Cap 27

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Dal diario segreto di Andres, Vigilia di Natale

Ludovica non mi ha mollato un attimo. Posso scrivere solo adesso, che si è concessa un momento di relax e sta sfogliando una rivista di moda. Presto si addormenterà. A volte sa essere così banale. Mi ha trascinato per negozi, sotto la neve, tutto il pomeriggio. Sono esausto. Non ne posso più di esaminare stupidi articoli per la casa, pupazzi, vestiti. Mi annoio a morte.

Verso le quattro mi ha concesso di sederci ai Cappuccini a bere una birretta

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Verso le quattro mi ha concesso di sederci ai Cappuccini a bere una birretta. Stava parlando degli aperitivi per il cenone della vigilia, quando mi è suonato il telefono. Ho visto che era Amanda. Mi sono alzato con la scusa di andare a fumare, ma quando sono uscito il telefono aveva già smesso di suonare. Allora ho fatto per richiamarla, ma Ludovica mi ha raggiunto e ha preso il cellulare.

«Chi stai chiamando?», mi ha chiesto.

«Nessuno», ho risposto.

Il telefono ha squillato ancora. Lei ha visto il nome di Amanda e ha riattaccato dopo il primo squillo.

«Non ti azzardare a risponderle», ha sibilato «almeno la Vigilia di Natale voglio stare senza pensieri di quell'oca tra i piedi

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«Non ti azzardare a risponderle», ha sibilato «almeno la Vigilia di Natale voglio stare senza pensieri di quell'oca tra i piedi. Credo di aver già sopportato abbastanza»

Stava per ridarmi il telefono, poi ci ha ripensato.

«Lo tengo io», ha detto e con un sorrisetto strano è rientrata.

Io sono rimasto fuori e mi sono fumato una sigaretta dopo l'altra. Avevo una voglia pazza di sentire Amanda. Continuo a pensarci e non posso farci niente. Devo anche ridarle la collanina con la scarpetta, che ha perso quella sera.

Vederla sul ramo dell'albero, a piedi nudi, con quell'aria un po' selvaggia e i capelli sulla faccia, mi ha distrutto. Ho in mente il suo viso e faccio di tutto per scacciarlo, ma non ci riesco.

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