Sempiternal

20. La verità dietro il fumo, parte 2

Per la vostra gioia siamo arrivati a... chiamiamolo il primo climax, dove si cominciano a capire molte cose. Sono un po' pesanti, quindi preferisco inserire un piccolo avviso qui all'inizio. A questo punto immagino che qualche idea ve la siate già fatta e se non vi piacciono o non ve la sentite, non leggete. Sembra banale, lo so, ma sono argomenti delicati. Come si dice, uomo avvisato mezzo salvato. Detto questo, buona lettura xx

Arrivato ad appena un paio di passi da me, Mason copia il mio gesto e si appoggia alla parete, le mani bene a fondo nella tasche.

-Non sapevo fumassi- mormora dopo qualche istante di silenzio imbarazzante.

-Infatti. Avevo smesso- rispondo lasciando trasparire il fatto che le domande di quel simpaticone là dentro mi hanno davvero seccata.

-Lascia perdere quell'idiota, era ubriaco già prima di arrivare.-

-Lo difendi anche?- non è un'accusa vera e propria la mia, solo una constatazione. Forse perché, in fondo, ho perso le speranze anche con Mason. Credevo, o meglio speravo, che si preoccupasse davvero. Ma d'altronde perché avrebbe dovuto? Lui non mi interessa e io, di certo, non interesso a lui. Il quarterback di solito ha prospettive più alte, non cerca ragazzine che odiano tutto e tutti, con un passato difficile alle spalle e un futuro che, a quanto pare, lo sarà ancora di più. Ma ciò che veramente mi infastidisce è che, a questo punto, tra tutte le persone che conosco, l'unico in grado di formulare dei pensieri coerenti e in qualche modo profondi, che riesca a capirmi e che considero come qualcosa che si avvicina ad un amico, è Ian. E Ian è gay.

L'aveva detto mia zia che sono meglio le ragazze.

Ormai non sono più sicura nemmeno di quello.

È per tutti questi motivi che spalanco gli occhi quando, prendendo la sigaretta tra pollice e indice, me la sfila dalle labbra e la getta a terra, schiacciando il mozzicone con un piede. Dopodiché sorride alle mia espressione basita.

-Il fumo fa male- dice. -Per...

-Hey, guarda chi cè!- mi giunge una voce che purtroppo conosco fin troppo bene, troncando ciò che Mason stava per dirmi. Speravo di non doverla più sentire, dato che in giro si diceva che fosse stato arrestato per chissà cosa. Stupro, probabilmente, conoscendo il tipo. E il bello è che suo padre è un giudice.

Il ragazzo più insopportabile del pianeta Terra si avvicina scostando appena Mason, come se neanche lo calcolasse, e fa scorrere lo sguardo su di me, con quei suoi occhi di ghiaccio perennemente arrossati dall'erba che fuma e dall'alcool. Lui sì che non è cambiato di una virgola rispetto a due anni fa.

-Ciao, Lassie- mi saluta con l'appellativo che lui stesso mi aveva affibbiato e con cui ero conosciuta praticamente in tutta la mia vecchia scuola, insieme all'altro, più specifico. -Potevi dirmelo che ti bastavano due anni per svilupparti così, mi sarei tenuto aggiornato- sogghigna pensando già di rifare la stessa cosa del passato. Illuso.

-Vedo che non hai perso il tuo senso dell'umorismo di merda, Adam, insieme alle vecchie abitudini.- rispondo. -Almeno hai cambiato erba? Adesso fumi quella del tuo giardino?-

Adam ride, divertito da quelle domande. -Sei persino più stronza, sai? Mi fai ridere- dice, infine, dopo essersi ripreso. È chiaramente ubriaco. -Però scappare in quel modo non è stato per niente carino da parte tua- continua inclinando la testa da un lato come per rendere il suo dispiacere più evidente.

-Chissà per colpa di chi me ne sono andata in quel modo, eh?- ribatto alzando un sopracciglio. Mason me lo sono completamente dimenticata. -Forse grazie ad un coglione che...

Calmati Alexis, calma. Ci sono altre persone, non puoi. Non qui, penso contraendo la mascella come per masticare le parole che mi stavo per lasciar scappare. Non c'è bisogno che altri vengano a sapere, quindi faccio buon viso a cattivo a gioco e ingoio tutto l'amaro che ho dentro.