1 parte 2. Ally

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Soundtrack: Gemini - Trap Door

Con la coda dell'occhio vide Linda avvicinarsi a Colin e tirargli una gomitata al fianco mentre gli sussurrava qualcosa, poi Riley le si avvicinò e si piegò all'altezza delle sue ginocchia, quindi alzò un dito e la punzecchiò, al che Alexis fece un passo indietro guardandolo storto.
-Aia.

-Ti sta uscendo un sacco di sangue. È meglio fare qualcosa per quel ginocchio o dobbiamo portarti in ospedale e poi ti tagliano la gamba- disse con semplicità, come se fosse una cosa di tutti i giorni, sbagliando anche un paio di verbi.

Alexis, che aveva abbassato lo sguardo sulle sue ginocchia, lo rialzò immediatamente su di lui.
-Cosa?!

-Riley!- lo rimproverò la sorella.

-Oggi stai dicendo più cavolate del solito- notò Colin alternando lo sguardo dall'amico ad Alexis. -Comunque è meglio fare qualcosa sul serio. Casa mia non è lontana, se vuoi- continuò con un'alzata di spalle.

-Di sicuro è più vicina della nostra- si aggregò Linda.

-E della mia...- sospirò Alexis. Quindi Colin era figlio di uno dei ricconi che vivevano in quella parte di paese, tutto il contrario di lei.

-Riesci a camminare così?- le chiese Riley abbassando la voce.

Alexis mosse il primo passo ma, non appena poggiò il piede sull'asfalto, un brivido le salì lungo tutta la gamba, facendola immobilizzare sul posto.
-No.

Il bambino allora le si mise davanti girato di schiena, poi si accovacciò e fece passare le braccia dietro le sue ginocchia, sollevandola.

-Woa! Guarda che... non ce n'era bisogno!- tentò di non arrossire o toccarlo troppo.

Per tutta risposta Riley se la sistemò meglio sulla schiena.
-Devo farmi perdonare per prima, no?

-Ma non me la sono presa così tanto!- cercò di farlo ragionare, senza riuscirci.

-Lascia perdere, Ally. Quando mio fratello si mette in testa qualcosa è impossibile fargli cambiare idea- disse Linda affiancandosi a loro mentre Riley cominciava a camminare, e Alexis fu costretta a cingergli il collo con le braccia per non cadere.

-Ally?- chiese poi all'altra. Non l'avevano mai chiamata così prima, ma non le dispiaceva come soprannome. Di sicuro era molto meglio di quello che somigliava a Lassie, il Collie dei vari film e serie tv che tutti i bambini volevano avere.

Linda annuì.
-È un soprannome. Visto che non ti piace Lexie- rispose.

-Come mai?- chiese Colin.

-Sembra troppo Lassie- biascicò lei sperando che non l'avessero sentita. E invece tutti e tre scoppiarono a ridere, facendola arrossire dall'imbarazzo. Si fermarono quando arrivarono davanti ad una villa enorme, completa di piscina, giardino curato alla perfezione, colonnati e macchine costose parcheggiate nello spiazzo davanti all'entrata.

-Questa è casa mia- disse Colin, stranamente serio, guardando dritto davanti a sé. -Venite, entriamo dal retro.

Alexis non capì perché non potessero entrare normalmente, ma non si fece troppe domande, essendo più concentrata ad osservare ogni millimetro della villa e sul bruciore alle ginocchia. Era sicura che, durante la loro camminata, alcune gocce di sangue fossero cadute sull'asflato. Chissà cos'avrebbe pensato chi fosse passato da lì?

Entrando le si presentò un ambiente del tutto diverso da quello che si era immaginata: spoglio, con molti mobili e suppellettili in legno, ma soprattutto era scuro. Gli alloggi della servitù. In poco tempo una donna corpulenta con una retina in testa a coprire i capelli rosso carota passò davanti a loro con un vassoio tra le mani. Non appena vide Alexis, l'oggetto fece un salto impensabile, mentre la donna spalancava i piccoli occhi chiari e si faceva paonazza in volto.
-Santo cielo, bambina mia! Che ti è capitato?- le chiese accorrendo.

-Sono... caduta- rispose lei omettendo alcuni particolari per non creare problemi agli altri. Abbassò per un attimo gli occhi su Linda e la vide coprirsi la bocca per nascondere una risata.

-Santo cielo, bisogna immediatamente fare qualcosa! Immediatamente!- esclamò togliendola con ben poca grazia dalle spalle di Riley. La prese in braccio e si diresse verso chissà dove continuando a borbottare frasi senza senso. La portò in una specie di sgabuzzino, dove disinfettò tutti i tagli e le mise cerotti ovunque mentre le parlava della sua vita. Alexis scoprì che Rose era una delle cuoche di casa e che lavorava lì da ben ventitré anni, ormai, rinunciando ad avere una famiglia. Non le disse, però, il motivo della sua scelta. Quando poi uscì, Alexis sentì una voce fin troppo famigliare provenire dall'esterno, e i suoi sospetti vennero confermati non appena si trovò davanti sua zia, intenta a parlare con un uomo dall'aria alquanto severa.

Riley, Linda e Colin erano vicini alla porta, ma la scena con gli adulti sembrava non interessarli. Non appena lo sguardo di Catherine si posò su di lei, Alexis giurò di aver visto i suoi occhi diventare lucidi, ma fu solo per una frazione di secondo, perché un attimo dopo la donna la stava stritolando come se non la vedesse da anni.

-Zia... Mi... Mi fai male!- si lamentò cercando di non mangiarsi i capelli della donna.

-Mi dispiace tesoro. So di essere insopportabile a volte...-

Solo a volte?

-... ma lo faccio solo perché ti voglio bene, lo capisci questo? Non voglio perdere anche te, non dopo aver promesso- le disse con voce tremante per il pianto trattenuto, poi si allontanò afferrandole il volto. Per qualche secondo, dopo quella frase, la bambina aveva spalancato gli occhi, ma si era subito ripresa e la sua completa indifferenza a tutto era tornata, facendole abbassare la testa e annuire. Alexis era davvero brava a non lasciare che i suoi sentimenti la ingannassero, nascondendoli da qualche parte come se fossero rinchiusi in un cassetto. Già, per lei non erano altro che anonimi calzini: li indossi per un giorno e poi li metti da lavare o, se ti stanno stretti, li butti via.

Sua zia si alzò, le strinse una mano e insieme si avvicinarono all'uomo di prima.
-Scusi il disturbo, signor Lambert.

-Si figuri. L'importante è che la bambina adesso stia bene e che sia con lei- rispose lui indirizzando un'occhiata veloce ad Alexis che la fece nascondere dietro le gambe della zia. Quell'uomo doveva essere il padre di Colin perché aveva i suoi stessi occhi, nonostante nei suoi ci fosse come una fiamma di freddo cinismo.

Stavano per varcare il cancello della villa, quando la voce di Linda costrinse la bambina a fermarsi di scatto.
-Ally! Ci vediamo domani sotto il ponte!- urlò così che lei potesse sentirla.

Alexis alzò lo sguardo su di loro, nuovamente sorpresa, poi sorrise appena e alzò un braccio sollevando il pollice, dimenticandosi della sua convinzione: se non ti affezioni non soffri.

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