Capitolo 2

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Una volta rientrato a casa, trovai mia madre in cucina a preparare il pranzo. Aveva da poco finito di sistemare la mia stanza, ed ebbi l'intelligente trovata di dirle:
<<Hey Ma... Senti una cosa... ma il caramello col caffè macchia?>>
<<Aaron ma che domande fai?>> Rispose alzando un sopracciglio.
<<Ehm perché non so come dirtelo, ma....tadaaa! Ho macchiato la felpa, con della cioccolata al caramello e caffè>>.
<<Ma da quando in qua bevi queste cose strane? Sei diventato matto? E poi scusa, non sai bere, che ti versi addosso tutto?>>
Ebbene si, Diana era matta anche per mia madre. Curioso no?
Dopo essermi sorbito le urla di mia madre per via della felpa macchiata, in attesa del pranzo, andai in camera mia, mi misi a letto, chiusi gli occhi, ed iniziai a pensare. Potrà sembrarvi strano, ma io pensavo ancora a Diana e a quanto era stata matta nei suoi modi di fare. Non dico che mi ero preso una cotta, non ho mai creduto nel colpo di fulmine, e poi non ci eravamo nemmeno presentati, però non so in quei pochi attimi, mi incuriosì. Era molto carina. Ok, adesso ve la descrivo fisicamente... Avete presente quelle ragazze svedesi, alte, bionde con occhi chiari? Ecco avete presente? Scordatevele. Diana sarà stata alta poco più di 1,60, nonostante fosse coperta per bene, riuscì a scorgere le sue forme ben distribuite. Teneva una folta chioma di capelli castani, che le scendevano fino a poco più sopra del fondo schiena. Occhi castano scuro, così scuri e così profondi. In quello scambio di sguardi durato si e no qualche secondo, io c'ho visto qualcosa di speciale.
Nel frattempo che stavo perso nei miei pensieri suonarono alla porta. Mia madre era indaffarata ad imbandire la tavola, al che dovetti andare ad aprire io. Era mio padre insieme a Karen, giusto in tempo per il pranzo.
Una volta seduti a tavola, iniziammo a mangiare, mia madre aveva preparato la mia pasta preferita, quella al pomodoro! La divorai.
Karen iniziò a parlare di scuola e dei bei voti che aveva ottenuto quel giorno:
<<Ho preso 9 in matematica, e 8 in storia.>> Disse Karen.
<<Brava piccola!>> Esclamammo io, mia madre e mio padre insieme.
<<Michael, perché invece non chiedi un po' ad Aaron com'è andata la sua giornata.>> Disse mia madre.
<<Che hai combinato figliolo?>>
<<Ma niente papà. Niente di rilevante.>> Risposi
<<No niente, si è solo versato della cioccolata al caramello mischiata con del caffè sulla felpa, e per smacchiarla me la sono vista brutta!>> Disse mia madre.
<<Caramello e caffè?>> Disse mio padre.
<<Figliolo la mancanza di lavoro ti porta a questo? Caramello e caffè. Roba da matti!>>
Non avevo nemmeno fatto il nome di Diana che già i miei genitori la consideravano matta, e mi piaceva.
<<Hey Karen, tu che ne pensi, caramello e caffè?>> Chiesi.
<<Da pauuuraaaa!!!!>> Rispose Karen.
Ebbene si, è mezza matta anche la mia sorellina si. Non so perché non spiegai la vicenda per come si era svolta, ma passai per matto davanti ai miei genitori, facendogli credere che bevvi la cioccolata al caramello e caffè. Passai perfino per un incapace che non era nemmeno in grado di bere da un semplice bicchiere.
L'unica cosa che in quel momento mi chiedevo era 'la rivedrò?' Forse resterà solo un piacevole incontro occasionale.
Sapete, New York è una città grandissima, e non è detto che se incontri una persona, il giorno seguente hai la fortuna di ritrovartela davanti.
Mi domandavo se anche in lei, in qualche modo, io le avessi magari suscitato curiosità. Mi facevo mille domande, in questo caso il matto sembravo io. Pensai bene di accendere la Play e di mettermi a giocare un po', così giusto per non pensare. Non volevo restarci male.
Quella sera ricordo che andai a dormire molto presto. Carico per il giorno seguente. Puntai la sveglia alle 7.
Al mattino mi alzai senza nemmeno far suonare la sveglia. Corsi a svegliare Karen. Con la voglia di accompagnarla a scuola. E di rifare lo stesso tragitto, con la speranza di rincontrare quella tipa strana, Diana.
<<Karen! Karen! Sveglia! O farai tardi a scuola!>> Le dissi urlando come un matto.
<<Ma ti sei impazzito? Oggi è sabato! Io non ho scuola il sabato!>>
<<Ah............ niente scuola il sabato?!?! Ehm scusa...>>
Karen afferrò un cuscino e me lo lanciò contro, urlandomi di uscire dalla sua stanza. Povera sorellina mia, la svegliai senza alcun motivo. Se ci ripenso provo tanta tenerezza. Ma allo stesso tempo rido come un matto.
Una volta realizzato il fatto che Karen non avesse scuola, mi lavai, mi vestí, avvisai mia madre ed uscì di casa, facendo lo stesso tragitto, ma senza Karen. Andando nuovamente alla caffetteria di Starbuks, con 10 minuti di anticipo rispetto al giorno prima. Ordinai la mia solita cioccolata calda, ed attesi, attesi, ed ancora attesi, ma di Diana nemmeno l'ombra. Dissi, tra me e me, magari oggi andava di fretta più di ieri, e non avrà avuto il tempo di passare di qui. Tornai a casa, un po' giù, ma fiducioso per il giorno seguente che l'avrei senza dubbio incontrata! Non poteva restare un semplice ricordo. Così anche il giorno seguente feci nuovamente lo stesso percorso, stessa caffetteria, ma di Diana, e della cioccolata al caramello e caffè, nessuna notizia.
E questa routine si ripete' per una settimana intera, senza giungere però ad alcun esito positivo, attendevo in vano l'arrivo di Diana, appena udivo l'ordinazione, saltavo dalla sedia:
<<Cioccolata al caramello e....>>
Dai dillo!!! Caffè!!! Daiii...
<<Latte! Peter e' pronta la tua bevanda!>> Esclamò il ragazzo di Starbucks.
Ma che cavolo! Latte e non caffè. Uffa. Pensavo nella mia testa. Trascorsa la settimana, non dico che persi le speranze, però iniziai a prendere la cosa con le pinze, senza applicarmi più di tanto. Non la conoscevo neanche e stavo in fissa per lei. Dissi a me stesso:
"Aaron vacci piano adesso, hai ben altri pensieri per la testa. Il lavoro."
Una mattina mi alzai con un fortissimo mal di denti, sicuramente dovuto, ai litri di cioccolata calda che bevvi in quella settimana alla ricerca di Diana, tant'è che chiesi a mia madre di prepararmi un antidolorifico, perché stavo impazzendo dal dolore. Ma il dolore persisteva. Così che mio padre prese il telefono, chiamò, e fissò un appuntamento con un dentista che si trovava a Manhattan.
<<Aaron domani mattina alle 10 ti va bene?>> Disse mio padre
<<Ok!>> Risposi.
Pensai, alle 10 è la visita, ho giusto il tempo di passare dalla caffetteria. Magari domani sarò fortunato. Dopo la sofferenza, una gioia no...?

Io ti resto accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora