Capitolo 18 - La Fine...

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"Edward, fermati!" singhiozzò Marley, spaventata.
Selena giaceva a terra, con un profondo foro di proiettile nella spalla destra. Intorno ad essa, si stava formando una pozza di sangue.
"State tutti fermi! Non muovete un muscolo o vi sparo!" gridò lui minacciosamente, mentre puntava la pistola da una persona all'altra.
Tutti indietreggiarono, terrorizzati, appoggiandosi agli armadi di legno retrostanti.
"Edward, siamo tuoi amici! Perché lo hai fatto?!" chiese Will, furioso con quello che si era rivelato essere l'assassino dei suoi amici, e probabilmente anche di suo fratello.
"Erano tuoi amici... e, come se non bastasse, hai ucciso anche il fratello minore del tuo migliore amico!" esclamò Marley.
"Migliori amici, Marley? Secondo te uno stronzo che ti considera uno psicopatico ad occhi chiusi, anche dopo anni e anni di amicizia, è da considerare amico?! Lo stesso per gli altri, nessuna empatia per me, diamo ragione al povero Will, a nessuno importa di Edward, lo 'psicopatico' emarginato dall'intero liceo!" sbottò Edward, mentre puntava follemente la pistola contro Will.
"Ma tu HAI ucciso mio fratello!" esclamò Will a denti stretti.
Edward fece lentamente cenno di no con la testa, ciondolandola a destra e a sinistra: "Ti sbagli di grosso, Will. Non sono stato io a uccidere tuo fratello. Ma forse è meglio che vi spieghi tutto per bene, prima di uccidervi! Magari penserete che sia il classico cliché in cui l'assassino si rivela e racconta alle vittime il suo lunghissimo piano, finché James Bond o chi per lui non piomba nella stanza e lo sconfigge poco prima che riesca ad uccidere i malcapitati di turno, ma questa è la realtà. Non c'è nessun James Bond, nè tantomeno la polizia... non l'ho mai chiamata!"
Will sospirò: "E va bene... sentiamo la tua versione dei fatti."
Leo, senza abbassare la guardia, cominciò: "Ero appena stato chiuso fuori di casa da quello stronzetto di tuo fratello, decisi di andarmene e così mi incamminai verso il cancello finchè, tra i cespugli del giardinetto anteriore, non notai una figura incappucciata con l'inconfondibile maschera bianca che le copriva il volto. Credevo di stare avendo un incubo, ero terrorizzato. Non sapevo cosa fare, avrei potuto gridare per poi correre verso la porta posteriore e avvertire Randy, o almeno provarci. Ma invece mi avvicinai a Ghostface lentamente, come se fossi dinnanzi a una bestia selvaggia, e gli dissi 'Fai pure, uccidi quel bastardo'. E questo non solo perché ci tenevo alla mia vita, ma anche perché un po' mi sentivo sadico. Volevo che Randy soffrisse, e così l'assassino mi ha lasciato andare."
Will lo interruppe, confuso: "E questo che c'entra? Perché hai deciso di indossare la sua maschera?!"
Edward, furioso, gli puntò la pistola contro prima di continuare con il discorso: "Fammi finire! Nelle settimane che seguirono la morte di Randy, non nascondo di essermi sentito un mostro: vedevo il mio migliore amico affranto e pallido, che addirittura aveva paura di me. Ero dispiaciuto per te, Will... ma allo stesso tempo ero contento per la morte di Randy! Va bene, era una spina nel fianco e lo odiavo, ma cominciavo a pensare di avere qualcosa che non andava: giorno dopo giorno mi accomunavo sempre di più a Billy, a Stu, a Jill; temevo che una mattina mi sarei svegliato e avrei perso il controllo, compiendo una strage in preda alla mia sadica follia. Pensai di mettere fine alla mia malata esistenza e così, durante una afosa giornata di agosto, mi recai alla riva del lago Wren: volevo annegarmi, il pensiero di te depresso per la morte di Randy e la mia convinzione che io fossi un pazzo psicopatico mi stavano divorando. È proprio ai margini di quel lago, poco prima che mi sarei buttato, che lui mi raggiunse."
"Lui chi?" domandò Marley.
"La persona che mi ha fatto aprire gli occhi, che mi ha fatto capire che Will era il mostro, non io!" esclamò, lasciandosi scappare qualche lacrima.
"Non avevi alcune prove che io fossi il colpevole, ma non ti importava! Mi hai emarginato, descrivendomi a chiunque come uno psicopatico. A quanto pare, i ricordi dei bei tempi passati insieme sono volati via dalla tua testa in un soffio. Ormai anche mia madre faceva fatica a guardarmi in faccia, e così proprio quel lui era rimasto il mio unico amico a Woodsboro, l'unico che mi capiva. Dopo avermi aiutato a riflettere, mi ha parlato di una vendetta nei tuoi confronti, una vendetta che avrebbe portato vantaggio ad entrambi. Guarda caso, fortunatamente, Leo ha intelligentemente organizzato un party proprio nel giorno dell'anniversario! Insomma, sarebbe stata la strage perfetta, pensai, e così ho deciso di mettere in atto questo 'bagno di sangue'!" proseguì Edward.
"Non hai risposto alla mia domanda. Di chi stai parlando? Avanti, voglio conoscere il nome del tuo complice prima di morire." chiese nuovamente Marley, impaziente.
"E va bene, tranquilla! Ecco a voi la persona che mi ha salvato, che considero mia unica vera amica e che mi ha aiutato ad organizzare tutto questo..." introdusse Edward.
Detto ciò, un uomo si affacciò sull'entrata, barcollando e zoppicando. Era adulto, probabilmente sulla quarantina. Indossava un paio di occhiali, aveva i capelli corti e castani, ma il particolare che saltava più all'occhio era il suo volto, terribilmente sfigurato e ustionato. Inoltre, la gamba destra era sanguinante e fasciata da una benda tinta di rosso.
"Ecco a voi, signore e signori, il solo ed unico..." disse Will eccitato, mentre l'uomo mimava un rullo di tamburi "... Stuart Macher, anche se molti di voi lo conosceranno meglio come Stu, vero Marley?" concluse il ragazzo.
Tutti, nella stanza, rimasero zittiti dalla rivelazione del complice di Edward. Stu Macher, il leggendario complice di Billy Loomis, creduto morto da tutti per vent'anni, era davanti a loro.
"T...tu non puoi essere vivo! Sidney Prescott ti ha gettato un televisore addosso a casa tua, durante il party!" esclamò Marley.
Stu fece una sarcastica espressione rattristata, inarcando le labbra: "Mi dispiace deludervi ma... sono sempre stato vivo. Effettivamente sono sopravvissuto per miracolo, quella notte. Mi sono risvegliato in un gelido lettino ospedaliero dove i medici mi avevano lasciato a morire, ormai certi della mia dipartita. Sentivo un dolore irrefrenabile, il mio volto era ardente, e quello stronzo di Billy aveva esagerato con le coltellate... ma ho comunque trovato la forza di alzarmi e girovagare nel reparto. Nessuno si è accorto di me, mentre sgattaiolavo in obitorio per prendere in prestito un cadavere. Era il corpo di un ragazzo della mia età, più o meno, morto per strangolamento. Mi sono sbarazzato delle cartelle cliniche, ho ricopiato sul suo corpo le ferite che portavo sul torace e ho sfigurato il suo bel faccino. L'ho messo al mio posto e me ne sono andato, semplice! Per vent'anni ho vissuto nell'oblio, spostandomi continuamente da uno stato all'altro. Non avevo più una casa, una famiglia, nemmeno un'identità. L'unica cosa che mi importava davvero era vendicarmi di Sidney Prescott! È stata lei a rendermi così, a uccidere il mio migliore amico e a farla franca per altri tre massacri! E così, due anni fa, sono tornato a Woodsboro, speranzoso di trovarla ed ucciderla una volta per tutte ma... era scomparsa. Certo, dovevo immaginare che non sarebbe stato così facile rintracciarla. Ma non volevo andarmene dalla città a mani vuote, giammai. Sono venuto a sapere di te, Will..." Stu si girò di scatto verso il ragazzo "... e di tuo fratello Randy, ovviamente. Sidney aveva due cuginetti, che sarebbero stati la mia esca per riportarla a Woodsboro."
"Aspetta... stai dicendo che io e Randy non siamo stati altro che pedine del tuo gioco?" balbettò Will, sconvolto.
Stu si fece scappare una folle e rumorosa risata: "Poverino, credevi di essere la nuova star, vero? Credete tutti che questo sia un nuovo capitolo a parte della storia dei 'massacri della famiglia Prescott'? Vi sbagliate tutti di grosso, se pensate che questo sia il finale: questo è solo l'inizio."
"Non so voi, ma io non ci sto capendo più niente..." disse Marley, rivolta a Will e Leo. Edward le puntò nuovamente la pistola, indicandole di fare silenzio.
"Ecco come andranno le cose... io e Stu vi uccideremo uno ad uno, poi lui se ne andrà, io chiamerò la polizia e troverò un modo per ricondurre tutti i sospetti a Will. Nelle settimane a venire, Sidney tornerà qui in città per il funerale del cugino..." spiegò Edward.
"E a quel punto inizierà il vero massacro! Ucciderò Sidney una volta per tutte, proprio a Woodsboro, dove tutto è cominciato!" concluse Stu.
"Aspettate, perché non avete ucciso mia cugina quando è ritornata in città per il funerale di Randy?" chiese Will.
"Bella domanda, amico. Diciamo che sarebbe dovuta andare così, ma Sidney ha lasciato Woodsboro appena il funerale è terminato. Avrei dovuto prendere qualche precauzione, avrei dovuto ucciderla il prima possibile, ma ho fatto un errore da dilettante. Insomma, ho deciso di ricontattare la persona che non mi aveva dato problemi quella sera, e con essa ho riprogrammato tutto per un secondo tentativo. E questa volta è stato tutto molto più teatrale, non credete? Ora Edward avrà la sua vendetta, e io avrò la mia." rispose Stu.
"Ora che ho finito di spiegarvi tutto, vediamo di farla finita. Edward, dammi la pistola." ordinò al suo complice, che gli porse l'arma.
Stu iniziò a giocherellare con essa mentre osservava le sue prede, tutte rannicchiate contro alla fila di armadi, come se non sapesse da chi iniziare.
"Bene bene bene... ovviamente inizierei da te, Will, ma che divertimento ci sarebbe? Direi che la prima persona che si beccherà un proiettile in fronte è... Edward!" esclamò, puntando di scatto la pistola contro al ragazzo e premendo il grilletto.
Edward non ebbe nemmeno il tempo di contemplare ciò che il suo complice aveva appena detto: giaceva già a terra, accanto a Selena, mentre fiotti di sangue sgorgavano da un foro sulla fronte. Gli altri tre ragazzi gridarono, terrorizzati.
"Scusami tanto Eddie. Sei stato un bravo assistente, certo, ma hai mandato tutto a puttane e hai rovinato il mio piano! Non mi servi più, e di conseguenza anche Marley è solo carne da macello, ormai!" esclamò Stu.
"C-che cosa vuoi dire?!" singhiozzò la ragazza.
"Non ti sei chiesta perché non ti ho ucciso prima, quando eri stesa davanti a me in giardino? Ci serviva una testimone ingenua, carina e stupida. Voglio dire, Edward sarebbe subito diventato un sospettato, se fosse stato l'unico sopravvissuto. Prima avevamo bisogno di te, ma ora che Edward è morto e non c'è più nessun piano, non servi più a niente." disse, prima di premere il grilletto una seconda volta.
Anche Marley cadde a terra, esanime. Un proiettile le aveva appena trapassato la nuca.
"Marley, no!" gridò Will, disperato. Mentre le lacrime gli scendevano dal viso, prese il corpo della ragazza tra le braccia, speranzoso che si sarebbe risvegliata da un momento all'altro. Le diede un bacio sulla guancia, mentre affondava la mano tra i suoi lunghi e folti capelli castani. Continuava a premere le sue labbra sulla sua guancia, ma lei non rispose. Era morta.
"Ottimo, vediamo chi rimane... il cugino frignone e il suo migliore amico." disse Stu.
"Stu, non puoi uccidermi..." lo supplicò Leo.
"Tu chiudi la bocca, oppure non ti ucciderò... ti farò di peggio." sussurrò crudelmente l'uomo.
Quest'ultimo puntò la pistola contro a Will e posizionò il dito sul grilletto, pronto a premerlo nuovamente.
"Finalmente avrò quello per cui ho faticato tanto... tranquillo Will, per te sarà veloce, ma per me sarà una goduria imm..." esclamò Stu, senza però terminare la frase. Fu improvvisamente colto da un fortissimo dolore che gli percorreva la gamba destra, quella che già si era fratturato cadendo dalla finestra qualche ora prima.
Si lasciò sfuggire la pistola di mano, che finì a terra. Guardò in basso, e vide Selena, accasciata a terra, che stringeva in mano un grosso coccio di vetro, che peraltro aveva appena affondato nella sua gamba. La ragazza, dopo aver fatto abbastanza pressione, tirò il coccio verso il basso con un colpo secco, aprendo un'enorme ferita sulla gamba di Stu.
"Pensi davvero che basti un colpo alla spalla per uccidermi? Ora capisco perchè no hai mai concluso niente!" esclamò lei mentre, con il braccio ricoperto di sangue fresco, rilasciava la presa dal pezzo di vetro, ormai profondamente conficcato nella gamba di Stu.
Quest'ultimo cadde a terra in preda al dolore, mentre le sue grida echeggiavano nella stanza. Velocemente Will raccolse la pistola da terra, si alzò in piedi e puntò l'arma contro a Stu.
"Ti è di nuovo andata male... ma questa volta non ritornerai dal mondo dei morti, bastardo!" esclamò il ragazzo, prima di premere molteplici volte il grilletto. Una raffica di proiettili si scagliò addosso a Stu, che in pochi attimi perse definitivamente i sensi.
Will lasciò cadere l'arma prima di gettarsi anch'egli a terra, esausto.
Selena si portò la mano sulla spalla, facendo pressione sulla ferita. Guardandosi intorno, notò il corpo di Marley steso a terra. Facendo un sussulto, si chinò frettolosamente verso la sua povera amica, sperando di poter fare qualcosa.
"Mi dispiace Sel, è morta..." la precedette Leo, desolato.
Selena scoppiò in lacrime, e il cugino la raggiunse per stringerla in un abbraccio.
"Tranquilla... è tutto finito..." le sussurrò nell'orecchio.
"Leo ha ragione... presto, prendiamo le chiavi dell'auto di Selena e raggiungiamo la città." disse Will.
Selena annuì e si alzò in piedi mentre, con la manica della felpa, si asciugava le lacrime.
"Vi voglio bene, ragazzi. Sono contento che almeno voi ce l'abbiate fatta... mi dispiace per chi stanotte ha perso la vita per colpa mia, Stu voleva solo me." si scusò Will.
"Non devi scusarti, amico. Non è colpa di nessuno di noi, quello che ora importa è lasciare questa casa il prima possibile" lo tranquillizzò Leo, porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi. Una volta per tutte, i tre ragazzi lasciarono la stanza. Era tutto finito.

Forse.

Scream - Bagno di SangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora