Capitolo 8

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Il cellulare squillava, sullo schermo compariva Diana, chiamata in arrivo. Mi aveva anticipato, non potevo crederci! Lo lasciai squillare giusto qualche istante, volevo farmi desiderare, no non è vero, mi precipitai a rispondere:
<<Pronto!>>
<<Ehi Aaron, sono Diana.>>
<<Diana, Diana.... Non conosco nessuna Diana.>> Volevo fare un po' il fenomeno, giusto per rompere il ghiaccio, ragazzi era pur sempre la prima telefonata.
<<Ma sei sempre uno spiritosone.>>
<<Dimmi tutto Diana!>>
<<Dimmi tutto cosa? Tu volevi parlarmi. Io ti ho chiamato per questo motivo.>> Rispose con tono gioioso.
<<Ah già, lo avevo quasi dimenticato. Sai quando la sveglia ti butta giù alle 4.30 del mattino, è anche normale. Non trovi?>> Le risposi sorridendo.
<<Come mai così presto?>> Mi chiese.
<<Non te lo avevo detto? Ho iniziato a lavorare in cantiere insieme a mio zio. Oggi è stato il primo giorno.>>
<<Ottimo direi! Sono contenta per te.>>
<<È un po' faticoso, ma al momento questo è passato per il convento.>> Le risposi.
<<Parli come mio nonno.>> disse ridendo.
<<Come tuo nonno? Ma che ti ridi?>>
<<Niente, mi fai sorridere, tutto qui.>> Mi rispose.
Ogni qualvolta riuscivo a farla sorridere, capivo che guadagnavo punti importanti. E credetemi, udire la sua risata mi faceva stare bene, adoravo la sua risata. Però giunti ad un momento, dissi tra me e me: "Oh Aaron e dai su, buttati come ti ha detto Paul". Non persi altro tempo e....:
<<Diana, senti, volevo chiederti una cosa adesso.>>
<<Dimmi Aaron.>>
<<Non voglio girarci intorno, e quindi sarò diretto. Ti andrebbe di fare una colazione insieme? Però questa volta senza bevande volanti, ok?>>
Lei sorrise ancora una volta, e rispose:
<<Aaron Russo, accetto il tuo invito.>>
Dentro di me si scatenò una festa, esultai come se avessi fatto il touchdown decisivo alla finale del super bowl.
<<Aaron lasciami però guardare l'agenda, ho tutto pieno fino a dopo Natale. Mi sa che se ne parla il prossimo anno, per te è un problema?>>
"Ma stiamo scherzando?" Pensai.
<<Prossimo anno? Basta che poi non slitta.>> Le risposi.
Seguirono un paio di secondi in silenzio. Dopodiché Diana esplose a ridere, come solo lei sapeva fare, una matta, uguale.
<<Aaron ci sei cascato!>>
<<Non sono scherzi da fare.>> Le dissi.
<<Mi sa che hai trovato una valida concorrente, per l'oscar alla simpatia!>>
<<Brava, Diana, molto divertente.>>
Era così genuina, vera, spontanea, si ok mezza matta, ma a chi importava, a me piaceva così com'era. Così continuammo la telefonata, ricordo che nemmeno scesi giu' a cenare, dissi a mia madre che ero molto stanco, e che preferivo andare a dormire. Invece ero ancora attaccato al cellulare, ed insieme a Diana, ci stavamo mettendo d'accordo su dove andare e quando soprattutto:
<<Quindi, signorina Johnson, dov'è che le piacerebbe andare?>>
<<Mmm io escluderei Starbucks.>> Rispose.
<<E perché?>> Le domandai.
<<Ho dei brutti ricordi.>> Rispose ridendo Diana.
<<Abbiamo miss simpatia.>> Le dissi sorridendo.
<<Conosco una Bakery, sulla 32ma, a Manhattan, che fa dei dolci buonissimi!>> Propose Diana.
<<Per me va benissimo. Per te va bene questa domenica?>> Le risposi.
<<Sarebbe perfetto Aaron.>>
<<Ok, allora è fatta!>> Le dissi.
<<Già.>>Rispose.
<<Guarda Diana che ormai non puoi più tirarti indietro!>>
<<E chi si tira indietro?>> Mi rispose.
Restammo giusto qualche altro minuto a parlare, ma si era già fatta una certa ora. Ed io per la mattina seguente avevo già puntato la sveglia alle 4.30, così la salutai e le diedi la buonanotte. Lo stesso fece lei. Andai a fare una doccia, e poi mi misi a letto. Era stata una giornata faticosa, e tante altre ne sarebbero venute, ma la stanchezza mi era quasi sparita. A distanza di un mese dall'incontro casuale da Starbucks, ero riuscito ad ottenere già tanto, prima il suo numero, e subito dopo un appuntamento. Finalmente!!!! Cosa potevo chiedere di più? Ero al settimo cielo! Stavo scoprendo una nuova parte di me, che sconoscevo. Non avevo mai provato queste sensazioni, mi sentivo benissimo.

Una nuova giornata ebbe inizio, la sveglia suono', come il giorno prima, alle 4.30, e feci tutto quello che nei mesi successivi sarebbe divenuta routine. Due squilli, era il segnale. Corsi fuori, e via subito in macchina insieme a Paul. Secondo voi quale fu la prima cosa che domando' il mio caro zio? Bravi. Avete capito.
<<Aaron l'hai chiamata?>>
<<Siii Paul!!!>> Gli dissi urlando di gioia.
<<E bravo Aaron! Che bella notizia!>>
<<Grazie ancora, del consiglio Paul.>>
<<Ma figurati Aaron, quindi tutto fatto, la porterai a cena?>>
<<In realtà l'ho invitata a fare una colazione insieme.>> Gli dissi.
<<Ottimo dai, come inizio va bene comunque.>>
<<Non so, mi ha nominato una Bakery a Manhattan, è lì che andremo.>>
<<Ok caro, vai tranquillo, sii te stesso, ti raccomando.>> Mi consigliò zio Paul.
<<Lo sarò, stanne certo.>> Gli risposi.
Nel bel mezzo della chiacchierata presi il cellulare ed inviai il messaggio del buongiorno a Diana. Che peccato però, durante la mattina non potevamo messaggiare mai. L'unico momento in cui potevo mandarle un messaggio era durante la pausa pranzo. Infatti l'unica cosa che potessi fare era quella di visualizzare il suo Buongiorno, ed inviarle un semplice: "Ehi Diana, come va oggi? Ci sentiamo questa sera." Una volta finita la pausa pranzo, tornavo in cantiere, fortunatamente come vi ho già detto il tempo trascorreva abbastanza veloce. Si fecero le 6 del pomeriggio e come il giorno prima andai a riscuotere la mia paga. Dritto in macchina con zio Paul, e spediti rapidi verso casa. Durante il tragitto, lessi il messaggio di Diana: "Tutto bene, ho ricevuto un invito da parte di Aaron Russo, come dovrei sentirmi? A parte gli scherzi, ci sentiamo stasera."
La settima proseguì così, una routine, addolcita dal fatto che sentivo Diana ogni sera, tornato da lavoro, aspettavo con ansia che si facessero le 7, per poterla chiamare. Non accadde come in occasione della prima telefonata, che neanche cenai, cenavo state tranquilli, vi rassicuro. Se ogni qualvolta che sentivo Diana al telefono, non avessi cenato, sarei arrivato a pesare almeno 10 chili in meno.
Arrivati finalmente al sabato sera, dopo una settimana di lavoro, stanco sì, ma appagato.
Quella sera preferì prima fare una doccia e poi cenare. Una volta finito di cenare, chiamai Diana, e così potemmo parlare tutta la sera senza interruzioni, anche per poterci mettere d'accordo per la mattina seguente:
<<Domani allora? Facciamo per le 10?>> Le chiesi.
<<È perfetto Aaron.>>
<<Passo a prenderti io allora.>> Le dissi.
<<Ma non sai nemmeno dove abito! Ahahahah.>>
<<Ah già, non te lo avevo mai chiesto.>> Le dissi sorridendo.
<<Abito al 57 di Green Avenue.>>
<<Ok Diana, domani mattina puntuale alle 10>>
<<Sarò puntualissima, però se vuoi che io sia puntuale permettimi di andare a dormire, prima che domani potrei avere dei problemi con la sveglia. Ok?>>
<<Ok, ti è concesso!>> Le dissi ridendo.
<<Allora, buonanotte Aaron.>>
<<Una buonanotte anche a te Diana. A domani.>>
<<A domani.>> Disse Diana.
Fu così che andai a letto, felice come una pasqua, e super carico per il mattino seguente.

Io ti resto accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora