Cap 56

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«Non mi importa più di conoscere il tuo passato», dico ad Andres «voglio solo starti accanto tutti i giorni. Esserci per te»

Siamo seduti sulle scale di una vecchia stalla in disuso. Il cielo è pieno di stelle. L'atmosfera sarebbe il massimo, se non fosse che c'è poca luce e per guardarci dobbiamo tenere accese le torce dei telefonini.

«Qualche ora fa dicevi di odiarmi», risponde lui. So che sta sorridendo.

«Perché non mi rispondevi al telefono»

Mi sposta un ciuffo di capelli dietro all'orecchio.

«Ero molto arrabbiato con te, Amanda. Geloso. Per la storia del tuo ammiratore segreto. Non sapere chi è mi manda in bestia»

«Guarda che dà molto fastidio anche a me», rispondo e mi accoccolo sulla sua spalla. L'odore della sua giacca di pelle si confonde con quello della sua pelle.

«Amanda, mi stai annusando?», scherza Andres.

«Adoro il tuo profumo», ammetto.

Sto scoppiando di gioia

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Sto scoppiando di gioia. Andres e io ancora vicini, ancora insieme. Ci baciamo immersi nell'oscurità e la sua bocca è caldissima.

Invece, le sue mani, sono gelate. Rabbrividisco quando me le passa sotto la maglietta.

«Scusa», dice lui «a casa c'è la nonna, altrimenti non ti farei rimanere qui»

«Rimango dove ci sei tu», rispondo.

Ci baciamo ancora. Andres mi prende in braccio e forza la porta della stalla.

Mi fa stendere sulla paglia.

«Hai freddo se ti spoglio?», chiede.

«Se mi stai addosso no», rispondo.

Lui si toglie la maglietta e rimane a dorso nudo.

«Ti amo», sussurra

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«Ti amo», sussurra.

«Ti amo», rispondo.

E' la prima volta che dico questa frase a qualcuno. Non poteva essere che Andres. Amo tutto di lui. Amo il modo in cui mi sta stringendo i fianchi, con rabbia e tenerezza. Amo il mix di sensazioni che mi fa provare, tutte insieme, in un solo giorno. Passione, follia, dolore, tristezza, malinconia, desiderio. Un desiderio talmente forte che mi fa inarcare la schiena e accogliere le sue labbra sulla mia pancia. Lui mi sbottona i jeans. Mi passa una mano sulle mutandine e poi infila un dito dentro. Inizio a gemere.

«Forse non è il caso di andare avanti qui», bisbiglia Andres»

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«Forse non è il caso di andare avanti qui», bisbiglia Andres»

«Perché no?», rispondo «non mi sembra più il caso di aspettare»

«Tu dici?», mormora Andres.

«Ne sono convinta»

Ricominciamo a baciarci. A un certo punto, nel buio, mi pare di sentire dei passi.

Vorrei dirlo ad Andres, ma non voglio fare la paranoica proprio adesso: penserebbe che mi sto tirando indietro.

«Andres!», urlo, un attimo dopo.

Qualcuno l'ha strappato via dal mio corpo e nel buio sento colpi e grida.

«Amanda scappa!», urla Andres.

Cerco il cellulare, ma non lo trovo.

«Andres!», urlo, disperata.

«Bastardo», dice qualcuno. Mi sembra la voce di Andres. Poi l'ombra corre via. Ho il cuore che batte a tremila. Cerco il volto di Andres e le mie mani toccano qualcosa di umido. Sta sanguinando.

Riesco a recuperare il telefono e lo punto su di lui. Ha il volto pieno di sangue ed è svenuto.

«Andres!», grido e picchietto sul suo volto delicatamente, per risvegliarlo.

«Andres ti prego svegliati», dico.

Sento dei passi provenire dall'ingresso della stalla. Punto il telefono verso la porta e non so cosa mi trattiene dal gridare di terrore. Sto osservando un volto mascherato, di quelli che si vedono solo nei film dell'orrore. La maschera è bianca e ricorda vagamente l'Urlo di Munch.
«Vattene via!», urlo.

L'uomo mascherato mi guarda un istante, poi scappa.Poteva uccidermi. Non so chi sia. Non so perché ha fatto questo ad Andres. Forse si tratta del suo passato. Forse del mio. Mi vorticano in testa mille domande e a nessuna riesco a dare una risposta.

 Mi vorticano in testa mille domande e a nessuna riesco a dare una risposta

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Sto tremando. Mi restano solo le forze per chiamare l'ambulanza. Mi chiedono se Andres respira. Rispondo che mi pare di sì ma non ne sono sicura.Mi fanno altre richieste, ma sento la mia voce come se fosse quella di un'altra persona. Non so nemmeno cosa dico. Chiedo loro di fare presto. Mi dicono di stare calma e non fare nessuna manovra azzardata.

Quando riattacco, mi accascio sul mio unico amore e piango.

«Andres, amore mio, svegliati», continuo a ripetere.

«Svegliati, ti prego».

Non ho mai desiderato così tanto sentire il suono di un'ambulanza

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Non ho mai desiderato così tanto sentire il suono di un'ambulanza.

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