capitolo 42

229 15 2
                                    

Alvaro's pov
Tornammo nel mio appartamento verso sera, avevo portato Matilde in giro per la città, le era piaciuta molto, sopratutto per il clima che c'era fra le persone e per la sua apertura ai giovani.
Ero abbastanza pensieroso, ci tenevo che la nostra convivenza fosse in una casa nostra a tutti gli effetti e mi dispiaceva che lei l'avesse presa così. Non volevo che si sentisse a disagio per ciò che potevo permettermi, non sono mai stato uno che ama sperperare i soldi, ma per questo appartamento ero davvero risposto a metterci l'intera cifra, ma non volevo assolutamente che lei pensasse che la mia idea di lei fosse quella di una che se ne approfitta, perché sapevo benissimo che non era così.
-Alvaro? Ci sei?- interruppe i miei pensieri Matilde -si si, ero solo sovrappensiero- risposi distrattamente -sicuro che vada tutto bene? Ti vedo distante- chiese lei con un velo di preoccupazione nella voce -non voglio apparire distante, davvero. Sono solo dispiaciuto, credo. Più che altro perché cerco sempre di metterti più a tuo agio possibile nel mio mondo, senza accorgermi che in realtà faccio l'esatto contrario- risposi mettendo una mano sulla sua ed iniziando ad accarezzarle dolcemente le nocche -Alvaro, io apprezzo tanto ciò che fai per cercare di farmi sentire sempre a casa anche quando non lo sono, e ci riesci alla grande, credimi. Ma mi mette a disagio che tu debba pagare interamente una casa nella quale dovrò vivere anche io. So che non lo fai con cattiveria, diciamo che penso tu non sia in grado di fare nulla con cattiveria, ma mi sento sempre un passo indietro a te- mi spiegò lei, ero felice di sentire quelle parole dalla sua bocca, solitamente teneva dentro tutto finché non esplodeva e si finiva a litigare abbastanza pesantemente, il fatto che avesse espresso ciò che provava riguardo questa situazione era solo un bene -Matilde, per favore, non farmi passare per il Dan Bilzerian di turno fra soldi e donne- dissi io ridendo cercando di smomtare un po' la tensione, fortunatamente riuscii a far ridere anche lei, che si mostrò visibilmente più rilassata. Colsi l'occasione per avvicinarmi pericolosamente a lei e iniziare a lasciarle dei baci leggeri sul collo, forse era sleale, ma avevo voglia di stare con lei e basta, e sapevo di farle un certo effetto in queste situazioni. Ricambiò il mio bacio, la vidi rilassarsi ancora di più e ci lasciammo trasportare entrambi, finché non la condussi nella mia stanza -abbiamo intenzione di battezzare anche questo letto?- chiese lei ironica -la cosa ti dispiacerebbe?- chiesi sfidandola -forse no- rispose lei, e così dicendo ricominciò a baciarmi con più foga. Iniziai a toglierle i vestiti con le mani che tremavano, e lo stesso fece lei. Era incredibile che il contatto con la sua pelle calda mi facesse ancora lo stesso effetto della prima volta.
Finimmo col fare l'amore, ed era sempre come se non fosse mai accaduto prima, l'emozione per me, e presumo anche per lei, era sempre la stessa, ed entrambi sapevamo che sarebbe sempre stato così.

Un amore quasi impossibile (Alvaro Soler) -In Revisione-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora