Capitolo 9

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Quella domenica mattina la sveglia non arrivò a suonare! Ero già in piedi dalle 7.30. Largamente in anticipo. Perché volevo fare tutto bene e nei minimi particolari. Per prima cosa feci una bella doccia, un bel lavaggio completo in generale. Era un'occasione speciale! Scusate ma ogni qualvolta ripenso a quel giorno le emozioni mi assalgono. Feci tutto meticolosamente. In primis bisognava scegliere cosa mettere, ero molto indeciso su cosa indossare. Polo e giubbino o camicia e giacca? Era un dilemma. Alla fine scelsi una via di mezzo. Camicia e giubbino, ed un bel pantalone scuro. Ai piedi indossavo uno stivaletto nero, ci uscivo pazzo in quel periodo.
Ero un misto tra elegante e casual, ero semplicemente io, Aaron. Una volta vestito, tornai nuovamente in bagno, era giunto il momento più fondamentale di tutti, ovvero, quello di sistemare i capelli. Ebbene si, i capelli erano importantissimi, sarei stato capace di disdire l'appuntamento se non mi fossero venuti bene come volevo io, bé forse sono un po' esagerato, però ci tenevo. Il phon c'era, la lacca pure. A noi capelli! Optai per il ciuffo all'insù, era il mio look preferito, fortuna volle che mi vennero davvero bene, ed al primo colpo! Restava solamente la scelta del profumo, anch'esso fondamentale. Vi starete chiedendo, perché? Semplice, Perché ogni qualvolta Diana avrebbe sentito quel profumo, le sarebbe tornata in mente quel momento del primo incontro. Alla fine scelsi, light blue. Pronto!
E con largo anticipo. Erano ancora le 8.45, ed io ero in anticipo di un'ora e quindici minuti. Roba da pazzi. Al che rimasi giusto una mezz'oretta a guardare un po' di tv. Dopodiché salutai i miei, Karen non c'era, trascorse il weekend dai nonni, e menomale, mi avrebbe riempito di domande. Presi la Ford di mio padre e mi avviai verso Green Avenue, a prendere appunto Diana. Mamma che emozione che provavo. Arrivai in Green Avenue cercando il civico 57. Trovata! Parcheggiai, e non potetti credere ai miei occhi, Diana viveva in una casa enorme! Giardino verde immenso, due piani più la mansarda. Abituato a casa mia, mi parve un castello, sarò sincero. Scesi dall'auto, ed andai davanti la porta d'ingresso. Com'era consuetudine e buona educazione, alla prima uscita, presentarsi ai genitori di Diana.
Suonai il campanello, ad aprire la porta fu sua madre e ci presentammo:
<<Salve signora Johnson, sono Aaron James Russo, è un piacere per me conoscerla.>>
<<Salve Aaron, sono Amber, il piacere è mio.>>
<<Sono qui per vedere sua figlia Diana.>>
<<Si si, so già tutto. Entra giusto cinque minuti, il tempo che Diana finisce di prepararsi.>>
Era il primo appuntamento e lei stava già in ritardo. Intanto sua madre mi fece accomodare nel salone, mi sedetti su di un divano enorme, diedi giusto un'occhiata intorno, e ribadisco: "Mamma che casa!"
<<Posso offrirti qualcosa nell'attesa?>> Chiese sua madre.
<<La ringrazio signora, va bene così, ma grazie.>>
<<Avrebbe voluto conoscerti anche mio marito, ma è fuori, la domenica gioca a tennis con gli amici.>>
Nel frattempo che attendevo una lentissima Diana, conobbi anche suo fratello Darren e sua sorella Joy. Entrambi più grandi di Diana, Darren 28 anni e Joy 26. Due ragazzi davvero simpatici a primo impatto.
Amici, finalmente, dopo ben 15 minuti di ritardo, scese dalle scale la signorina Johnson.
Sembrerebbe inutile dirvi quanto per i miei occhi lei era bellissima. Indossava una camicetta bianca con un accenno di scollatura, un pantalone nero, ed una scarpa con un po' di tacco. Teneva i capelli raccolti, un trucco molto leggero.Quegli occhi che brillavano, mi fissavano mentre scendeva le scale. Arrossì leggermente, giuro, leggermente. Lei mi salutò:
<<Ciao Aaron, scusa il ritardo.>>
Le dissi la prima cosa spontanea che mi passo per la testa, le feci un complimento:
<<Sei molto bella Diana!>>
<<Grazie Aaron, anche tu non sei niente male.>> Rispose sorridendo.
<<Comunque non preoccuparti del ritardo, nel frattempo ho fatto conoscenza con la tua famiglia.>> Le dissi.
<<Allora... Andiamo?>> Esclamò Diana.
<<Si certo! Andiamo.>>
Salutammo tutti ed uscimmo di casa. Andammo in macchina ed iniziammo a far strada verso Rose Bakery, dove avremmo dovuto fare colazione. In macchina scambiammo poche parole, c'era molto imbarazzo, era la nostra prima vera uscita, beh era anche normale.
Una volta arrivati nella Bakery ci sedemmo ad un tavolo ed ordinammo. Io ordinai un muffin al cioccolato, ed un cappuccino, mentre Diana ordino' una bella fetta di torta alle mele. In attesa che ci portassero la colazione, iniziammo a rompere un po' il ghiaccio:
<<Devo dirti che con i capelli raccolti stai davvero bene, non sembri nemmeno tu.>> Le dissi sorridendo.
<<Ma che piacere, riecco il simpaticone.>>
<<A parte gli scherzi, lo penso davvero Diana, stai molto bene così.>>
<<Lo prendo comunque come un mezzo complimento.>> Rispose.
Ci servirono la colazione, e la divorammo.
Ricordo ancora gli odori, i sapori, tutto di quella domenica mattina, sedendo dinnanzi a Diana, non facevo altro che perdermi nei suoi splendidi occhi profondi. Una volta finita la colazione, pagai il conto, e lì, Diana si infuriò. Con me, lei non avrebbe mai dovuto uscire neanche un centesimo, per me è questione di galateo, voi che ne pensate? Decidemmo di fare una passeggiata. Continuammo una bella chiacchierata, anche se vi confesso, il mio cervello alle volte si assentava:

<<Ehi Aaron, tutto bene?>>
<<Si si Diana tranquilla. Sediamoci su quella panchina.>>
<<Mmm vediamo, cos'è che ancora non sappiamo l'una dell'altro?>> Mi chiese Diana.
<<Praticamente tutto.>> Le risposi.
<<E qui devo darti ragione Aaron.>>
<<Allora io mi chiamo Aaron James Russo, e questo non lo sapevi.>> Le dissi.
<<E qui ti sbagli, quando tuo padre prenotò la visita, la prenotò a nome di un certo Aaron James Russo, eheheheh, lo sapevo già.>>
<<La prossima volta me la sbrigo io per la visita.>>
<<Forse sei tu che non conosci il mio nome completo.>> Disse Diana.
<<No, sentiamo.>>
<<Il mio nome per intero è Diana Elise Johnson.>>
<<Mi piace Elise.>>
<<Si ma tu chiamami sempre Diana!>> Disse.
<<Ok ok, farò finta che tu non me l'abbia mai detto.>> Le risposi terrorizzato.
<<Devo dirti Aaron, che i tuoi capelli sono davvero particolari, mi piacciono. Sono ribelli, un po' come me.>>
Mi aveva fatto un complimento o se lo era fatto lei? Per non restare muto come un pesce risposi:
<<Grazie!>>
E non aggiunsi altro. Più stavo bene a parlare con lei, e più il tempo sembrava volare. Ed infatti tra una chiacchierata e l'altra si era fatta ora di pranzo ed era arrivato il momento di accompagnarla a casa. Lungo il tragitto verso casa sua, stavamo ascoltando un po' di musica, quando ad un tratto passo' in frequenza una canzone che non piacque ad entrambi, e, nello stesso istante, allungammo la mano verso la radio per cambiare stazione, e fu così che le nostre mani si sfiorarono, ci guardammo negli occhi, ed entrambi arrossimmo, non successe nient'altro, ma in quello sguardo io capì tante cose. Iniziai a pensare che potevo sul serio piacerle. Arrivati davanti casa sua, la accompagnai davanti la porta di casa e lì, si, le diedi un bacio, sulla guancia, chiaro. Nonostante quello che io già provassi per Diana, non mi sentì di baciarla, la mia paura era che forse stavo correndo troppo, ed ero davvero troppo preso, magari momentaneamente da parte di Diana non c'era lo stesso sentimento. Non volevo bruciare quanto fatto per arrivare lì. Diciamo che mi accontentai per il momento. Ci salutammo appunto, e Diana mi disse che aveva passato una splendida domenica mattina spensierata, ed in ottima compagnia. Le dissi che lo stesso valeva per me. Me ne tornai a casa felice, e certo di esser stato me stesso, e di non esser passato inosservato ai suoi occhi.

Io ti resto accantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora