Il bacio ebbe il potere di trasportarli in una nuova dimensione, dove esistevano solo loro due. Non c'era più Roma, né Boville; non c'erano imperatori morti e una città da ricostruire. C'era solo un flusso di forza centrifuga che li avvolse, stringendoli uno contro l'altra, come se non potessero farne a meno. Cecilio non si era mai sentito così. Il sesso era stato sempre importante, per lui, ma non aveva mai desiderato nessuna come ora desiderava Cornelia: le sue mani bruciavano dal desiderio di toccarla, dal bisogno di farla sua. Cornelia, dal canto suo, sentiva su di sé che le sensazioni cantate dai veri poeti che il suo precettore le aveva sempre letto, suscitando in lei risatine di compatimento, erano vere: si poteva davvero desiderare qualcuno e al tempo stesso odiarlo, volerlo tenere lontano da sé, desiderare di non averlo mai incontrato prima. Perché nonostante Cornelia si sforzasse di vivere con i piedi per terra, sperando solo che suo padre scegliesse un marito sopportabile, si sentiva irrimediabilmente attratta da Cecilio. Aveva cercato con tutte le forze di tenerlo lontano da sé, ma invano.
Cecilio era davvero vicino al momento di non ritorno, quando il viso di Giulia balenò nella sua testa. Giulia che credeva di amare. Giulia che credeva gli potesse bastare, quando era evidente che non poteva essere così. Ma si era impegnato, con lei. Aveva promesso che l'avrebbe sposata. E la parola d'onore di un centurione Romano è sacra. Quindi, sentendo dentro di sé un dolore fisico, si staccò da lei. Cornelia riaprì gli occhi, dapprima stupita e poi addolorata da quel distacco. «Non posso» sussurrò Cecilio, non riuscendo a sopportare il suo sguardo. «Ho...ho promesso a un'altra donna che... che l'avrei sposata» aggiunse, a fatica. Cornelia lo guardò, e il suo consueto sorriso beffardo apparve sul suo volto. «Ma chi ti ha chiesto niente, centurione? Certo che non mi illudo che per un bacio tu voglia sposarmi» disse, glaciale. Cecilio sbatté le palpebre, ferito. «Non è stato un solo bacio, per me» rispose. «Speravo che anche per te...Ma a quanto pare mi sono sbagliato» disse, spaesato. Cornelia rimase impassibile: «Evidentemente sì. E ora per favore esci dalla mia stanza. Mio padre non ti ha pagato per sedurmi» si congedò, dandogli le spalle. Cecilio si alzò in piedi, dubitando quasi di poter camminare per come si sentiva sottosopra. «Anche se non ti interessa, io te lo dico lo stesso. Ti amo, Cornelia. Amo il tuo essere così diversa dalle altre. Amo il tuo cinismo, anche se poi sei più fragile di quello che vuoi far credere. E se il mondo fosse migliore di quello che è, se non dovessi tenere fede a un patto, ti prenderei per mano e ti farei mia per sempre. Ma non temere...non mi avvicinerò più a te. Buona notte, Cornelia» disse, tutto d'un fiato, per poi uscire a grandi passi dalla stanza. Sul viso di Cornelia le lacrime scendevano copiose e lente. Fu tentata di richiamarlo, di dirgli che anche lei lo amava, ma che scopo? Lui era impegnato, e comunque sia, suo padre aveva altri progetti per lei. Un loro amore era impossibile. E lei ne sapeva abbastanza della vita per sapere che le cose impossibili non vanno a finire bene. Si asciugò le lacrime, sfinita, nonostante sapeva che avrebbe continuato a piangere. Poi sprofondò in un sonno senza sogni.
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Fumo Rosso
Historical FictionRoma, 41 d.C.: l'imperatore Caligola sta per essere ucciso dalle sue guardie del corpo. Cornelio Sabino, a capo della congiura contro l'imperatore, affida sua figlia Cornelia, bellissima e orgogliosa sedicenne, alle cure del centurione Cecilio Metel...