11) acciaio

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Sentii il freddo morso sulla mia guancia.
Era gelido, ma allo stesso tempo bruciava come il fuoco.
Indietreggiai, portandomi la mano sul taglio.
Sentii qialche goccia di sangue scendere giù, fino al collo.
Strinsi l'impugnatura del coltellaccio dalla lama curva.
Le nocche sbiancarono.
Scattai in avanti.
La lama danzó insieme all'altra, come due ballerine.
Saltellavano, piroettavano, si avvicinavano e si allontanavano.
Poi tornavano ad abbracciarti, a baciarsi come due amanti.
Era una danza, fatta di movimenti e luci, bagliori e flash luminosi.
E il ritmico suono dell'acciaio che si scontra contro l'acciaio, del sibilo della lama che fende l'aria, come quello di un serpente pronto a mordere.
Le lame si toccarono tre volte, in rapida successione.
Scattanti, fulminee, letali.
Ormai la danza durava da qualche decina di minuti, ma nessuno dei due ballerini era abbastanza stanco da fermarsi.
Rigirai il coltello e tentai tre affondi, per poi scivolare sotto un fendente e scartare un discendente.
Sentii freddo sulla schiena.
La maglietta era volata via.
La guardai.
Era per terra, a brandelli.
"Questa sarà dura spiegarla ai miei"
Indietreggiai.
Il luccichio dell'acciaio arrivó a un palmo dal mio viso.
Alzai in coltello e intercettati il colpo successivo, che mi fece quasi scivolare il coltello di mano.
Afferrai l'impugnatura con ambedue le mani.
Menai un fendente.
Sentii il freddo pavimento contro la mia schiena.
Non avevo capito quello che era successo, solo che ero caduto per terra.
Mi rialzai.
- stai migliorando - disse sfiorandomi il taglio con le dita - ma devi stare più attento al tuo avversario, ti distrai, guardi solo il coltello, invece devi vedere tutto il corpo -
Annuii.
Athena non era il genere di persona che definire pericolosa era ridicolo.
Di sicuro aveva avuto l'opportunità di mandarmi al tappeto nolte volte, ma non lo aveva fatto, perché io dovevo imparare.
Quando sarò diventato un po' più bravo a maneggiare un coltello, lei si metterà un po' più d'impegno.
Indossai un altra maglia e tornai a casa.

Quando tornai, il giorno seguente, trovai Athena intenta a maneggiare un'accetta.
Maneggiava molto bene l'arma nonostante fosse pesante.
- prendi quella - disse lei indicandomene una appoggiata al muro.
Appena la alzai lei mi corse in corto.
Parai malamente il colpo, rovinando a terra.
- sempre essere pronto - disse indietreggiando.
Mi rialzai, facendo leva sull'arma.
"Cominciamo bene"
Sferzai l'aria con un ascendente che fece indietreggiare la ragazza.
Parai una falciata con il manico.
Indietreggiai di un passo e menai un fendente a vuoto.
Il tonfo sordo del ferro sul legno e quello schiocco dato dal legno che colpiva altro legno riempivano l'aria.
Le lame fendevano l'aria come falchi in picchiata, ma la loro preda la mancavano, perché l'altro si metteva davanti, Fernando la discesa in una valanga di scintille.
Mi abbassai, passando sotto un'altra falciata, per poi dare una spinta ad Athena con il manico.
Lei indietreggiò.
- stai migliorando - disse
Poi, fulminea, scattó.
Nell'aria si disegnò un semicerchio argenteo e la mia ascia si ruppe in due all'impatto.
Lasciai cadere i due pezzo dell'arma.
Lei alzò un sopracciglio.
- ti arrendi? -
Un sorriso ironico apparve sulle mie labbra.
- io arrendermi? -
Portai una mano vicina allo zigomo, l'altra la lasciai aperta, poco distante dalla prima.
Lei, incuriosite, provò ad attaccarmi.
La anticipai.
Accorciati la distanza tra noi, fino a essere troppo vicino per essere colpito.
Afferrai il manico di legno e le feci lo sgambetto, mandandola a terra.
Lei perse la presa sull'arma.
Io invece l'avevo guadagnata.
Lei si rialzò in piedi.
Poi capì che aveva perso.

Continuarono così i giorni.
Tra coltelli e asce.
Tra punte e lame, affilai acciaio e duro legno.
Ogni giorno era un passo in avanti, stavo migliorano molto in fretta.
Ogni taglio era uno sbaglio. Uno sbaglio che non avrei più fatto.

Le giornate si stavano allungando.
Ormai il tramonto lo vedevo solo da camera mia.
Il cielo si tingeva di arancione, e una grande sfera rossa si abbassava sull'orizzonte.

La volta successiva, trovai un tipo di arma diversa dalla precedente.
Era una spada.
Afferrai l'impugnatura e la alzai con entrambe le mani.
Era più leggera di un'ascia, più maneggevole.
Aveva entrambi i lati affilati.
Era spessa circa mezzo centimetro, eppure era molto robusta.
La guardia crociata era formata da due artigli d'acciaio che partivano dall'impugnatura, che era di morbida pelle.
Il pomolo invece aveva una forma particolare, una testa di lupo.

- se dei degno di quella spada, è tua - disse Athena.
Annuii.
Mi stava dando la possibilità di tenerla se sarei stato abbastanza bravo a maneggiarla.
- si dice che un cavaliere debba essere all'altezza della sua spada -

Feci due passi avanti avanti.
Stringevo l'arma con ambedue le mani.
Lei estrasse un altro tipo di spada: una katana.
Le due lame si avvicinarono, fino a sfiorarsi, fino a toccarsi.
Una leggera nota squillante risuonò al tocco delle due spade.
Veloce come un serpente, menai un fendente.
Le due lame si incrociarono per la prima volta, sollevando scintille arancioni e azzurre.
Parai una falciata.
Le ossa delle braccia tremarono sotto il colpo.
Attaccò tre volte, in rapida successione.
Un fendente andato a vuoto.
Parai quello successivo.
Riuscii ad abbassare la lama appena in tempo per deviare un affondo.
Piroettai su me stesso.
La mia lama cozzó contro quella di l'acciaio si piegò sotto il colpo, per poi tornare dritto come prima una volta che le lame si staccarono.
Menai un fendente al ginocchio.
Una finta.
Alzai rapidamente la mia lama.
Lasciai un piccolo strappo sul tessuto del kimono.
Lei sorrise.
Caricò un fendente.
Alzai la spada davanti agli occhi. Inclinandola leggermente.
Appena in tempo.
Il suono dell'acciaio riempí l'aria.
Le due lame scivolarono luna sull'altra.
Calde scintille caddero a terra.
Non aspettai un istante.
La guardia della mia avversaria eta aperta.
Alzai la spada sopra la mia testa e la calai.
Lei riuscì appena a sottrarsi al colpo.
Una ciocca di capelli biondi cadde a terra.
Fece tre passi indietro.
Rinfoderó la lama.
Mi guardò sorridente.
- domani va da Devon - disse - troverai Sasha -
- la spada è tua - aggiunse - ma ogni spada ha un nome, il suo qual'è? -
Guardai l'arma.
Non mi ci volle molto tempo per trovare quello che si adattava meglio.
- claw - risposi - artiglio -

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