11. Messaggio criptato

13 1 6
                                    

Va bene, vi do il permesso di pugnalarmi. Ecco il coltello ^^"

Colin's pov

Non ci posso credere, l'ha fatto di nuovo! Mi ha chiuso la porta in faccia per la trecentesima volta in quattro giorni che sono tornato! Istintivamente sollevo un braccio, la mano chiusa a pugno pronta per colpire il legno. Poi però lascio andare un lungo sospiro e ci appoggio la fronte contro chiudendo gli occhi. Di là sento dei passi leggeri, poi un fruscio e, infine, il silenzio.

-Ally- la chiamo con voce sommessa ma, non ottenendo alcuna risposta, provo ancora. -Ally, per favore, apri. Voglio solo parlarti.

Ancora niente.

-Se mi apri ti racconto perché sono tornato, ok?

Neanche questo la convince.

-Ally?

Insospettito da tutto questo silenzio prendo una decisione che speravo persino di dimenticarmi ma, a mali estremi, estremi rimedi. Afferro la maniglia e spingo aprendo con cautela la porta in modo che non cigoli. Per un attimo lo sguardo mi cade sui due pezzetti di nastro adesivo che avevo posizionato giorni fa, ma lo rialzo immediatamente. È allora che la vedo stesa in diagonale sul suo letto con il volto coperto dai capelli e i piedi penzoloni. Cercando di essere il più silenzioso possibile mi avvicino a lei ma, dopo aver appurato che sta dormendo, mi tranquillizzo.

Prima di uscire mi prendo un attimo per guardare la sua camera: pareti bianche, con qualche decoro geometrico nero sulla parete dove appoggia il letto, anch'esso con lezuola bianche e nere, poi una cassettiera, un semplicissimo armadio e, infine, una scrivania in legno. Almeno credo che sia legno quello sotto alla moltitudine di fogli, per la maggior parte spiegazzati o addirittura strappati, libri aperti e un computer portatile, in bilico sul bordo.
Incuriosito da tutto quel casino mi avvicino e do un'occhiata veloce ai suoi appunti, che scopro essere citazioni o interi testi di canzoni. La cosa interessante è che alcuni sono scritti a mano leggera, con tanto di decorazioni ai lati e lettere scritte alla perfezione, mentre altri, quelli ridotti peggio, devono essere stati calcati più volte e con foga. Per questo i fogli sono stracciati.

Ad ogni modo la mia mania dell'ordine torna a farsi sentire più prepotente che mai, ma non posso rimettere tutto a posto, mi ci vorrebbero ore. Perciò mi limito a posizionare il portatile al centro della scrivania, ammucchiando libri e fogli ai lati, dopodiché mi decido ad andarmene, non dopo aver lanciato un'altra occhiata veloce ad Alexis. Ormai è diventata una questione personale il sapere perché sia cambiata così tanto; so che non può essere stata solamente la mia partenza improvvisa. Probabilmente c'entra la morte dei suoi genitori, ma chi può dirlo meglio di lei stessa? Il problema è che non mi vuole parlare in ogni modo, perciò dovrò chiedere a qualcuno di farlo al posto mio, anche se è una tattica meschina che dovrò spiegarle quando lo verrà a scoprire. E saranno dolori per me, Alexis è un tipo piuttosto manesco.

Fuori, faccio appena in tempo a chiudere il cancello che il mio cellulare comincia a vibrare.

Che vogliono adesso? mi chiedo estraendolo dalla tasca posteriore dei jeans. Quando però leggo il nome di Declan sullo schermo rimango sorpreso: è da giorni che quella maledetta carota non si fa più sentire, quindi può essere che gli abbiano dato da esplorare le zone del governo.
-Guarda un po' chi si è fatto vivo- gli dico non appena accetto la chiamata senza neanche salutarlo.

-Oh, anche io mi sono preoccupato per te, tesoro- risponde teatralmente. Sono persino sicuro che in questo momento si sia portato una mano al cuore.

-Molto divertente, Declan. Allora, dove ti eri cacciato?

-No, no, no. Prima voglio sapere come sta andando a te. Com'è che si chiamava la ragazza? Alicia?

-È Alexis. E, tanto per la cronaca, non ho mai preso così tante porte in faccia- rispondo massaggiandomi il naso.

SempiternalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora