Capitolo 28

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Sono ancora un po' scossa dall'accaduto della scorsa settimana, ma devo dire che mi sento molto meglio. Dire che Ross mi ha sorpreso è seriamente dir poco. Quel giorno mi ha salvato la vita e ha iniziato a preoccuparsi veramente tanto per me. Ogni giorno viene e passiamo tre, quattro ore insieme. Non dico che gli altri non si preoccupino per me, ma Ross mi sta col fiato sul collo e stranamente questa cosa non mi dispiace. Di solito ci mettiamo sdraiati sul divano e ci guardiamo un film che lui affitta ogni volta dalla videoteca. Quando ho bisogno va in cucina e mi prepara una tazza di tè caldo. Questi pomeriggi trascorsi così mi piacciono un sacco e ogni volta non vedo l'ora che Ross arrivi, ma questo sarà il nostro piccolo segreto perché non gli darò la soddisfazione di fargli sapere che in questo periodo mi trovo meglio con lui che con qualsiasi altra persona. E ovviamente cerco sempre di nascondere il mio divertimento.

- Eccomi!- urla qualcuno dalla porta d'ingresso.

- Ross, sei già qui?- chiedo.

- Si, ho pensato di venire un po' prima.-

- Come sei entrato?- gli chiedo, dato che non ho sentito il citofono suonare.

- Oh, non so il perché ma la porta era aperta...- mi risponde.

- Mannaggia a Lucas che quando è uscito non ha chiuso la porta. E dire che non è la prima volta. Questa volta mi sentirà.- borbotto tra me e me.

- Mi aspetti un secondo che devo chiamare un amico per consigliargli di non tornare a casa per un paio di giorni, a meno che non voglia andare incontro ad una furia.- la cosa bella è che sembra convinto che io non abbia capito che si tratti di Lucas.

- Guai a te se avvisi Lucas o la furia si scaglierà su di te.- ribatto azzittendolo.

- Che film si guarda oggi?- domando cambiando discorso.

- Per oggi avevo programmato una cosa diversa dal guardarci un film.-

- Ah si? E cosa allora?- mmh sono proprio curiosa di sapere. Sembra un po' esitare prima di dirmi le sue intenzioni.

- Che ne pensi se andiamo in piscina e ti insegno a nuotare?- propone. Rimango immobile al mio posto senza sapere come reagire. Infondo fino ad una settimana fa stavo annegando e questo mi chiede se mi va di andare in piscina. Ma è impazzito?

- Ma che ti salta in mente? Ti devo ricordare che una settimana fa stavo per morire e tu ora mi chiedi di andare in piscina? Tu non hai capito io non voglio proprio aver niente a che fare con l'acqua. Non voglio vederla, non voglio toccarla, non voglio sentirla nominare. Se vuoi farmi un favore, non provare più a convincermi.- inizio a strillare come un'isterica verso la fine.

Non so se lui l'ha capito ma io per quanto lui possa pensare che sia forte, sono serialmente rimasta scossa da quel che è successo e non può chiedermi così su due piedi di andare li in piscina e nuotare e magari anche con qualche tuffo.

Lui continua a guardarmi, non so se mi stia giudicando o meno, ma comunque sia a me non frega niente, io non andrò mai più in piscina o al mare in vita mia.  Non reggendo più il suo sguardo su di me, me ne vado in camera mia sbattendo la porta, sperando che con questo mio gesto abbia capito che il discorso è chiuso. Passa qualche minuto prima che io senta lo scricchiolio delle scale. Qualcuno bussa alla porta, ma io non gli do segno di vita, così la porta continua a essere colpita insistentemente.

- Cosa vuoi?- gli chiedo, nonostante ci sia una porta a separarci.

- Aspettavo che ti calmassi prima di intraprendere una discussione con te. Devi essere oggettiva e rispondere alle mie domande con sincerità. Chiaro?-

- Si, continua.- lo incito.

- Cos'è che ti mette tanto paura dell'acqua?-

- Che mi risucchi nel vuoto.-

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