Nox erat

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«Non toccarmi» lo allontanò Cornelia, scostandosi dalle mani di Cecilio. Il centurione sospirò, cercando di abbracciarla ancora. «Mi devi ascoltare, Cornelia» la pregò, ma la ragazza scosse la testa, intrecciando le braccia. «Avevi detto di amarmi» rispose. «Ma sposerai un'altra». Il centurione, disperato, chiuse gli occhi. «Io ti amo, Cornelia. Ma prima di conoscerti mi sono impegnato con Giulia. Devo tenere fede alla mia promessa, o sarà rovinata. Come posso permetterlo?». Cornelia lo guardò severamente: «Puoi però permettere che sia rovinata io. Come la prenderebbe, mio padre, se sapesse che non sono più vergine?» lo provocò. Erano da soli, in giardino, poiché Sergio gli aveva concesso qualche minuto per salutarsi. Sabino li guardava storto, da lontano. Cecilio allungò una mano per farle una carezza, piano. Questa volta Cornelia gli permise di toccarla, chiudendo gli occhi al tuo tocco. «Quanto vorrei poterti sposare» sussurrò. «E quanto odio già l'uomo che ti avrà dopo di me». A queste parole, Cornelia gli lanciò uno sguardo assassino e scappò via.

«Sei stato onesto, Sabino. Ora sono io a farti un favore» disse Sergio, facendogli cenno di avvicinarsi. «Non vedo che favore potresti farmi» replicò Sabino, piccato. Cecilio non gli piaceva, ma quell'uomo aveva reso Cornelia felice, anche se per poco. E ora Sergio le portava via quella poca felicità. Il senatore cambiò espressione, tornando l'uomo pacato che un tempo ammirava. «Ѐ una cosa seria, Sabino. Ho sentito delle voci, che hanno avuto conferma. Claudio farà pubblicare una lista di proscritti, domani all'alba». Il nodo che sentiva nel petto tornò più forte, rischiando di strozzargli il respiro. Si portò una mano al collo, sentendo la testa girare. «Cosa ... cosa dici? Che proscritti?» balbettò. Sergio lo afferrò per un braccio, la pietà sul volto. «Claudio ha paura. Vuole dare stabilità al suo trono. Per di più, ha una paura fottuta di fare la fine del nipote. Mi sono informato: Cassio è sulla lista». La testa di Sabino cominciò a girare più forte, costringendolo a chiudere gli occhi. Quando si trovò sul punto di cadere, sentì due braccia afferrarlo, e sostenerlo. «Che cosa significa? Come può fare una cosa del genere?» disse Cecilio, sconvolto. «Gli hanno fatto un favore, ad uccidere Caligola! Non sarebbe mai diventato imperatore, altrimenti!» aggiunse, con enfasi. Sabino cominciò a ridere, piano, poi sempre più forte. Sergio e Cecilio lo guardarono, sconvolti. «Ѐ ovvio, invece. Gli abbiamo fatto comodo, ma ora non più. Ieri eravamo eroi, ora assassini» bofonchiò, prima di svenire.

Cornelia tamponò la fronte del padre con una pezza bagnata, preoccupata. Appoggiato alla parete, in disparte, Cecilio la sorvegliava. Sergio gli aveva concesso quell'ultima notte. «Ma domani all'alba ti aspetto nella mia domus» gli aveva intimato, prima di salire sulla lettiga.

«Allora, Dareste? Come sta?» chiese Cornelia, agitata, al medico greco che stava visitando suo padre. L'uomo finì di tastare i polsi dell'uomo, e la guardò: «Il battito sta tornando regolare. Ha avuto una forte emozione, ma si riprenderà presto. Ha una fibra forte». Dalla sua sacca tirò fuori una ciotola, piena di una crema verde. Ne prese un po' e cominciò a spalmarla sul petto di Sabino. «Ѐ un unguento di mia invenzione: è a base di erbe, aiuta la respirazione. Vedrai che gli gioverà». Cornelia lo ringraziò e gli fece portare da uno schiavo un calice di vino e un trancio di carne. Il medico cominciò a mangiare, in disparte, dopo aver intascato le monete dategli dalla ragazza.

Cornelia si avvicinò a Cecilio. «Mio padre è sulla lista?» chiese, dritta al punto. «Sergio dice di no. Incute ancora timore e gratitudine, nei senatori: molti di loro sarebbero morti, se Caligola avesse continuato a regnare. Non se lo sono scordato». La ragazza sospirò, accarezzandosi le braccia. «Dobbiamo avvertire Cassio. Non posso pensare che lui ...» si interruppe, chiudendo gli occhi. Cecilio la strinse a sé, dolcemente. «Manda uno schiavo. Non puoi uscire da sola, di notte. Hai bisogno di riposo» le disse. Frenò le proteste della ragazza posandole l'indice sulle labbra. «Permettimi di vegliarti, questa notte. Voglio imprimere la tua immagine nella mia mente, per ricordarmela per sempre» le sussurrò. Cornelia chiuse gli occhi e annuì.

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