Appena sceso da cavallo, Gashir aveva alzato lo sguardo, osservando il riverbero luminoso di Hagesh sulla cupola di cristallo trasparente, una luce talmente forte da risultare quasi accecante. Il ragazzo afferrò le briglie del purosangue color oro, avanzando sul lastricato bollente, nonostante l'ora non troppo tarda.
Le folle di popolani avanzavano a frotte verso la piazza, nella speranza di riuscire ad avere un posto in prima fila per l'esecuzione del grandioso rito, lanciando qualche occhiata timorosa al suo cavallo e alla sua spada ricurva, bene in vista alla cintura.
Sapevano bene chi era, il suo abbigliamento era un segno di riconoscimento abbastanza eloquente per chiunque abitasse ad Haara, e non c'era bisogno di inimicarsi proprio il Khadir.
Ad ogni modo, Gashir non pensava ad altro che a Faerneys, la sposa che andava a prendere dopo anni di isolamento.
Si chiedeva incessantemente se fosse felice, se lo attendesse alla finestra, o nel buio della sua camera, se bramasse la sua presenza e desiderasse abbandonarsi per sempre fra le sue braccia. Sperava quasi che avesse dimenticato il suo passato, il regno ribelle dal quale proveniva, voleva che si sentisse una vera Kodjiana come lui, fedele solo ad Haghesh e non alla miriade di dei pagani venerati dalle genti del Nord, povera gente dal cuore di ghiaccio che vedeva un dio diverso in ogni cosa.
Gashir immaginava già il suo roseo futuro, il suo insediamento come Khadir di Haara, la grande festa che avrebbe dato, lui e Faerneys, meravigliosa nel tashkar di seta, sorridenti verso il popolo acclamante.
Il primogenito sulle ginocchia, i figli che sua moglie gli avrebbe dato, tutto sembrava così vicino da poterlo sfiorare con un dito.
Anzi, bastava varcare una semplice soglia, il portone di ebano del Palazzo del Loto.
L'imponente edificio madreperlaceo si stagliava al lato nord della città, in linea d'aria con il Sacro Tempio, protetto dalle mura in pietra bianca spesse quasi tre metri.
Le cupole di cristallo trasparente scintillavano come pietre preziose, tutto l'edificio era immerso in un candore particolare, indescrivibile.
Tutti i mercanti che spesso aveva incontrato con suo padre asserivano che probabilmente il Palazzo del Loto di Haara era di gran lunga il più bello di tutto il Sud, il più grande, il più sfarzoso.
Molte figlie delle Città Libere attraversavano la Distesa Blu per potervi accedere, e pagavano il loro ingresso con oro sonante. Il ragazzo aveva bussato forte, attendendo con le briglie in mano, immerso nei suoi pensieri.
Suo padre e sua madre, uscita occasionalmente da casa, avrebbero accompagnato personalmente Dashmira, sua sorella, al Palazzo del Loto, in cui avrebbe vissuto per un anno intero prima del suo matrimonio.Gashir non amava affatto l'uomo che il Khadir aveva scelto per la sua unica figlia, riteneva Akhdir Khalt arrogante e vanesio. Faceva parte esattamente della nuova classe sociale emergente, i cosiddetti Arricchiti, coloro che avevano guadagnato soldi e potere frodando e ingannando i poveri cittadini, rimpinguando le proprie casse con oro macchiato di sangue.
Usuraio era l'unico aggettivo adatto per descrivere quell'uomo magro, dal naso affilato come il becco di un'aquila, con gli occhi liquidi e viscidi, la parte destra del corpo quasi totalmente bruciata a causa della khashji, che lo aveva afflitto durante l'epidemia e dal quale era uscito miracolosamente illeso, se non per il viso sfigurato e il bastone di legno, per aiutarsi a trascinare pesantemente la gamba morta.
Nobile mercante era invece la definizione che aveva dato suo padre, elogiando la sua posizione privilegiata nel consiglio della Lega della Stella a Sette Punte, della sua enorme influenza sulla sua città di provenienza, Jemsush, i suoi fiorenti rapporti commerciali con l'Est e i suoi immensi campi di grano, capaci di fronteggiare tranquillamente dieci anni di carestia.
A Gashir venivano i brividi a saperlo accanto a sua sorella, la dolce e innocente Dashmira, che giocava ancora con le bambole e recitava a memoria i vecchi poemi.
Dashmira, che aveva solo tredici anni e non aveva mai visto il mondo al di fuori della sua stanza.
Per un momento, ebbe quasi vergogna di avere un simile padre.
Improvvisamente, il portone di legno si aprì di una spanna, e una figura velata di rosso si affacciò timidamente, una mano stretta attorno alla grossa chiave d'ottone che aveva usato per aprire.
Gashir si avvicinò alla donna, chinando rispettosamente il capo.
《Hagesh Ijia》sussurrò. La Sacerdotessa rispose con un piccolo cenno, spalancando il portone per lasciarlo entrare.
Con il cavallo al seguito, il giovane entrò nel Palazzo del Loto, totalmente immerso nel silenzio e nella pace.
I portici in marmo bianco circondavano il giardino in fiore, pieno di alberi di magnolia, roseti e orchidee, che specchiavano i loro candidi petali sul bordo in uno stagno cristallino, quasi totalmente coperto da ninfee rosa.
Il profumo dei fiori era forte, penetrante, quasi fastidioso per Gashir, che trattenne una smorfia mentre salivano la scalinata che conduceva ai piani superiori.
La Sacerdotessa indossava una lunga tunica rossa, che ondeggiava come un velo d'acqua sulle scale, e teneva rispettosamente gli occhi bassi, gesticolando appena per fargli segno di girare.
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Le Cronache Dei Quattro Regni- Il Sud Infuocato
Fantasía⚜ Primo libro ⚜ Cronache dei Quattro Regni Il Continente, distesa inimmaginabile di terra, è diviso da sempre. Il Sud Infuocato e il Gelido Nord si combattono e si odiano dalla notte dei tempi. Ognuno vive la propria vita separatamente, c...