capitolo 40

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Ero tranquillamente sul divano dopo una giornata decisamente pesante passata a girare per mezza Milano cercando il regalo di compleanno per Leo, il quale avrebbe compiuto gli anni a breve, mentre ero persa miei pensieri davanti alla TV sentii la porta aprirsi e vidi Alvaro entrare in casa come una furia -fai le valigie- disse col fiatone -veloce!- mi incitò vedendo la mia espressione perplessa -Alvaro, stai delirando o cosa?- chiesi io alquanto basita -no, sono assolutamente lucido, oltre che in ritardo- rispose lui, ci stavo capendo sempre meno -vuoi spiegarmi per favore cosa sta succedendo?- chiesi io scoppiando a ridere -sono riuscito a prendere due biglietti per l'ultimo volo di oggi per Berlino, voglio portarti a vedere il posto dove vivremo- rispose lui mentre un sorriso mozzafiato si faceva largo sul suo viso -stai scherzando?- chiesi incredula, ma felice allo stesso tempo -ti sembra che stia scherzando? Corri a fare questa benedetta valigia che il volo parte fra meno di due ore- rispose Alvaro euforico, ed io obbedii.
Una volta preparato tutto ci precipitammo all'aeroporto di Malpensa, dove arrivammo appena in tempo per prendere il volo dato che fortunatamente non avevamo trovato traffico in autostrada.
Una volta saliti sull'aeromobile le hostess e gli stewards iniziarono ad illustrare le pratiche di sicurezza per le emergenze, dopodiché passarono a controllare che tutti avessero le cinture allacciate. Alvaro sembrò infastidirsi quando notò che uno degli steward mi sorrideva mentre sistemava i bagagli a mano nelle cappelliere, e mi strinse la mano con fare possessivo, il che mi fece sorridere involontariamente. Appena lo steward se ne andò, mi girai verso Alvaro e scoppiai a ridere -qualcuno è geloso per caso?- chiesi con una punta di sarcasmo -non sai quanto. Odio quando qualcuno ti mette gli occhi addosso- rispose Alvaro ricambiato il sorriso -ma mi ha solo sorriso Alvi- -credimi, sono un ragazzo e so a cosa pensano i maschi- rispose lui con un sorriso che tendeva quasi al malizioso. Devo ammettere che un po' mi piaceva il fatto che Alvaro fosse possessivo, anche se a volte questo ci portava a litigare. D'altra parte però era uno dei suoi modi di dirmi che ci teneva a me, perciò cercavo di arrabbiarmi meno che potevo quando succedeva. Alvaro non aveva più lasciato la mia mano, il che mi fece sorridere nuovamente scrutando il suo viso girato di profilo mentre guardava fuori dal finestrino nei minimi dettagli, aveva dei lineamenti così belli, il naso perfetto, la barba lunga al punto giusto gli dava un aria più da uomo e i capelli che aveva sistemato in un ciuffo un po' ribelle ogni

Un amore quasi impossibile (Alvaro Soler) -In Revisione-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora