9) allenamento

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La scuola ormai era vicina al termine.
Avevo più tempo libero rispetto a prima.
Lentamente, stavo imparando.
Mi trasformavo con sempre più facilità.
Ormai non mi serviva più concentrarmi per cambiare aspetto, era diventata quasi una cosa automatica.
Devon era contento dei miglioramenti.
Ormai le nostre giornate insieme si stavano riducendo a semplici scorrazzare in mezzo ai boschi.
Sapevo che il tempo con lui stava arrivando al termine.

- cosa facciamo oggi? -
- devi darmi una mano a sistemare il giardino -
Non capivo l'utilità.
- non ho niente per tagliare l'erba- disse - pensi di riuscirci? -
Mi trasformai.
Affilai gli artigli contro un tronco e cominciai a falciare l'erba.
Forse era un esercizio per farmi imparare a dare delle zampate.
- ora dovresti togliere i rami più bassi di quell'albero - disse.
Incominciai a spezzare i rami prendendoli tra le fauci.
- mi servirebbe una mano per spostare questo - disse indicandomi un grande vaso.
Tornai nella mia forma umana il grade vaso di terracotta da un lato.
Devon lo afferrò dall'altro.
Insieme, lo sollevammo e lo spostamento di una decina di metri.

Una macchina arrivó.
Era un SUV nero pece, lucido.
Una ragazza alta, vestita di pelle nera, uscì dal posto del guidatore.
Aveva i capelli rossi.
Si avvicinò a noi.
Era Natasha.
- è pronto? - Chiese
Devon annuì.
- vieni con me Wolf - disse lei - imparerai molte cose -
Guardai il mio maestro.
Sapevo cosa significava.
Un po' di tristezza mi afferrò.
Seguii a malincuore la ragazza.
Entrai nella macchina.
Guidava bene, forse spingeva un po' sull'acceleratore, ma la macchina teneva bene la strada.
Entrammo in città.
- non mi chiedere come faccio a vivere qui - mi anticipò - nono so nemmeno io -
Parcheggiò la macchina sotto una palazzina.
- arrivati - disse, spegnendo il motore.
Scese e si incamminò verso la porta.
La seguii.
Salimmo tre piani prima di arrivare sul tetto.
Era piatto, con un basso parapetto.
La ragazza si girò verso di me.
- hai mai fatto arti marziali? -
- no - risposi
- ti insegnerò a difenderti - disse lei.
Par tutto il resto del giorno, mi rimproverava.
- stai fermo. Non tremare - diceva - il piede d'appoggio è il destro, non il sinistro -
- saldo su quei piedi - si appoggiò a me, facendomi rovinare per terra.

A fine giornata, avevo le gambe doloranti.

- sembrano semplici le arti marziali vero? - Chiese
- non lo sono affatto - risposi
- esercitati ogni giorno, vedrai che con un po' di tempo diventerai bravo. Ne hai le potenzialità - questo è il miglior complimento che era riuscita a farmi.

I giorni successivi non passarono meglio.

Una valanga di esercizi sfiniva il mio corpo.
In un certo senso ne ero felice. Riuscivo a sfogarmi, a scaricare tutta la rabbia che accumulavo a scuola.

Poi, un giorno il programma cambiò.
- penso di averti insegnato abbastanza sul combattimento corpo a corpo - disse -sarai tu stesso a modellare la tecnica, per fare questo però devi combattere- mi lanciò due guanti che lasciavano le dita scoperte.
Se ne mise un paio anche lei.
Teneva i lunghi capelli rossi raccolti in una coda di cavallo.
Vestiva una maglietta nera, maniche corte, che lasciavano vedere le braccia magre e forti.
I pantaloni le arrivavano al ginocchio.

Si mise in posizione: il pugno sinistro vicino allo zigomo e la mano destra semiaperta, lasciata a due spanne dal viso.
Le gambe erano leggermente piegate, pronte a scattare.

Io invece tenevo i pugni chiusi.

Scattai.
Sferrai un destro diretto al volto.
La sua mano sinistra si mosse fulminea.
Mi afferrò il polso, mi tirò avanti, poi la destra si appoggiò sul mio petto, mi alzò e mi sbatté per terra.
Fece tre passi indietro e tornò in posizione.
Mi rialzai stordito.
"Mi sa che oggi me le prendo"
Sferrai un calcio all'anca.
I suoi avambracci incrociati bloccarono la gamba.
Mi artiglió la caviglia con le mani e passó sotto la mia gamba.
La torsione mi fece finire a terra.

Continuai a cadere per i venti minuti consecutivi.

Cercai di colpire Natasha con un gancio sinistro, ma lei si spostò rapida dietro di me.
Mi cinse con le braccia.
Mi alzò.
E mi fece cadere di schiena.

Mi rialzai.
Mi girava la testa.
- per oggi abbiamo finito - disse lei appoggiandomi la mano sulla spalla.

Quando avevo tempo, andavo a trovare Devon.
Parlavamo del mio allenamento, su come andava la scuola, mi chiedeva quante volte mi trasformavo e quante volte andavo a caccia.
Era praticamente diventato un amico per me.

- stai migliorando - disse Natasha liberandosi dalla mia presa
- ci sto provando -
- ci stai riuscendo molto bene - ribadì.
Tentò di colpirmi con un pugno al volto.
Scartai di lato.
Parai un calcio e contrattacchi con un pugno.
Cademmo a terra.
Lei fu sopra di me, mi teneva i polsi sul terreno.
- bloccato - disse con un sorriso.
Mi trasformai.
Non lo avevo mai fatto mentre mi scontravo con lei.
La sua espressione cambiò quando sentii i miei denti toccarle la gola.
Tornai nella mia forma umana.
- vinto - dissi.
Si alzò stupefatta.
- non me lo aspettavo - disse sconcertata.
Sorrisi.
Mi tese la mano.
La afferrai.
- comincerai ad allenarti con Athena, partendo da domani - disse - torna qui domani pomeriggio -
Annuii.
- vedi di allenarti sempre - mi disse.
- lo farò -

I'm a wolfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora