Parte 15

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<<Allora vuoi dirmi cosa ti è preso ieri?>> per poco il gelato mi va di traverso sentendo la domanda di Heric.

<<Mhh.. niente, avevo bevuto anch'io.>> mentii

<<Ashley... >>mi riprende lui.

<< primo, non chiamarmi mai e dico MAI "ashley", secondo, dico la verità!>>

<<Ashley, parla, sai che di me ti puoi fidare>> mi sfida lui.

Gli diedi un colpetto sulla spalla e sbuffai.

<<E va bene... Allora all'inizio del mio terzo anno scolastico incontrai un ragazzo, il tipico ragazzo duro ma dolce, che all'inizio odiavo, perché io stavo dietro ad Harries...>>

<<Aspetta ho capito bene? Harries Watson? Oh mio dio. Continua..>> mi interruppe lui.

<<eh, stavo dicendo... questo ragazzo che si chiamava T..Taylor mi fece svegliare e capire che stavo perdendo tempo dietro ad una persona come Harries, e per avermelo tolto dalla testa gli sono veramente grata. Piano piano diventammo amici poi migliori amici, e infine qualcosa di più non litigavamo quasi mai, eravamo la coppia che veniva eletta miss e mister, la coppia vincente, la coppia perfetta... Finchè per il mio compleanno ricevetti da lui il più bel regalo del mondo, ma nello stesso tempo quello che più odio e disprezzo: Due tickets per il concerto dei The Fray. Lui era più grande di me e ovviamente aveva la patente, quindi decidemmo di utilizzare la sua auto... ma quel 28 giugno, quel maledetto 28 giugno... il destino ci aveva programmato qualcosa di molto più costoso di un concerto... Un camion ci venne incontro ed io persi subito i sensi... Appena sveglia lui non respirava più, il suo cuore aveva cessato di battere, lo sentivo, si sentiva, si sentiva che da quel momento sarebbe stato come non vivere ,come...>> mentre le lacrime rigavano lungo i miei zigomi venni interrotta da un abbraccio, e stranamente mi sentii subito a casa, al sicuro, al riparo da ogni male.

<<Va tutto bene, va tutto bene... scopriremo di più su questa Karine okay?>> cercò di tranquillizzarmi.

<<Okay.>> fu l'unica parola che mi uscì di bocca.


Tornammo all'accampamento, e la prima cosa che volevo fare e che feci, fu quella di parlare con Karine.

Se ne stava sola, in riva al mare, mentre tutti gli altri come ogni sera, arrostivano marshmallow. Mi avvicinai e mi distesi accanto a lei.

<<Il mare è proprio una tavola oggi eh?>> spezzai così il silenzio. Lo so non ho molta creatività.

Lei semplicemente si limitò ad annuire.

<<senti io volevo parlarti di una cosa... ehm ecco..>> come al solito, in preda all'agitazione, iniziai a balbettare.

<<Sar, veramente non voglio sentire nulla, sto bene dico sul serio, mi passerà..>> mi bloccò lei inaspettatamente.

<<No ma io devo dirt..>>

<<Sar!>> continuava ad interrompermi.

<<Taylor era pure il mio di fidanzato.>> semplicemente buttai tutto il discorso che avevo preparato , lì... al solo pronunciare quel nome la tristezza si impossessava di me. Ma questa volta no. Questa volta dovevo essere forte, dovevo chiarire una volta per tutte questa faccenda.

Per un attimo mi guardò perplessa, poi la confusione lasciò spazio ad amarezza e delusione, mi abbracciò e tra le lacrime urlava:

<<Il nostro Taylor era veramente un mostro.>>

Tra chiacchierate, lacrime e risate, finalmente uscì fuori la verità. Ebbene si il mio ragazzo, colui che credevo l'amore delle mia vita, quello per cui ho speso notti insonne e mattini in lacrime aveva due e chissà quante relazioni. Ho sprecato tempo. Tutto il dolore che provavo si è all'improvviso trasformato in rabbia, rabbia per essere stata così ingenua, rabbia per aver creduto ad ogni sua singola parola, rabbia per tutto, rabbia per averlo amato tanto.

Non è facile. So che lo sembra , ma non lo è. Non è facile cancellare tutto, ogni singolo e insignificante ricordo, ogni dettaglio del nostro "noi". Un "noi" però costruito, basato su inganni, bugie, e infine spezzato su un asfalto. Spezzato come il mio cuore si spezzò quel giorno e questo.

Ma adesso è arrivato il momento, è arrivato finalmente il momento, di bruciare quel vecchio libro e scriverne un altro, nuovo, un nuovo titolo , una nuova copertina, nuovi protagonisti.

Dopo aver a malapena toccato cibo, come ogni sera, ci sedemmo attorno al fuoco a giocare a stupidi giochi. Mi misi accanto Karine ed Heric.

I ragazzi continuavano a fare stupide battute che a me non facevano ridere ma a quanto pare non si può dire lo stesso di Heric che stava letteralmente sghignazzando di cuore. La sua risata è contagiosa così soave così....

<<Allora, vuoi addormentarti qua?>> la sua voce mi fece tornare sulla terra ferma. Tutti stavano praticamente andando a dormire, e in spiaggia eravamo rimasti solo noi due.

Mi alzai afferrando la sua mano, ma impacciata come sono, inciampai sulle mie stesse ciabatte. Sentivo già le mie calde guanciotte spiaccicate sulla sabbia fredda... ma le cose non andarono esattamente come i piani, infatti Heric cogliendomi appena in tempo, mi impedì di cadere.

Eravamo vicinissimi, i nostri nasi quasi si sfioravano, era il momento, era il mio momento!

Presi il suo viso tra le mani e istintivamente come una calamita, lo baciai.


Mi fido di te.Where stories live. Discover now