la voce così nei miei confronti.»

«Non chiamerò mai Roxenne, madre. Lei non è mia madre.»

Detto questo, mi alzai da tavola e andai in camera mia. Volevo andarmene, non stavo bene li, sentivo che qualcosa o qualcuno mi mancava, ma non riuscivo a capire chi.

{Questa casa è grande, bella, ma anche noiosa. Non c'è musica, non ci sono telefoni, non ci sono televisori, non ci sono computer, cosa può fare un ragazzo in una casa così?} pensai.

«Potresti andare in giardino e giocare a cricket o metterti un capello di paglia, metterti sull'amaca e leggere un libro. Hai detto prima che ti manca la scuola, quale pretesto migliore per poter leggere qualcosa?»

«Grazie Roxenne, penso che andrò a leggere un libro e scusa per prima, non intendevo offenderti, tu mi tratti come un figlio e io apprezzo molto questo, ma non riesco, almeno per il momento a chiamarti madre.»

«Guarda che è tutto a posto Frank, non c'è nulla di cui scusarsi, a me basta sapere che ci vogliamo bene a vicenda, non è importante come mi chiami.»

«Grazie di avermi capito, se anche mio padre ragionasse come te.»

«Ma si che lo farà, ci parlerò io. Ora vai a leggerti un libro, c'è una vasta libreria nel palazzo, vai pure a vedere.»

«Ti ringrazio.»

Mi recai alla libreria, era un posto magnifico, c'erano tutti i libri del mondo, non esistevano muri, c'erano solo scaffali riempiti fino a scoppiare di libri.
Iniziai a vedere se c'era qualche libro che potesse interessarmi e ne vidi uno, con una copertina un pò particolare, lo presi in mano e la testa iniziò a pulsare. Ebbi una visione nella quale ricordai della carta da regalo che strappai dove dentro era contenuto lo stesso libro con la stessa copertina, l'unica differenza era che quello nella visione era un diario.
Scelsi di prendere questo, mi misi un cappello di paglia e mi recai in giardino.
Camminando, inizai a leggere quel libro ed erano scritte poche pagine, sembrava la mia scrittura così supposi che era un regalo fattomi da mio padre e da Roxenne.
Iniziai a leggere, scrivevo che ero da solo, che mi mancava una certa Kristen, ma, a quanto io potessi ricordare, non conoscevo nessuna Kristen.
Arrivai davanti la soglia della porta che mi permetteva di andare in giardino, mi ricordai di aver lasciato la penna da qualche parte nella sala grande, così mi girai un attimo indietro.

«Frank, ma come cazzo ti sei vestito?»

Book's author:
Salve ragazzi, se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina.
Piano piano Frank sembra che stia iniziando a ricordare qualcosa. Chi sarà la visita inaspettata? Frank riuscirà a ricordare ogni cosa? Fatemi sapere un vostro parere con un commento. Mary ora tocca a te.

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