12) la caccia è aperta

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Ultimo giorno di scuola.
Finalmente, non vedevo l'ora di liberarmi dei compagni di classe, dei professori, delle verifiche e delle interrogazioni che opprimevano e incatenavano la mia vita.
Fuori dalla scuola c'era in gran trambusto, i ragazzi e le ragazze stavano parlando di come avrebbero trascorso le vacanze, dei giorni in cui trovarsi a fare un giro in bici.
Io però non ero tra questi.
Di solito le vacanze le passavo da solo, a passeggiare per i boschi.
Evitavo il più possibile il contatto con altre persone.
Quest'anno però era diverso, non ero più solo, avevo il mio branco.
Non vedevo l'ora di sistemare la casetta in legno. Di farla diventare il mio rifugio, la mia dimora segreta, o quasi.
Mi sarebbe servito tempo, ma avevo l'estate intera, e gli strumenti, il materiale.
"Per fortuna conosco il falegname, e ora ancora di più, visto che è un membro del branco"
Tremavo dalla voglia di poter fare ciò che volevo.
Però avrei dovuto superare l'ultimo giorno di scuola.
Questo giorno.
Passai per il lato interno del cortile.
Tutti erano fermi a parlottare nella parte centrale, quindi avevo buone possibilità di passare inosservato.
Entrai in classe per ultimo, in modo da non poter essere preso in giro nel frattempo.
Due ore in cui l'insegnante di italiano ci chiese cosa avremmo fatto durante l'estate.
Naturalmente mentii.
Nessuno avrebbe mai saputo della casa nel bosco.
Passó anche la terza ora, quella di chimica, la più odiata.
Poi la ricreazione.
Riuscii ad evitare i soliti bulli che giravano per il cortile.
Non avevo alcuna voglia di arrabbiarmi quel giorno.
Intravidi Asya, che chiacchierava con una sua amica.
La evitai.
Avrei voluto andare a parlarle, invitarla nella mia casetta nel bosco, diventare suo amico, dirle che la amavo.
Non lo feci.
L'avrei fatta diventare come me, se non peggio.
Si sarebbero accaniti contro di lei.
Non potevo permetterlo.
A malincuore presi un'altra direzione.
La campanella squilló.
Un fiume di ragazzi si formò in cortile, tutti che spintonavano per poter entrare.
Io aspettai che tutti furono entrati prima di passare nel uscio.
Passarono le restati due ore.
Disegnavo particolari della casetta che avrei di lì a poco cominciato a sistemare.

Eccola finalmente, la campanella tanto attesa.
Suonò.
Scattai in piedi e fuggi da scuola.
Finalmente era arrivata l'estate!
Saltai in sella alla bici e schizzai via.
Non intendevo rimanere lì un secondo di più.
Arrivai a casa prima del solito.
Avevo abbastanza tempo per farmi una doccia congelata.
Mi preparai una pastasciutta e mangiai un po' d'uva.
Mi stesi un po sul letto, a riposare, prima di partire.
Presi la bici a andai a casa di Devon verso le tre e mezza del pomeriggio.
Lo trovai all'esterno, intento a incondare un arco.
Una ragazza dai capelli castani e lunghi era di fianco a lui.
Era esile e alta, un bel corpo, un viso simpatico, due occhi grandi.
Sasha.
- arrivato finalmente - disse lei salutandomi.
- com'è andata a scuola? -
- sono riuscito a stare per conto mio - risposi - quindi bene -
Devon annuì.
Mi lanciò l'arco.
- sai come si usa? - Chiese Sasha
- si, ne avevo uno anche io, solo che due anni fa si è rotto -
Impugni l'arco e tesi la corda.
Era molto buono, si piegava bene, e la corda non era molto elastica.
Devon mi passò una freccia.
La incoccai.
Tesi l'arco.
Il dardo partì fulmineo, facendo traballare un attimo l'arco.
Fu una saetta sibilante.
Velocissimo.
Spaccò in due una delle piccole mele dell'albero.
Sorrisi, mi ricordavo ancora come si faceva.
- complimenti - disse lei.
Prese il suo arco, incoccó non una, ma ben sei frecce.
Quando le scoccò, tre mele caddero dall'albero.
Non aveva colpito la mela, aveva colpito il piccolo gambo il legno che le attaccava all'albero.
- impressionante - mi complimentai.
- ora però si fa qualcosa di più serio - disse.
Alzai il sopracciglio destro.
- oggi è il primo giorno di apertura della caccia - disse Devon.
Lei sorrise.
- la caccia è aperta! - esclamò la ragazza.
Poi si giró verso il bosco e si mise a correre.
Faticai a starle dietro.
Solo quando fummo ben inoltrati nel bosco lei si fermò.
- io ora seguo te - disse - vediamo quanto sei bravo a trovare una preda -
Annuii.
Cominciai a camminare lentamente, in mezzo ai rametti secchi e gli aghi di pino.
"Gli animali si avvicinano spesso ad un corso d'acqua o a una pozza per bere, quindi è il posto migliore dove trovare una preda.
Sentii una freccia partire.
Vidi Sasha che andò a recuperarla.
Tornò con un bel gallo cedrone dal piumaggio scuro.
Mi guardò.
- sto aspettando te - disse.
Mi incamminati verso il ruscello.
Quando arrivammo, nessun animale era lì ad abbeverarsi, ma sapevo che presto o tardi qualcuno si sarebbe fatto vivo.
Salii su uno dei grandi pini, finché non arrivai a diversi metri d'altezza.
Dissi a Sasha di fare altrettanto.
Mi guardò con un sorriso.

Rimanemmo lì, silenziosi, in attesa.
Arrivarono le sei del pomeriggio.
Passarono.
Ogni minuto che passava sembrava un'agonia.
Poi finalmente arrivò qualcosa.
Era un capriolo.
Aspettammo che si avvicinasse al ruscello.
Poi feci segno a Sasha che era il momento di colpire.
Lei mi guardò in modo strano.
Capii che non mi avrebbe dato una mano.
Incoccai una freccia, cercando di fare il meno rumore possibile.
Tesi l'arco.
Uno scintillio argenteo nell'aria segnalò che la freccia era stata scoccata.
Sentii uno scalpitio.
Avevo colpito l'animale alla spalla, e cominció a correre in malo modo nel sottobosco.
Saltai giù dall'albero e cominciai a inseguirlo.
Nonostante la ferita, era più veloce di me.
Non ci pensai due volte.
Mi trasformai.
In quattro balzi lo raggiunsi.
Lo aetigliai e lo sbranai.
Poi lo presi tra le fauci e tornai indietro.

La sera, Devon, tutto felice per l'esito della caccia, fece una grande grigliata.
Tutto il mio branco vi partecipò.

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