Il popolo fremeva. Le orecchie tese, pronte a captare il minimo movimento, gli occhi febbrili che cercavano di cogliere il più piccolo cenno che il momento fosse giunto. Uomini, donne, vecchi e bambini della plebs erano radunati intorno al Foro per omaggiare il nuovo imperatore, che sarebbe stato incoronato da lì a poco. I pretoriani di Sabino cominciarono ad avanzare, accompagnando i senatori che, riconoscibili dalle loro toghe bianche, si preparavano ad assistere alla nuova fase della dinastia Giulio-Claudia. Tullio avanzava seguito dalla scorta, lanciando sguardi ostili alla plebe che, sporca e in disordine, aveva gli occhi spalancati dall'eccitazione. Gli venne da ridere: erano passati pochi giorni dalla morte di Caligola, un vero e proprio tiranno. Era stato riconoscente a Sabino per averlo tolto di mezzo, una volta per tutte. Ma ora che si poteva ricominciare, restaurandola Repubblica, il popolo chiedeva a gran voce una guida. O, si corresse Tullio aggrottando la fronte, un capo. Gli ideali di libertà, di patria, erano solo belle parole con cui riempirsi la bocca: il popolo voleva una guida, volevano essere condotti come tante pecore al pascolo. L'imperatore era qualcuno che garantiva pane e spettacoli. "Poveri bifolchi" pensò ancora Tullio, prendendo finalmente posto.
Giulia si avvicinò alla terrazza, sentendo le urla di acclamazione della folla. Suo padre Sergio le si avvicinò, lentamente. «Il popolo ha dunque deciso» disse Giulia, senza voltarsi. L'uomo sorrise: «Già. Ma i pretoriani di Sabino hanno manovrato il tutto. Il popolo è stato costretto a volere Claudio come imperatore» la corresse, bonariamente. «Perché tutti credete che io sia stupida?» chiese la figlia, dopo qualche minuto di silenzio, voltandosi verso di lui, gli occhi azzurri stretti in un'espressione torva. Sergio si stupì: «Ma...cosa dici, mia cara?». Giulia irruppe in un gesto stizzito, rientrando in casa. Si adagiò su un triclinio, seguita da Sergio, che la guardava sempre più preoccupato. «Giulia, vuoi dirmi cosa accade? Sono parecchi giorni che sei strana, nervosa. Confidati...» la spronò, sedendosi accanto a lei. La figlia lo guardò in silenzio, poi si mise a sedere. «Ѐ per Cecilio. Io credo...che si sia dimenticato di me» disse, e, con un piccolo singhiozzo, cominciò a piangere, prendendosi il volto tra le mani. Sergio, che era un uomo buono e paziente, ma al quale la prontezza di riflessi faceva difetto, rimase sbigottito, dandole piccole e goffe pacche affettuose sulle spalle. «Su, su, cara, non fare così!» mormorava, a disagio, cercando con lo sguardo una qualsiasi schiava che potesse capirci qualcosa. Giulia, stizzita dai commenti del padre, rialzò lo sguardo: «Ѐ così! Ѐ così!» esclamò, la voce resa rocca dalla rabbia. «Ora basta piangere, Giulia!» le intimò il padre, infastidito. «Calmati, e spiegami una buona volta cosa intendi dire» la spronò, passandole un fazzoletto. La figlia si tamponò gli occhi, sospirando. Poi, una volta che si fu calmata, guardò suo padre. «Sono giorni che Cecilio è sparito, padre. In questi giorni di tumulto, è normale che un centurione sia impegnato altrove però...» scosse la testa, non riuscendo a spiegarsi. «Però sento che mi ha dimenticato! Ecco, lo sento!» aggiunse, riprendendo a piangere. Sergio alzò gli occhi al cielo: non aveva pazienza, per queste beghe da innamorati. Forse sua moglie Claudia, pensò, sarebbe riuscita a trovare le parole giuste.
Come evocata dalle sue parole, Claudia fece il suo ingresso, passando per il giardino, dove le piaceva ritirarsi, lontano da quella figlia così stupida e dal marito che, sebbene ricco, non era mai stato né bello né tantomeno intelligente e piacevole. Appena capì cosa stesse succedendo, affrettò il passo. «Cosa succede?» chiese, spaventata. I suoi occhi azzurri, così simili a quelli della figlia, assunsero un'espressione sospettosa. Gettò uno sguardo al marito, alzando un sopracciglio: «E tu perché non sei all'incoronazione? La tua assenza verrà notata! Vuoi forse crearci dei problemi?» aggiunse, guardando severamente il marito che, arrossendo, si alzò in piedi. «Ecco, mia cara...» tentò di spiegare, per poi, sotto lo sguardo severo della moglie, interrompersi, ed affrettarsi a raggiungere il Foro.
Rimasta sola con sua figlia, Claudia si sedette accanto a lei. Giulia aveva il bel viso arrossato dal pianto, gli occhi leggermente gonfi, la bocca storta, in una smorfia scontenta. «Allora, figliola...vuoi dirmi cosa accade?» la incalzò, fissandola. Giulia le restituì lo sguardo, e ancora una volta si specchiò in quegli occhi così simili ai suoi, eppure così diversi: sua madre era una donna determinata, fredda, poco incline alle chiacchiere. E di conseguenza, il suo sguardo aveva sempre una sfumatura tagliente, che la faceva sentire sotto esame. «Cecilio...non si è più fatto vivo. Io credo...che mi abbia dimenticato. Lo sento, non so come altro spiegare» ammise, a malincuore. Claudia strinse le labbra. Il matrimonio concordato tra sua figlia e quel centurione, per quanto ammirato e stimato dallo stesso defunto Caligola, non le andava a genio. Sua figlia era una Sergia, e avrebbe desiderato, per lei, un marito degno del suo rango. Ma il loro status, purtroppo, non era più quello di una volta: e così Sergio aveva dovuto piegarsi a quel matrimonio che, almeno, prometteva essere duraturo. «Sono stati giorni difficili, Giulia. Caligola è stato detronizzato e ucciso. Un nuovo imperatore sarà eletto, e tutto tornerà nella norma. Ma devi capire che...» «Lo so, lo so questo!» l'interrompe Giulia, balzando in piedi, urlando. «Non fate altro che dirmelo, come se fossi stupida! Ma io ti dico, madre, che Cecilio mi avrebbe mandato almeno una lettera... e invece nulla...» aggiunse, sedendosi di nuovo.
In quel momento Farna, la vecchia liberta dei Sergi, fece il suo ingresso. Aveva allevato la sorella di Sergio, morta di parto, e ora il suo affetto si era riversato, a mo' di compensazione, su Giulia. «Se posso dire la mia, domina» disse, porgendo alla giovane una coppa piena di acqua fresca «La ragazza non ha tutti i torti». Claudia, che mal tollerava quella vecchia impicciona, questa volta tese le orecchie. «Cosa vuoi dire? Parla!» le ordinò, seccamente. Farna si sedette accanto a loro, cercando le parole. «Come sapete, ho dei parenti a Boville, poco distante da Roma. Una mia sorella mi ha riferito, giorni orsono, di aver visto Cecilio Metello entrare in una villa. Appartiene a Cornelio Sabino, ma non risulta abitata da anni» spiegò. «Sabino, hai detto? Il capo dei pretoriani?» chiese Claudia, interrogativa. «Si, esatto» confermò la vecchia liberta. «Interessante. Dirò a tuo padre di indagare...» mormorò Claudia, riflessiva. «Ma sappi questo, Giulia» aggiunse poi, prendendo il volto della figlia tra le mani, per costringerla ad ascoltarla «Se Metello non si rivelerà alla tua altezza, il matrimonio verrà annullato. Lo possiamo fare, perché ancora non avete consumato» decise. Un lampo nello sguardo della figlia la fece sussultare, e incrinò il suo sorriso. «No, madre, noi...sono stata già sua» ammise la ragazza, abbassando lo sguardo. Claudia impallidì, e i suoi occhi si fecero di ghiaccio. «Farna» chiamò, con voce gelida. «Porta Giulia nella sua stanza. Non uscirà da lì fino al suo matrimonio».
Appena Claudio scese dalla lettiga, Sabino lo indicò. La folla, eccitata, prese a chiamare il suo nome. Claudio si sedette sul trono fatto allestire appositamente per lui. Guardava la gente che lo acclamava con un misto di gratitudine ed incredulità. «Salutiamo» esclamò Sabino, posando lo sguardo su ogni volto «Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico. Imperatore di Roma» aggiunse, dopo una pausa ad effetto. Il popolo urlò il suo consenso, e sulla testa di Claudio fu posta la corona d'alloro, simbolo del potere.
Dinastia Giulio-Claudia: Si chiama così la dinastia di imperatori iniziata da Augusto, figlio adottivo di Giulio Cesare, della gens Giulia e terminata da Nerone, figlio adottivo di Claudio, che morì suicida nel 68 d.C.
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Fumo Rosso
Historical FictionRoma, 41 d.C.: l'imperatore Caligola sta per essere ucciso dalle sue guardie del corpo. Cornelio Sabino, a capo della congiura contro l'imperatore, affida sua figlia Cornelia, bellissima e orgogliosa sedicenne, alle cure del centurione Cecilio Metel...