Capitolo 8.1 - Intervista Haziel

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Dopo una lunga, lunghissima pausa estiva, si torna in gioco con Haziel, da Anime elette!


***


-Oh oh, gelato allo zafferano con praline di cioccolato. Probabilmente non sono la Voce che sei abituata a sentire in paradiso... Ma sono una valida alternativa a qualsiasi dio. Sono l'Intervistatrice, piacere di conoscerti.-

Mi fischiano le orecchie e la vista si appanna. Ho un dolore acuto in mezzo alla fronte, proprio sopra il naso. Cerco di mettere a fuoco: non sono più nella foresta di Antares. Questo luogo è pieno di nebbia. All'inizio penso al confine, ma no. È molto più freddo, arioso e azzurro... Azzurro? La nebbia si dissolve e apprendo due notizie. Quella bella è che sono tornata a Roma. Quella brutta è che sono sospesa sopra la città alla quota di crociera di un Boeing 747.

Una strana nuvoletta bianca, candida e invitante come zucchero filato, si avvicina. Sopra c'è un bimbetto, o forse una bimba. Non so definirne il sesso, sembra uno di quei cherubini con le ali che si vedono nei quadri del rinascimento italiano. Solo che questo è un po' inquietante. Indossa un tailleur scuro alla moda, e un paio di occhiali dalle lenti quadrate calati sul naso. Le scarpe col tacco sono decisamente grandi per i suoi piedini. Forse le ha rubate alla mamma.

«Ehi, ciao piccoletta», la saluto. «Ehm, sai dirmi come siamo arrivate quassù e soprattutto... come facciamo a scendere? Perché dubito che sopravviverei a una simile caduta sulla Terra.»

-Oh oh, dici? Proviamo.-

Detto questo mi ritrovo a precipitare nel vuoto. Mi sembra di acquistare velocità, provo a muovere braccia e gambe come quando si nuota, ma niente.

Uff, calmati Haziel. Hai tantissime capacità psicocinetiche, prova a levitare.

Già, peccato che non sia proprio semplice accedere allo stato di meditazione necessario a usarle mentre continuo ad avvicinarmi al suolo alla velocità di un meteorite.

Dai cervello, fai quello che devi. Strizzo gli occhi con forza, come se quel gesto potesse aiutare la mia concentrazione. Invece mi si acuisce solo il mal di testa. La levitazione è fuori dalla mia portata.

L'angioletto malefico mi segue con indifferenza, spaparanzato sulla sua nuvoletta. Si sta limando le unghie? Mi chiedo come sia possibile che abbia ancora le scarpe ai piedi e che quel block notes appoggiato sulle sue ginocchia non sia volato via. Non risente minimamente della velocità. O della forza di gravità.

-Direi che è abbastanza. Allora, budino al caramello, ricordami il tuo nome.-

Ci fermiamo di colpo, e annaspo per ridare aria ai polmoni. «Mi chiamo Haziel» dico non appena riesco a parlare. «Come l'angelo. Ma non sono un angelo, sono un normalissimo essere umano. Anche se vivo nel paradiso terrestre.»

-Ehi, pizza surgelata insipida e scadente, perché una semplice umana dovrebbe avere accesso al paradiso? Sei entrata nelle grazie dell'Arcangelo Gabriele con strani favori?-

Cioè, l'angioletto malefico non è solo inquietante. È anche maniaco. «No, guarda, non ho fatto nessun favore a chicchessia.» Anche se la mia coscienza torna subito alla grave ingiustizia cosmica che mi ha permesso di accedere al paradiso, senza la fatica che hanno dovuto fare tutti gli altri. Ma questo non glielo dirò. «È uno sbaglio comune. L'Eden è abitato solo da esseri umani. Diciamo che l'universo non è come lo immaginano i terrestri. Si compone di molti strati della realtà, ognuno migliore o peggiore dell'altro, a seconda della direzione in cui si va. I buoni salgono, i cattivi scendono... o forse girano... credo. Insomma, non ero molto attenta a lezione, ho qualche problema a rimanere concentrata. Deficit dell'attenzione. O così lo ha definito la psicologa romana.»

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