Genice -24-

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«Se lui esce, esco anch'io» Dissi in modo serio.
«Genice, non fare i capricci»
Guardai Mark come per scusarmi. Cercai di trattenerlo il più possibile ma con mia madre non c'erano storie.
Accompagnato alla porta mi avvinghiai a lui.
«Scusami non so cosa le sia preso soprattutto per la storia di Bl..» Mi zittì.
«Tranquilla non sono arrabbiato» Disse sorridendo, cazzo quanto amavo il suo sorriso.
Se ne andó chiudendo piano piano la porta. Ora non restava che combattere con quello sbruffone di Blake. A quanto pare era giá entrato nelle grazie di mia madre.
Tornai in sala e trascinai Blake per la maglietta.
«Cosa ti è saltato in mente? Lasciati spiegare due cose, io sto con Mark e lo amo, non riuscirai a rovinare il nostro rapporto» Dissi.
Iniziò a ridere...mi prese per il mento. «Genice sappiamo entrambi che stai mentendo»
Scostai la testa «L'unico a mentire qui sei tu»
Mi voltai e tornai da mia madre la quale aveva giá apparecchiato e preparato i posti. Indovinate chi c'era affianco a me?
«Amore, come va con la scuola?» Disse Blake. Non lo sopporto.
«Tutto apposto» Mi sforzai di sorridergli.
Ad un certo punto intervenne mia madre.
«Quindi Blake mi stavi dicendo, come vi siete conosciuti?»
«Beh, ho adocchiato Genice da quando è entrata per la prima volta a scuola che dire come tutte le altre mi pendeva dalle labbra e non ha resistito» Mi alzai di scatto.
«Devo andare in bagno, scusatemi»
Che bugiardo, ero esausta tutto quello che volevo era sentire il profumo di Mark sui miei vestiti. Guardai la finestra.
«Dai Genice non è tanto alto» Pensai fra me e me.
Mi calai giù dalla finestra e improvvisamente mi ritrovai in un cespuglio. Presi la macchina e corsi da Mark dovevo vederlo non sopportavo tutto ció Blake, mia madre, le false storielle avevo bisogno del mio Mark.
Mi affrettai e bussai alla porta. I suoi occhi si illuminarono di gioia. Gli saltai in braccio e lo baciai.
«Sono scappata, avevo bisogno di te» Si avvicinó pian piano al mio orecchio e mi sussurrò.
«Ti amo» Ero così felice.
Mi prese per mano e mi portó dentro.
«Ordiniamo qualcosa? sto morendo di fame» Scoppiammo a ridere.
«Pizza?» Propose.
«Perchè? I tuoi non ci sono?»
«No, sono a Cirencester per lavoro» Disse con un sorrisetto malizioso.
Si avvicinó delicatamente a me. Togliendomi una foglia che avevo tra i capelli. Mi prese per i fianchi e ci sedemmo sul divano. Mi bació e io ovviamente ricambiai. Ci interruppe il campanello.
«Saranno le pizze» Dissi.
Mark aprì la porta e pagó le pizze. Ci sedemmo al tavolino di marmo in cucina accanto ai fiori che gli regalai. Era incredibile con quanto amore li avesse curati senza farli appassire.
Mentre mangiavamo mi sporcai di salsa la maglietta.
«In camera mia ho delle magliette che potrebbero andarti» Disse.
Andammo in camera sua. Mi tolsi la maglia rimanendo in reggiseno. Mark mi prese da dietro accarezzandomi la schiena e baciandomi il collo. Mi girai. Inizió a baciarmi sulle labbra. Prese la mia mano e la fece scivolare giù, sempre più giù. Lo interruppi.
«Se non ti va, non ti forzo, lo sai» Si rivolse a me un po' deluso.
«Non ho paura» Gli dissi decisa.
Gli sbottonai i Jeans, abbassai la mano e...

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