Capitolo 9.2 - Intervista Mark

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Potrebbe scendermi una lacrimuccia... Ho sempre avuto un debole per le carote stagionate. Oh oh, ecco a voi Mark, da Irish coffee and northern poppies!

***

-Oh oh, benvenuto purè di carotine e cetrioli! Un altro omaccione. ma che fortuna! Allora, rosso, come ti chiami?-

Ma che fastidioso senso di nausea! Se non la finisco con questi viaggi strani di teletrasporto, il mio stomaco non reggerà davvero più. E questo poi, che posto insolito sarebbe? Sembra un piazzale dopo un rave party o dopo un concerto, con tutte queste cartacce e questi bicchieri di plastica in giro. Ma sì! Qui c'è stato un concerto, quello è un manifesto del '72, ci potrei scommettere. Mi avvicino meglio a una ringhiera usata probabilmente per contenere la folla di fan imbestialiti e strappo una locandina appesa ancora per grazia del debole vento. Che mi venga un colpo, la prima performance di "Dark side of the moon"? Stiamo scherzando... ma in che periodo sono finito? Devo essere sicuramente a Portsmouth, non ci sono dubbi.

Mi guardo attorno rapito e affascinato dell'idea che se fossi finito lì ore prima, sicuramente sarei capitato nel bel mezzo di uno dei più belli concerti della storia. Una decina di passi e dietro un cassonetto strabordante immondizia, trovo una magnifica chitarra rossa fiammante dimenticata a terra. Mi chino per raccoglierla e appoggiarla a un muretto, sarebbe un vero peccato lasciarla lì. La vernice liscia e lucida mi ricorda la gonna di pelle di qualche fidanzatina di almeno un secolo fa, quelle curve sinuose che si restringono fino al manico sono parecchio invitanti. Controllo fugacemente i dintorni alla ricerca di anime vaganti: nessuno. Quasi quasi potrei prenderla tra le mani e strimpellare un po' quelle corde, in ottimo stato tra l'altro. Un solo dettaglio è strano, perché ha un paio di sottili occhialini da vista? Due corde si staccano e quasi fanno perdere un battito al mio debole cuoricino. Che colpo, per fortuna non mi hanno sfiorato o sarebbe rimasto il segno sulla pelle. Le estremità delle due corde finiscono dietro la chitarra e tirano fuori da chi diavolo sa dove un taccuino di pelle color sabbia e una penna a sfera. Qui c'è qualcosa che non va... La chitarra si lascia sfuggire uno squittio come un singhiozzo che somiglia molto alla strana voce sovrannaturale dell'altro mondo in cui ero finito prima.

-Grande e grosso e t'impressioni per così poco, zolletta di zucchero frùfrù? Oh oh, l'ho sempre detto che il rosso mi dona... Insomma, mi ricordi il tuo nome o rimani a fissarmi come un cretino per tutto il tempo?-

Quindi è questa la... cosa che ci parlava di là. E io che pensavo di averne viste abbastanza nella mia vita. Una chitarra parlante! Ed è sempre lei che, a quanto pare, mi aveva chiesto il nome appena poggiato i piedi a terra dopo il viaggio temporale.

«Io sono Mark, bella chitarrina. Ti dona sì il rosso, un po' come dona a me.» Mi pavoneggio un po' come le sere d'estate in cui scherzavo con Jay. Oh cavolo! Mi ero dimenticato di lei, che fine avrà fatto? Sarà stata spedita anche lei da qualche parte? Spero stia bene, anzi, spero stiano bene le persone con cui è capitata. Mi sfugge una breve risata gutturale.

«Posso sapere che ci facciamo qui?»

-Magari potrei mettermi te addosso, allora, oh oh... Ehm, dicevi? Ah, sì, domanda lecita. Siamo qui per mio diletto, tesoro. Limitati a sopportarmi e a rispondere alle mie domande e tutto andrà bene. Dunque, dimmi, chi è questa Jay?-

Per suo diletto... ma cos'è? Una feticista del rosso o dei rossi? Le risponderei volentieri, ma le è capitata per la bocca la domanda sbagliata. Che posso dirle? Istintivamente una mano mi finisce sotto il mento e le dita iniziano a grattare la barbetta pungente.

«Jay è... una ragazza. Sì, è una ragazza che studia nel college dove lavoro.» Spero che basti, non sono tenuto a fornire troppe informazioni a persone che lei non conosce.

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