10) miglioramenti

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La scuola stava per finire, ormai mancavano pochi giorni.
Erano quei giorni in cui cercavo in tutti modi di non prendermi un gavettone di Coca-Cola o farmi colpire dal cibo che i miei compagni di classe lanciavano.
Però erano anche belli, perché sapevo che dopo di loro sarebbe arrivata l'estate.
Niente scuola.
Niente ragazzi.
Niente prese in giro.
Niente ruote bucate.
Solo io, il bosco, e, novità dell'anno, il branco,il mio branco, la mia famiglia.
"La casetta" pensai " finalmente posso cominciare a sistemare il mio rifugio "
Stappai un foglio dal quaderno di chimica.
Afferrai la matita e cominciai a scrivere tutto quello che mi serviva per sistemare la casetta.
Poi cominciai a disegnare.
Cercai di fare uno schizzo dell'arredamento per la casetta.
Un piccolo armadietto, un frigo, una stufetta, un tavolo e una sedia.
"E perché no, un materasso"
Non sarebbe stato male, il mio rifugio, una volta finito.
Però dovevo ancora iniziare a sistemarlo.

La campanella suonò.
Chiusi il quaderno e lo rimisi nella cartella.
Afferrai la mela e uscii dalla classe.
Andai nel cortile, la parte dietro, che frequentavo in pochi.
Mi sedetti su una panchina e lasciai vagare i pensieri.
Intravidi Asya che camminava con le sue amiche.
"Scordatelo" pensai "non riuscirai mai a parlarci"
La mia espressione si intristí.
Strinsi la mela.
La mano si chiuse, e il frutto andò in frantumi.
"Perfetto" pensai "salto la merenda"
Andai in bagno a lavarmi le mani.
Sentii due ragazzi che entrarono.
Inizialmente non fecero caso a me.
Poi un getto di liquido freddo mi colpì la schiena.
Era frizzante.
Coca-Cola.
Scoppiarono a ridere.
Agii impulsivamente.
Mi girai e li atterrai con un solo veloce movimento.
Erano rimasti impietriti.
Stupiti.
Uscii.
Sapevo non lo avrebbero mai detto a nessuno, altrimenti si sarebbero rovinati la reputazione; e la mia più di così non può scendere.

Finita la scuola riuscii a schizzare Fuori dalla classe senza che nessuno mi intralciasse.
Arrivai alla mia bici prima degli altri, e per una volta riuscii a tornare a casa in sella.
Ci pensai un attimo.
Mi dispiaceva in un certo senso non tornare a piedi, perché ci mettevo più tempo con la bici a mano, perché sapevo che mettendoci più tempo, avrei visto lei.
Arrivai a casa e sbrigai le solite cose in poco tempo, poi rimontai in sella e andai da Sam.

La falegnameria era un grande capannone.
L'esterno era pieno di grandi tronchi di vari alberi.
Entrai.
Uno spesso strato di segatura copriva il pavimento.
Grassi macchinari per scortecciare e tagliare erano sparpagliati qua e là.
Diversi uomini stavano lavorando.
- ehi ragazzo, che ci fai qua? -
Chiese Sam con un sorriso.
"Come se non sapesse il perché sono qua"
Gli porsi il biglietto.
- riusciresti a procurarmi queste cose? - chiesi.
Lui afferrò il foglio.
Lo aprí e lo lesse.
- se passi tra tre giorni trovi tutto- disse mettendosi in tasca la lista.
- ti servirà una mano per il lavoro? -
- non penso, voglio arrangiarmi per conto mio - risposi - se mai dovesse essere so a chi rivolgermi -
- ora va ragazzo - sussurrò - Ad Athena non piace aspettare -
Annuii e tornai sui miei passi.

Alla fine a questo si erano ridotte le mie giornate: lunghi e faticosi allenamenti.
In un certo senso mi piaceva.
Mi aiutava a sfogarmi.
Però ... Mi manca il bosco, il verde, lo stare steso sul muschio a crogiolarsi al sole, con i piedi dentro un torrentello.
Quei giorni sarebbero arrivati di nuovo, ma prima, dovevo diventare a tutti gli effetti un membro del branco.

"Chissà cosa mi riserverà il futuro"

La mia vita nell'ultimo periodo era cambiata in modo impressionante.
Niente che avrei creduto minimamente possibile, immaginabile.
È successo tutto così in fretta.
Ora non sono solo una persona, ma non sono neanche un lupo.
Mi sento membro di una famiglia, sento che ho delle persone sulle quali posso contare, cosa che non mi era mai successa.
Però, a scuola rimanevo quello emarginato.
Forse era meglio così, nessuno faceva troppo caso al solitario, tutti pensavano di più al quello popolare.
Peccato che essere emarginato ha i suoi svantaggi.
Ad esempio, non riesci a farti degli amici. Non riesci a parlare chi vuoi.
Sospirai.

Ero arrivato finalmente.
Appoggiai la bici a un palo e la bloccai con il lucchetto.

Suonai il campanello.
La serratura si aprí.
Spinsi la porta di vetro ed entrai.
Salii le scale e arrivai sul tetto.

Trovai Athena intenta ad affilare un coltello.
- cerca di metterci meno tempo la prossima volta - disse riponendo l'arma a terra.
Annuii.
- e così mi hanno detto che impari in fretta - continuò - e che hai sorpreso Natasha -
Si alzò.
Aveva i capelli raccolti un una lunga coda.
Indossava un kimono bianco.
-Che esperienza hai con le armi?-
- ho un coltellino - risposi
- armi bianche - pensò ad alta voce - ok, ti insegnerò ad usare il coltello -
Si inginocchiò, afferrò uno dei coltelli che aveva sistemato per terra e me lo prose.
- ora io ti mostrerò - disse - tu osserva, impara, perché non mi piace ripetere le cose -
Detto questo, un'altra, interminabile parte del mio addestramento ebbe inizio.

Ciao a tutti.
Spero che la storia vi piaccia.
Come vedete, a questo capitolo manca il titolo.
Non sono riuscito a trovarne uno che gli andasse bene.
Mi rivolgo a voi lettori.
Se vi viene in mente un titolo per questo capitolo, scivetelo pure nei commenti, o commentate il titolo proposto da altri se a voi piace.
La sera scriverò come titolo quello che piace di più.
Grazie per il supporto.
Arrivederci al prossimo capitolo

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