5. Io sono per il divaning

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La mattina dopo mi sveglio ancora sdraiata sul divano, dove sono stata per tutto il giorno, con una coperta addosso che non ricordo di essermi messa. Lì ci ho fatto i compiti, ho pensato, ho guardato la televisione, ho mangiato e, a quanto pare, ci ho anche dormito.
Mi metto seduta a gambe incrociate sbadigliando e mi rendo conto con orrore che anche di sabato esiste il sole. Almeno ora la distanza da percorrere per arrivare al cibo è decisamente diminuita, il che mi lascia piacevolmente soddisfatta e serena, una cosa anormale di mattina. Chissà che oggi non sia la mia giornata fortunata? Apro uno dei pensili dove di solito tengo la Nutella e noto che questa non c'è più.
-No, non è la mia giornata fortunata- dico scuotendo la testa. Dovrò accontentarmi della marmellata.

Presto arriva mezzogiorno e con esso anche una donna stanca e affamata chiamata Catherine. Mia zia entra aprendo di getto la porta, lancia letteralmente contro una parete tre buste di plastica con dentro dei rotoli di stoffa e si fionda in cucina con la stessa potenza di un tornado. Alla fine si accorge anche di me, che strano.
-Oh, ma buongiorno!- dice venendomi incontro, dopodiché mi schiocca un bacio sulla guancia che pulisco immediatamente con il dorso della mano emettendo un verso schifato.

-Ah, però quando sono tornata a casa stanotte e ti ho rimboccato le coperte- accompagna le ultime parole con un gesto come per tirare su una coperta immaginaria. -non ti ha fatto schifo!

-Per forza, ero addormentata!- rispondo sghignazzando per la sua espressione incredula, seguita da un borbottio indistinto mentre se ne va verso il divano con il suo trancio di pizza ai capperi. Ancora non capisco come faccia a piacerle.

-A proposito- riprende con la bocca impegnata a masticare.

-Non si parla con la bocca piena!- le urlo dalla cucina, ma come al solito lei non mi ascolta nemmeno.

-C'è qualcosa che non va?

Oddio. Come fa a saperlo? Che faccio adesso?
-Ehm... No, perché?-
Io non ho nessun controllo sulla mia stessa voce. Cos'era quell'acuto?
Mi sento afferrare per le spalle, poi Catherine mi volta verso il soggiorno e mi spinge fino al divano facendomici sedere.
Alzo gli occhi su di lei e la trovo a guardarmi con la sua espressione impaziente da perfetta mamma. Sospiro e dico: -E va bene.

Soddisfatta per la vittoria si siede di fianco a me e aspetta, lasciandomi il tempo di organizzare le idee. Decido di cominciare dal vero inizio, tralasciando magari le mie risposte sgarbate.

-Oggi Lin ha voluto che mi sedessi al tavolo con lei, Riley e due loro amici.

-Fin qui niente di strano- interviene, poi spalanca gli occhi al modo in cui la guardo. -Vabbè, ho capito che hai un bel caratterino, ma almeno...

-Lasciami parlare!

Mia zia alza subito le mani come per arrendersi, poi se ne mette una sulla bocca a tapparla. Tanto so già che resisterà al massimo cinque secondi prima di interrompermi di nuovo.

-Uno dei due amici assomiglia in un modo spaventoso a Colin- riprendo guardando per terra.

-Ma non è lui, quindi qual è il problema?- chiede infatti.

-È che credevo che assomigliasse a Colin. In realtà lui è completamente diverso.

-Come fai ad asserne così si...- poi si blocca di colpo, capendo ciò che intendevo dire. La sua reazione, però, non è come me l'ero immaginata. Mia zia è felice come non l'ho mai vista. -Hai incontrato Colin? È-È davvero tornato? Oh, ma perché non me l'hai detto subito? Dobbiamo invitarlo a cena! Chissà com'è diventato? Ormai ha diciassette anni, è quasi un uomo- dice parlando a macchinetta.

L'unica cosa che sono riuscita a capire del suo discorso è che vuole invitarlo a casa. Devo fermarla prima che se ne convinca.
-No!- esclamo, dopodiché vedendo la sua espressione a metà tra il confuso e il deluso cerco di trovare le parole per spiegarmi meglio. -No... Non hai capito- scuoto la testa sconsolata. Odio parlare di me stessa e dei miei problemi con gli altri, è una cosa che proprio non so fare.

Catherine, approfittando del mio momento di confusione totale, mi prende per le spalle fissandomi negli occhi. -Vedrai che andrà tutto bene- dice poi. -Ordinerò qualcosa spacciandogliela per cibo fatto in casa dalla sottoscrita.

Non ha capito proprio una mazza, povera me. Io non saprò esternare le mie emozioni, ma lei è imbattibile nel non capire le persone.

-E ora che ne dici di portare a spasso Ashton? Quando sono arrivata mi ha guardata come se l'avessi bastonato, povero cagnolone!- torna alla carica raccogliendo le buste.

-No, vado al corso- sospiro avviandomi verso le scale. Salito il primo gradino mi fermo, non sentendo la porta chiudersi, e mi volto verso mia zia, intenta a fissarmi a bocca aperta.
Vedendo la sua espressione scioccata sorrido e torno a salire le scale. -Raccogli quella mandibola dal pavimento- scherzo.
In camera mia rovisto in tutti i cassetti esistenti per cercare il top e i pantaloncini che usavo sempre fino a due anni fa, quando ho smesso di allenarmi. Dopo un'eternità riesco finalmente a trovarli e, per pura curiosità, vado in bagno a provarli. Per più di cinque minuti giro davanti allo specchio continuando a guardarmi da ogni angolazione e ci rimango abbastanza male.
-Ci siamo date alla pazza gioia, eh?- borbotto mentre mi tolgo quei cosi e mi metto la comoda tuta che uso per stare a casa.
Tornando in camera continuo a ripetermi che non ci andrò mai e poi mai, non so nemmeno se esiste ancora quel corso.
Mi butto sul letto e controllo il cellulare. Una chiamata persa da Linda, un suo messaggio:

"Ally, che cazzo rispondi!"

E un messaggio da Riley:

"Posso venire da te? Linda è completamente andata."

Sospirando digito la risposta:

"Vado al corso. Scusa."

Ed è così che preparo il borsone e che esco di casa mettendomi gli auricolari nelle orecchie.

***
Questo capitolo è un po' corto, lo so, volevo solo presentarvi meglio la zietta. Non preoccupatevi però, il prossimo è lunghissimo!

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