20)una gironata quasi perfetta

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La mattina seguente mi svegliai tardi rispetto al solito.
Scesi dal letto e mi incamminati svogliatamente fino in cucina.
Mangiai qualcosa e mi vestii.
Afferrai il cellulare.
Un messaggio.

Ciao Antony, sono il padre di Asya.
He detto che le va bene uscire un po' oggi, se vuoi passa a prenderla verso le nove.
Trattala bene.
Ti tengo d'occhio.
Ciao.

Guardai l'orologio.
Mi lasciai sfuggire un'imprecazione e mi fiondo giù dalle scale.
Sbattei la porta di casa presi la bici e cominciai a correre.

-dannazione dannazione DANNAZIONE!-
Continuai a correre con la bici più veloce che potevo.
- perché dovevo leggere il messaggio alle 8:50! Perché!? Dannato karma adorato dei miei stivali -

Entrai sgommando nella via dove abita Asya.
Corsi fino casa sua e rallentai prima di fermarmi davanti al cancello.
Avevo il fiatone e rimasi piegato in due per qualche secondo, riprendendo fiato.

Sentii il cancello aprirsi.

- ehi ragazzo, sei puntuale come un orologio svizzero! -
Era il padre di Asya.
Mi guardò un attimo.
- potevi evitare di fare le corse, tanto non usciva con un altro se non arrivavi te -
Ripresi un attimo fiato e risposi.
- preferirei - Inspirai - odio arrivare in ritardo -
Marco ridacchiò sotto i baffi.
- la vado a chiamare -
Entrò in casa.

Usufruii del poco tempo che mi avrebbe lasciato per darmi una sistemata.

Uscì insieme a lei.
Era vestita con una maglia verde scuro e un paio di pantaloni bruni.
Indossava un paio di scarponcini neri.
I suoi occhi mi squadrarono un attimo.
Sorrise.
- buongiorno - la salutai formalmente
- buongiorno anche a te -
La abbassai la sella della bici e la feci montare su.
Inizialmente non voleva, ma poi accettò.
Proseguimmo per quella stradina per diverso tempo, parlando del più e del meno, di come stavamo e di altre piccole cose che c'erano capitate nel frattempo.
Mentre parlavamo lei rideva a qualche mia battuta stupida e assolutamente pessima ... Forse rideva proprio per quello ... sorrideva quando parlavamo, ci guardavamo negli occhie arrossivamo.
Finalmente verso le 10:00 si intravide il bosco al limitare della stradastrada.
Aumentando l'andatura per raggiungerlo prima.
Alzare la sbarra che bloccava la strada organizzare la bici con il lucchetto. mano nella mano civili tra un po' entro il folto  bosco.
Sembrava impossibile che io finalmente fossi riuscito a portarla lì, nella mia casa.
Passeggiamo silenziosamente sugli aghi di pino, inspirando la fresca e profumata aria del bosco.
Rimaniamo per diverso tempo in silenzio ad ascoltare il canto degli uccellini e dei grilli.
Glielo leggeva negli occhi sul viso, era felice. Le piaceva la natura le piaceva quel bosco che forse mai aveva visitato.
Proseguimmo così su piccoli e serpentini sentieri inoltrandoci sempre di più tra l'abbondante rigogliosa vegetazione.
Sembrava quasi stessimo in una favola.
Passeggiamo indisturbati per diverso tempo finché non raggiungemmo la riva di un ruscello.
Ci fermammo un po' a riposare.
- lo conosci bene questo bosco- mi disse.
- si, è casa mia in fondo -
Lei ridacchiò - e magari qui hai anche una dimora -
- forse - feci l'enigmatico.
- forse? -
La presi per mano.
- vieni, ti faccio vedere una cosa -
E così ci incontrammo di nuovo nel bosco, lasciando la piccola pianura che c'era di fianco al ruscello e andiamo verso la mia casa.
Non so perché ma sapevo che potevo fidarmi di lei.
- Chiudi gli occhi - le dissi.
- perché? -
- lo scoprirai presto -
E così facendo, le poggia delicatamente i palmi sulle palpebre.
La fece avanzare lentamente, evitando di farla cadere per terra quando trovavamo delle radici che affioravano.
Quando giungemmo di fronte alla mia dimora le scopri gli occhi.
Rimase per qualche istante immobile quasi senza fiato. Vedevo i suoi occhi scrutare attentamente ogni minimo dettaglio della casetta.
poi si  giró verso di me e disse - ma, è .. fantastico -
Mi strinse forte la mano.
- veramente lo trovi fantastico? Una piccola casetta nel bosco?-
- si, veramente -
Sorrisi.
- vuoi entrare? -
- posso? -
Annuii.
Presi le chiavi e aprii la porta.
- benvenuta nella mia umile dimora -
Lei entrò timidamnere.
- c'è tutto! - disse guardando l'arredamento.
- più o meno -
- oddio ma è fantastico! -
Cominciò a girare per casa, sfiorando quasi ogni cosa.
Poi guardò la parete.
- wow - disse stupita avvicinandosi.
Guardò attentamente l'arco e poi la spada.
- sono veri? -
Io mi avvicinai.
- si -
Lei mi guardò, con due occhi enormi e dolci.
- posso vederli? -
La guardai stupito.
- ti piacciono? -
- si, mi affascinano tantissimo le armi medievali -
Presi l'arco e glielo porsi.
Lei lo prese con mano esperta.
- bello, ma non è come il mio -
- hai un arco? -
Lei annuii - però non così
old-style -
Ridacchiai.
Preso la spada e la tolsi dal supporto.
- ogni spada ha un nome - disse lei
- Claw - risposi.
Lei ammirò le rifiniture passandoci sopra l'indice che curioso seguiva tutte le linee.
- posso vedere la lama? -
Annuii.
- però faccio io- dissi - è pesante e molto affilata -
Lentamente, feci scivolare la spada fuori dal fodero.
Un sibilo ferreo seguì il movimento.
Leo guardò con ammirazione l'acciaio.
- è splendida - disse
Sorrisi.
- ma non la usi mai vero? -
Annuii.
- una spada deve essere usata -
La riposi.
- non voglio far del male a qualcuno -
Lei annuii.
Ci sedemmo un po sul letto, abbracciati.
Poi, fattasi sera, la raccompagnai a casa.

- è stato un giorno bellissimo, spero ce ne siano presto degli altri così -
- spero anche io - risposi.
La salutai.
Tirai un sospiro di sollievo e tornai lentente verso casa.

Cari lettori finalmente sono riuscito a pubblicare questo capitolo dopo tanto tempo. spero vi sia piaciuto e spero di riuscire a pubblicarne presto altri.
come potete vedere nei capitoli precedenti 17 18 non ho ancora raggiunto il titolo se volete potete lasciarmi sottoscritto nei commenti I riferito a nei capitoli appena citati.

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