Capitolo 13 - La trappola

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Marley e Maxwell si misero a correre, intenti a raggiungere l'abitazione il prima possibile.
Erano ormai vicini alla piscina, quando Marley si fermò, chinandosi a terra ansimante e sudata: "Aspetta... non credo di sentirmi bene... tutto quel fumo..."
Maxwell le strattonò un braccio: "Marley, non è il momento! Ghostface potrebbe essere vicino, potrebbe spuntarci davanti da un momento all'altro, appena arriveremo a casa potrai riposarti" disse lui.
"Ok, posso farcela..." rispose lei. Stava per rialzarsi quando il suo cellulare squillò.
Gli occhi di Maxwell, per qualche secondo, si riempirono di speranza: poteva essere il killer, come poteva essere qualcuno che aveva sbagliato numero, o magari qualcuno aveva visto l'incendio e aveva avvertito la polizia.
"Guarda chi è, veloce!" esclamò lui.
Marley estrasse il cellulare dalla tasca dei suoi jeans, speranzosa, ma appena vide il mittente la sua espressione tornò cupa e disperata: "È il killer..."
"Non rispondere, non abbiamo tempo per i suoi giochetti, ora dobbiamo solo correre." disse Maxwell.
Marley, però, non lo ascoltò e avviò la telefonata, che si rivelò essere una videochiamata.
"È una videochiamata ma... oh mio Dio, ci sta riprendendo." disse Marley.
Entrambi si guardarono negli occhi l'un l'altra, prima di guardarsi intorno.
Dopo qualche minuto, Marley capì da quale angolazione l'assassino li stava riprendendo.
"Maxwell, credo sia lì, dietro a quella siepe." disse, puntando il dito verso una siepe a pochi metri da loro.
Il ragazzo indietreggiò lentamente di qualche passo, prima che l'amica lo fermò.
"Dammi la pistola, Maxwell. Finirò questa storia una volta per tutte, se lo merita." esclamò Marley, a denti stretti.
Maxwell esitò per qualche secondo, prima di porgerle l'arma: "Marley... stai attenta, ti prego.", le disse.
La ragazza, con l'arma ben salda in mano, si avvicinò lentamente alla siepe. Quest'ultima era alta poco meno di lei, e ciò non le consentiva di vedere cosa c'era oltre. Quando era ormai a un metro da essa, puntò la pistola.
La siepe si mosse leggermente, Marley deglutì lentamente: "È finita, brutto bastardo." sussurrò, prima di premere il grilletto.
Si aspettava che il proiettile uscisse dall'arma attraversando il fitto fogliame, ma quello che seguì fu semplicemente un ticchettio: a quanto pareva, la pistola era scarica.
Nessuno ebbe il tempo di dire nulla, che Ghostface balzò fuori dalla siepe, proprio davanti alla ragazza. Marley, per lo spavento, si gettò a terra: "Maxwell, scappa!" esclamò.
L'amico, senza esitare, la ascoltò sparendo frettolosamente tra gli alberi dietro di sé.
Marley, ancora stesa a terra, cercò di indietreggiare strisciando, ma in poco tempo si rese conto di essere spacciata: Ghostface era in piedi proprio davanti a lei che, come se non bastasse, era rimasta sola. Le lacrime scendevano lentamente dal suo viso, ma lei strinse comunque i denti: "Che cosa stai aspettando, brutto psicopatico?" esclamò.
L'assassino estrasse lentamente il coltello che celava dietro la schiena mentre la osservava, attraverso quella terrificante maschera bianca.

Scream - Bagno di SangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora