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Camminavano, fianco a fianco, sulla soglia della strada.
Lei avvolta nella mia camicia, io nell'aria fresca della notte.
Un passo, un altro.
Non parlavamo.
Non ci guardavamo.
Eppure sapevo che mi avrebbe detto qualcosa.
Una macchina ci passó vicino.
I miei occhi si illuminarono per la lice dei fanali.

Sentivo il suo respiro.
Era strano averla così vicino, e al tempo stesso non parlarle.

Poi lei alzò lo sguardo.
I suoi occhi percorsero la mia pelle, poi si fermarono esitanti a guardare i miei, per poi tornare a guardare per terra.
- grazie - disse con un fil di voce.
La guardai un istante, per poi tornare a rivolgere la vista ai miei piedi.
- di niente - risposi
Lei alzò lentamente una mano.
Mi sfiorò la pelle del braccio.
- sul serio - sospirò - mi hai salvato -
- non mi devi ringraziare - risposi.
La sua mano ebbe un sussulto.
- perché? -
"Perché io ti amo"
- eri in difficoltà, mi sono sentito in dovere di aiutarti - risposi invece.
- in dovere? - domandò - ma io non ho mai fatto niente per meritarmi il tuo aiuto -
- non importa -
- ogni volta che succedeva qualcosa a scuola giravo le spalle, andavo via - una lacrima scese lungo la sua guancia.
La asciugai con il pollice.
- io non ti ho mai aiutato, perché tu hai aiutato me? -
- perché eri in difficoltà -
Mi guardò.
Afferrò il mio braccio con la mano.
Un brivido mi corse sulla schiena.
- perché eri lì, al pub? - Chiese - non sei uno che frequenta posti del genere -
- non lo sono - confermai.

Rimanemmo un altro po' in silenzio.
Lei mi stringeva il braccio tra le tue dita.
Sentivo il cuore che a momenti sarebbe balzato fuori dal petto.

- tu sei un ragazzo buono - disse - hai un grande cuore -
Il mio viso si infiammò.
Per fortuna l'oscurità celava il colore della mia pelle.
- hai rischiato la vita per me - aggiunse stringendo il mio braccio tra le sue dita.
- grazie -
Non riuscivo quasi a parlare.
Era la prima volta che qualcuno mi faceva dei complimenti, ed era lei, proprio lei.

- sei ferito - disse allarmata.
Guardai il braccio destro.
Un taglio disegnava la mia pelle di rosso.
- non è niente - risposi - non me ne ero neanche accorto -
Lei prese un fazzoletto di stoffa dal suo borsellino e lo legò sopra la ferita.
La stoffa chiara si colorò di rosso.
- così dovrebbe andare meglio - disse sorridendo.
-grazie-

Passó un altro po'.
Le lancette del mio orologio segnavano quasi mezzanotte.

- Antony - mi chiamó.
"Ha usato il mio nome"
Non ci credevo, mi aveva chiamato per nome!
- si? -
- tutti dicono che sei più bestia che uomo - disse - ma secondo me tu sei più uomo di tutti loro -
"È un complimento?"
- grazie -
" Se sapessi quello che sono non diresti così, non mi guarderesti nemmeno "
- nessuno mi avrebbe salvata - disse - ma tu si, sei speciale -
La guardai.
- rimani te stesso, non cambiare mai, capito? -
Deglutii.
Annuii con un cenno del capo.

Ero in estasi.
Non mi ero mai sentito meglio in vita mia.
La ragazza dei miei sogni mi teneva il braccio.
Mi parlava.
Poi la vidi.
La sua casa.

Arrivammo davanti al cancello.
Asya suonò il campanello.
La guardai.
Aveva il trucco volato sulle guance.

Una luce si accese.
Una figura alta e scura si fermò davanti alla porta.
Si aprì.
Un uomo, alto, sua quarantina, uscì.
Il cancello si aprí lentamente sotto una mia spinta.
Vide sua figlia con il volto rigato dalle lacrime.
Le corse in contro e la abbracciò.
- cos'è successo? - mi chiese
- cosa sarebbe potuto succedere -
Risposi.
Mi guardò storto.
- entra in casa piccola - disse - va a farti una doccia -
Lei annuii e corse in casa.
- entra - mi disse - non hai risposto alla mia domanda -
Seguii l'uomo fin dentro casa.
Mi fece accomodare sul divano.
Aspettammo che Asya uscisse dal bagno e ci raggiungesse.

- e io che pensavo che mia figlia si sarebbe divertita - disse guardando una foto - e invece me la ritrovo in lacrime, accompagnata a casa da ... -
"Dillo, di quella parola " Ringhiai nella mia mente.
- da un ragazzo che le ha dato la camicia per coprirsi -
Si girò a guardarmi.
- Antony ti chiami vero? -
Annuii.
- Dicono tutti che tu sei un .. -
- è una delle migliori persone che conosca- disse una voce.
Asya sbucò da dietro un angolo, con un pigiama bianco con i bordi rosa.
- anche se non lo conosco -
Il padre la guardó.
- tieni - disse lei porgendomi la camicia.
La ringraziai.
Indossai l'indumento.

Lei si sedette su una poltrona, le braccia che stringevano le gambe in una morsa stretta.

- ora posso sapere cos'è successo?- Chiese il padre.
Lei mi guardò.
Voleva fossi io a parlare.
Raccontai di come avevo visto che tre ragazzi l'avevano seguita in bagno, di come sono andato a difenderla, a salvarla, e il tragitto fino a casa.

Una volta finito, l'uomo mi guardò.
Poi spostò lo sguardo su Asya.
- è andata così?-
Lei annuì.
- riconosceresti i ragazzi se li vedessi di nuovo? - Chiese
- non so - risposi - è successo tutto molto in fretta -
Lui annuii.
- chiederò a proposito di loro a tutti quelli che c'erano nel pub, li scriverò e li denunceró per tentato stupro - chiuse una mano a pugno.
Poi mi guardò.
- ti ringrazio per aver portato a casa mia figlia sana e salva - disse - posso fare qualcosa per te? -
- No signore, la ringrazio molto - guardai Asya - sua figlia ha bisogno di aiuto più di me -
Lui annuii e si affiancò a lei.
- ora vado - dissi - non posso tardare troppo -
Lui annuii, mi strinse la mano e mi salutò.
Asya si alzò di scatto e mi abbracciò.
Rimasi impietrito.
Non me lo aspettavo.
-grazie ancora- disse.
Ricambia i l'abbraccio.
Poi la salutai ed uscii.

Dopo una ventina di passi, quando fui completamente nascosto dall'oscurità, mi spogliai e mi trasformai.
Cominciai a correre, senza meta, nei boschi.
Ero al settimo cielo.
Tornai a casa che era appena l'alba.
Entrai dalla finestra.
"Come fare finta di essersi appema alzati"
Mi coricai a letto e mi addormentai.

I'm a wolfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora