capitolo 12

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Matilde's pov
Arrivai finalmente a Milano, fu un vero casino orientarmi, ma alla fine riuscii a trovare la giusta metro da prendere. Il mio coinquilino mi aveva contattato, dicendomi che sarebbe arrivato in serata, perciò decisi di prendermi la giornata per farmi un giro per negozi, chiamiamolo shopping terapeutico.
Anche se la mia gioia fu smontata da ciò che vidi nel maxi schermo in Piazza Duomo, era li, sembrava mi stesse guardando: stavano trasmettendo una pubblicità promozionale dell'album di Alvaro. Mi sentii mancare, pensai che entrare in un bar a bere qualcosa mi avrebbe aiutato a riprendermi un attimo, ma non feci tempo ad entrare che sentii si sottofondo Sofia.
Non ce la facevo più, sembrava mi stesse perseguitando, ovunque mi girassi lui era qua, era come se i miei tentativi di dimenticarlo venissero vanificati di punto in bianco.
Vedere il suo viso era come una pugnalata in pieno petto: sentivo il cuore accartocciarsi, mi bruciavano gli occhi e avevo paura di avere un crollo nel bel mezzo dell'affollata Milano. Sarebbe mai finito questo incubo?
È vero, ero innamorata di Alvaro, un ragazzo dolce e comprensivo, ma che allo stesso tempo sapeva tenermi testa come nessuno e sapeva sfondare le mie barriere quando affetto non ne volevo, senza però essere inopportuno. Ma che potevo fare? Probabilmente lui a quest'ora aveva voltato pagina da un bel po', ed io chi ero per tenerlo legato a me? Nessuno.
A completare l'opera fu la proiezione dello spot della Brosway a cui aveva partecipato con quella modella fin troppo poco vestita nella TV del piccolo ristorantino dove stavo cenando. Mi sentivo completamente mancare, vedevo lei addosso ad Alvaro, e so che era solo uno stupido spot, ma io che ne sapevo che non c'era stato altro dietro le quinte? Non finii nemmeno ciò che avevo nel piatto, mi si era chiuso lo stomaco, pagai il conto e mi diressi verso l'appartamento.

Arrivata, bussai alla porta. Ad aprirmi trovati un ragazzo davvero carino, alto, occhi e capelli scuri, davvero un bel ragazzo, aveva anche l'aria simpatica -Piacere, sono Leonardo, ma puoi chiamarmi Leo. Tu devi essere Matilde, giusto?- -Piacere Leo, si, sono io- risposi io -bene, entra pure-. Così feci, mi mostrò la mia stanza, sistemai le mie cose e dopo un'oretta tornai in sala, dove trovai Leo seduto sul divano a guardare la TV -allora Matilde- disse lui -raccontami qualcosa di te, quanti anni hai, da dove vieni, cose così- -Ho 21 anni e vengo da Brescia, e tu Leo?- -io ne ho 22 e vengo da un paesino in provincia di Milano, mi sono trasferito qua per comodità frequentare l'università. Hai l'aria simpatica, ad ogni modo, spero potremmo andare d'accordo- concluse sorridendo -lo spero tanto anche io- sorrisi a mia volta, sembrava un bravo ragazzo, sarebbe potuta nascere una bella amicizia.

Un amore quasi impossibile (Alvaro Soler) -In Revisione-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora