Capitolo 3

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Dopo aver passato una notte insonne per via del male ai denti, presi sonno solamente intorno alle 4 del mattino. La sveglia iniziò a suonare alle 7, ma avevo troppo sonno per alzarmi. Non ce la potevo fare! Convinto che di lì a poco mi sarei comunque alzato dal letto, spensi la sveglia, e chiusi nuovamente gli occhi. In casa ero da solo, visto che mio padre già alle 6 stava in fabbrica, mia madre doveva andare a casa dei Peterson, e Karen era a scuola. Quindi nessuno poté avvisarmi che mi ero addormentato come un ghiro. Ma siccome mia madre sa come sono fatto...
"Driiin Driiiiin"... squillo' il cellulare. Era mia madre che mi chiedeva se avessi già preso la metro. Ma altro che metro e metro, ero ancora a letto in pigiama. Guardai l'ora. Ed erano già le 8.57, avevo poco più di un'ora per lavarmi, vestirmi, prendere la metro e presentarmi alle 10 in punto all'appuntamento dal dentista. Iniziai a pensare che non sarei mai e poi mai riuscito a passare dalla caffetteria. Ed infatti presi la metro, che mi porto' direttamente da Brooklyn a Manhattan.
Lo studio si trovava tra la 28ma e la 7ma Avenue. Arrivai davanti il portone, citofonai alle 10.02 , ero chiaramente in ritardo. Trovandosi al quarto piano del palazzo, non presi nemmeno l'ascensore, era guasto, dovetti fare le scale in quattro e quattr'otto. Entrando nella sala d'attesa, corsi spedito, verso la scrivania al momento vuota della segretaria. Ma ahimè la fretta non è che sia mia amica, e, correndo verso la scrivania, inciampai, e mi scontrai con una persona che aspettava dinnanzi la scrivania.
<<Auuuchhh!!!!! Cos'è questa caloria?>> Esclamai.
Guardai a terra, ed ebbi un Deja-vu, a terra vi era un bicchiere di carta di Starbucks, la mia curiosità mi spinse a leggere il nome che portava il bicchiere... Diana, Hot Caramel chocolate & coffee. Cioccolata al caramello e caffè. Era la sua bevanda!!! Non penso potessero esserci altre matte di nome Diana che bevessero quella bevanda. In quel momento non sentì più nemmeno la caloria della cioccolata che colava sulla mia t-shirt. Afferrai il bicchiere ed alzandomi da terra, iniziai piano piano ad alzare lo sguardo, e......
Mi trovai davanti un ragazzo alto almeno 1,90, palestrato, e gli chiesi:
<<Scusami, ma ti chiami per caso Diana?>>
<<No, io non mi chiamo Diana, sono Douglas!>>
Effettivamente come faceva a chiamarsi Diana.
Gli feci un'altra domanda:
<<Ma scusa, allora di chi è questa bevanda a nome di Diana?>>
<<Forse vorrai dire di chi era?>> Rispose Douglas.
<<Io lavoro semplicemente nello Starbucks qui sotto l'angolo, questo era un domicilio, per la segretaria. Ti è chiaro adesso?>>
Douglas mi diede tutte le informazioni possibili. Era stato gentilissimo, nonostante gli avessi recato un danno, presi 4 dollari e pagai io quella bevanda, non mi sembrava giusto. Ero zuppo nuovamente di quella bevanda, presi un fazzoletto, ed iniziai ad asciugarmi, se così si possa dire. E pian pianino iniziai a pensare se davvero ci fosse un'altra Diana.
Fu proprio in quel momento che, dalla porta della sala dove operava il dottor Smith, uscì lei la segretaria, era proprio lei! Diana!!!!! Alle volte il mondo può diventare davvero piccolo! Non potevo credere ai miei occhi. Ci avevo sperato. Ma non solo per me. Ma per l'intera umanità. Vi immaginate un'altra matta come lei???? A parte gli scherzi, era davvero incredibile, se penso a quanti milioni di persone vivono a New York.
Sinceramente, in quel momento non seppi cosa dirle, e le dissi la prima cosa che mi passo per la mente:
<<Ehm...Ciao Ragazza caramello e caffè!>> (ripensandoci, che cavolo dissi?)
<<Come scusa?>> Rispose Diana.
Cosa le dico? Pensai. Ma si sarà ricordata di me? Stavo per entrare nel panico, quando all'improvviso mi venne in mente una genialata delle mie. Le mostrai la mia maglia zuppa di cioccolata, sperando che ricordasse.
Impiegò qualche istante, ma poi collego' l'evento ed iniziò a ridere non proprio come una matta, come fece in caffetteria, doveva contenersi, era pur sempre sul suo posto di lavoro. Pensai che era il momento giusto per presentarmi.
<<Ciao io sono Aaron......>>
<<Russo!>> Disse Diana.
Non solo matta, ma legge anche nella mente.
<<Come fai a conoscere il mio cognome?>> Le chiesi.
<<Sei il prossimo, forse?>>
<<Ah ecco spiegato il perché.>> Dissi a bassissima voce.
Non feci in tempo a chiederle il cognome, che venni chiamato dal dottor Smith.
<<Ci vediamo dopo!>> Le dissi.
Io tralascerei quanto successo su quel lettino. Ho sempre odiato andare dal dentista. Vi risparmio, saltando la parte dove urlai come un matto dal dolore. E diciamo che preferirei tornare a parlavi di Diana.
Uscito dalla sala, tornai per qualche istante a parlare con Diana. Mi disse solo il suo cognome, Johnson, e quanti anni aveva, 20.
Le feci un'ultima domanda, lecita direi.
<<Diana un'ultima cosa. Per vederti una prossima volta dovrei tornare qui nuovamente, per soffrire sotto le mani del dottor Smith? O posso invitarti a mangiare un boccone?>>
<<Non credi sia un tantino presto, per decidere di vederci? E poi, in così poco tempo. Starei anche lavorando (sorrise). Potresti aggiungermi ai contatti Facebook, magari chattiamo un po', e poi si decide, ok?>>
A me andò benissimo, tornai a casa con un dolore in bocca tremendo, ma era il dolore più dolce che avessi mai provato. Ebbene sì, ottenni il contatto di Diana!

Io ti resto accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora