Capitolo 14

63 9 2
                                    

So di non essere un grandissimo romanticone. Come già detto in precedenza non avevo mai avuto una storia d'amore di quelle che ti fanno battere il cuore a mille. E, se pur impreparato in materia, a me non importava, perché una certezza nel mio cuore c'era, e si chiamava Diana. Non ero sicuro dei sentimenti che lei provasse per me, non credo però, sarebbe stato consono chiederle "Ma io ti piaccio?" come si fa alle scuole elementari. Ma, nonostante tutto c'erano dei segnali, ed io li coglievo tutti. Sapevo quanto bene stava in mia compagnia, le ore passate incollati al cellulare, quegli sguardi intensi che ci scambiavamo tra una risata e l'altra. Insomma, io ero deciso, mente e cuore si erano messi d'accordo. Non avevo la palla di vetro, per vedere come sarebbe andata a finire, ma una ragazza come Diana non potevo farmela scappare per nessuna ragione al mondo. La mattina del 7 dicembre, mi alzai come accadeva negli ultimi tempi, con il morale alle stelle, e, canticchiando, mi affacciai (come spesso facevo) dalla finestra della mia camera, presi un bel respiro, ammirando nel frattempo il panorama che offriva il mio quartiere. Era una domenica soleggiante. E dal mio punto di vista non faceva neanche tanto freddo, visto che ero abituato a temperature molto più rigide, uscendo tutte le mattine, quando ancora il sole non era neanche sorto. Il profumo del caffè salì fin su in camera mia. E, subito dopo scesi giù a fare colazione. Lasciando il letto in condizioni pessime, manco avessi fatto la lotta in sogno. Saranno state le 8.30, mi sedetti a tavola, dando il buongiorno a mio padre e mia madre, mentre Karen dormiva ancora come un ghiro. Ero gasatissimo, ed entusiasta chiesi con tono di voce alto:
<<Che si mangia cara mamma?>>
<<Shhhh! Che ti urli Aaron. Tua sorella è su che ancora dorme.>>
<<Eh? Che?>> Risposi.
<<Karen dorme.>>Rispose mia madre.
<<E quando dormo io? Non mi sembra che venga utilizzato lo stesso trattamento.>>
<<Su via Aaron, non fare il bambino.>> Disse.
<<Ha ragione tua madre.>> Esclamò mio padre.
<<Ma cos'è una coalizione?>> Domandai.
<<No, è colazione!>> Fece una battuta tristissima mio padre.
Guardandolo con un'espressione molto triste.
Fortuna che negli anni sviluppai un senso dell'umorismo maggiore rispetto a quello di mio padre. Penso che con battute del genere Diana sarebbe già sparita da un pezzo.
<<Bella battuta Tesoro.>> Disse mia madre.
<<Comunque ribadisco: Cosa c'è per colazione?>> Dissi sussurrando questa volta.
<<Ho fatto le uova ed il pane fritto.>> Rispose mia madre.
Ero particolarmente affamato quella mattina, e così iniziai a consumare la colazione, tra morso e l'altro, inviai il messaggio di buongiorno a Diana. Era domenica mattina presto, e senza dubbio la signorina Johnson era ancora nel mondo dei sogni. Ed infatti la sua risposta tardò ad arrivare. Prima di lei, figuratevi, si svegliò perfino Karen. Scese giù in cucina con un sorriso di speranza, impugnando una letterina in mano. La consegnò a mio padre, lui la aprì; era la letterina che Karen scrisse a Babbo Natale. Una volta aperta, mio padre iniziò a leggerla a voce alta davanti a noi:

Caro Babbo Natale,
Sono ancora una volta io, Karen Russo, la bambina di 10 anni, che vive a Brooklyn, e che da 2 anni non vieni a trovare. Hai per caso perso il nostro indirizzo? Ricordi la bici che ti ho chiesto negli ultimi 2 anni? Ecco, dimenticala! Guarda, questa volta, visto gli anni passati, non ti chiederò niente di materiale. Mi accontento solo di una cosa, che papà continui a lavorare in fabbrica, credo che questo tu possa farlo, non penso sia così pesante da portare nel tuo grosso sacco.Il lavoro di papà vale più di mille bici.
Non ti chiedo altro. Spero stavolta verrai a trovarmi. Grazie in anticipo Babbo Natale.
Ti voglio bene.
        Karen

Finito di leggere la letterina, mio padre scoppiò in lacrime, lo seguimmo io e mia madre. Vedendo la scena, Karen al momento non capì:
<<Papà perché piangi? Non va bene?>>
Mio padre la prese e l'abbracciò forte a se. Lo sentivamo singhiozzare, Karen riusciva sempre a toccare le corde sensibili del suo cuore. Poi la guardò negli occhi e le disse:
<<Angelo mio, è perfetta!>>
<<Riuscirai a fargliela avere?>> Chiese Karen.
<<A chi?>> Disse mio padre.
<<A Babbo Natale papà!>> Disse sorridendo Karen.
<<Certo! Andrò personalmente io a consegnarla!>>
Fu una scena bellissima. Il luccichio negli occhi della mia sorellina, riuscivo a vedere nei suoi occhi la speranza. Ed io avrei fatto di tutto per regalarle quella benedetta bici. Anche se lei aveva chiesto ben altro. Sapevo che nel suo cuoricino, il desiderio di ricevere una bici nuova, era grande. Sarà una piccola peste, ma era di una dolcezza infinita, e molto saggia per la sua età. Capiva la situazione economica che c'era in casa, e questo rendeva noi orgogliosi di lei. Dopo questa bellissima scena familiare, tornai su in camera mia, ed accesi la tv. La domenica mattina il palinsesto non è che offrisse granché. Ad un tratto sentì vibrare il cellulare, era lei, Diana! Ricordo che erano la 10.30, e la dormigliona si era finalmente alzata.
<<Ma buongiorno dormigliona!>> le inviai.
Lei rispose pochi attimi dopo: <<La domenica per me è sinonimo di dormire!>> Quindi, pensai di dovermi ritenere abbastanza fortunato, visto che la domenica prima si era alzata presto solo per venire allo stadio con me. E questo era un altro di quei piccoli segnali che si aggiungevano alla lista.
<<Quando avrò allora il piacere di poterla rivedere?>>
<<Quando vuoi, ma non la domenica mattina ti prego xD>> rispose Diana.
<<Non vorrei sbagliarmi, ma la scorsa domenica ti sei alzata presto per venire allo stadio insieme a me?! :D>> le ricordai.
<<È perché dovevo farmi perdonare! Non mi sarei alzata mai e poi mai! u.u>> Lì per lì rimasi un po' spiazzato. Non sapevo cosa rispondere. Passarono pochi secondi e Diana mi inviò un altro messaggio:
<<Che c'è? Perché non rispondi? Ci sei rimasto male?>>
<<Giusto un po'.>> Risposi.
<< Te l'ho fatta!!!!! Muahahahah>> Rispose.
C'ero cascato in pieno, anche se dovevo aspettarmelo, me lo aveva promesso che prima o poi me l'avrebbe combinata una, così fece, ed io ci cascai con tutte le scarpe.
<<Ah ah ah ah! Che risate cara Diana>>
<<Come ci si sente ad essere vittime di una burla? Ihihihih>> chiese Diana.
<<Guarda la mia vendetta non si farà attendere>> risposi.
<<Sto già tremando di paura!>>
<<Posso chiamarti?>> Le chiesi.
<<Certo!>> Rispose.
La chiamai subito, avevo davvero tanto voglia di sentire la sua voce, e volevo assolutamente invitarla ad uscire. E così feci:

Io ti resto accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora