9. Ora sì che sono finita

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Le ore successive sono state un delirio. A quanto pare oggi è la giornata dell' Alexis, stai bene? Se sì, rispondi a questa domanda altrimenti rispondi lo stesso.
La mia strategia di confondermi con le pareti non è andata per niente a buon fine. E quando mai?
Così adesso, a pausa pranzo appena iniziata, sto quasi correndo per i corridoi in cerca di una dannata porta da cui uscire, visto che mi sento di nuovo soffocare.
Alla fine la trovo e, quando la spalanco, prendo una serie di respiri profondi, per poi tossire a causa del fumo.

-Di quanta roba ti sei fatta, scusa?- mi chiede uno dei ragazzi che stanno tranquillamente fumando davanti alla porta. Che ha i vetri e da dentro si vede cosa succede fuori. Poveri loro, dovranno restare a scuola più del dovuto se qualche insegnante li becca.

Infastidita da quella domanda mi sventolo una mano davanti al volto per riuscire a respirare aria.
-Pensa per te- rispondo allontanandomi verso il passaggio tra le due siepi, che naturalmente è pieno di persone, quindi devo farmi strada quasi a gomitate per riuscire a passare. Apro il cancelletto, ma, quando faccio per andare verso la mia quercia salvavita, la trovo occupata da una coppietta intenta a scambiarsi effusioni. E per di più sono due ragazze.

Bene. Meglio andarsene senza farsi notare, mi dico facendo dietrofront.

Mentre richiudo il lucchetto mi arriva una voce femminile che mi sembra di aver già sentito da qualche parte.
-Oh, ti hanno rubato il posto?

Mi giro facendo scorrere lo sguardo sui presenti, ma niente. Non riconosco nessuno. Fissando poi gli occhi appena più in là dei miei piedi torno sui miei passi, incurante della ragazza che voleva infastidirmi.
Ad un certo punto, mentre passo vicino ad un ragazzo, questo alza una mano così velocemente che mi spavento e per un attimo alzo lo sguardo su di lui. Ed è questo a fregarmi. Lo sgambetto: il modo più ridicolo, infantile e conosciuto per farsi qualche nemico a vita.

Fortunatamente non cado, così da girarmi e vedere subito il colpevole. O, meglio, la colpevole, visto che è la rossa del corso. Aggrotto le sopracciglia con fare confuso e mi avvicino talmente a lei che posso dire con certezza che la supero di almeno due centimetri.
-Cos'hai fatto?- le chiedo.

Lei sorride beffarda e inclina la testa di lato.
-Non hai visto? Oltre che stupida sei anche cieca?- risponde spingendomi sulla spalla.

Ora invece sono sconvolta. Ha osato toccarmi sul serio o me lo sono immaginato?
-Prova a toccarmi ancora e ti rompo quel naso da maiale che ti ritrovi. Tanto non può peggiorare più di così- la minaccio riavvicinandomi. In effetti il suo non è il tipo di naso alla francese, perché le narici sono ben più visibili e distanziate tra di loro.

-Ah sì?-
Mi spinge ancora una, due, tre volte. Quando però alza le mani una quarta, io sono più veloce di lei e il mio pugno, direttamente sul naso come avevo promesso, la fa cadere.

Mentre piego il collo per scrocchiarlo tutti i presenti si mettono sull'attenti, eccitati per la rissa, eccetto un gruppetto di ragazze che mi fulminano con lo sguardo. Devono essere le amiche della rossa.

A proposito. In quel momento si mette seduta scuotendo la testa, poi alza lo sguardo infuriato su di me, i capelli scompigliati che le coprono in parte il volto.

-Ti ho fatto male?- le chiedo fingendomi preoccupata.

-Tu, brutta...-
Con una velocità che non credevo avesse, la rossa si rimette in piedi e mi travolge letteralmente, facendomi cadere a mia volta. Ricevo un pugno, ma l'afferro subito dopo per la maglia e capovolgo la situazione. Continuiamo in questo modo per dei minuti buoni, fino a quando non torniamo al punto di partenza dove lei infierisce. Solo che questa volta una delle tizie che mi guardavano prima mi tiene bloccata a terra. Non so come riesco a liberare un braccio e colpirla molto vicino ad un occhio, in modo che lei scatti all'indietro con un urlo e io possa prendere per l'ennesima volta a pugni la rossa. Mi sto abituando ad andarci pesante con lei, perché adesso lo tiri persino più forti di prima. Purtroppo al quarto, proprio mentre sto alzando il braccio, una mano mi blocca e mi tira in piedi.

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