capitolo 34

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Quella mattina ci mettemmo in viaggio presto diretti a casa dei miei.
Avevo dormito poco la notte, presumo per l'agitazione.
Mia madre qualche giorno prima mi aveva chiesto se preferissimo andare a mangiare fuori o rimanere a casa, avevo cercato di trovare ogni scusa per rimanere a casa senza arrivare a dirle che i fan non avrebbero dato pace ad Alvaro, finché sono riuscita a convincerla ad optare per un pranzo semplice sotto il nostro tetto.
Continuai a torturarmi le mani durante tutto il viaggio, ero dannatamente nervosa. Ogni tanto Alvaro se ne accorgeva e spostava una mano dal volante per prendere le mie e cercare di calmarmi, il che funzionava forse per mezzo secondo, dopodiché l'ansia si impossessava nuovamente di me.
Arrivammo davanti a casa mia, feci un respiro profondo e chiesi ad Alvaro -sei pronto?- -prontissimo piccola. Dovrei chiederlo a te piuttosto- rispose con un sorriso divertito. In effetti sembrava stessi per andare in guerra da quanto ero nervosa, forse era il caso di tranquillizzarmi. Bussai alla porta e mi aprì mia sorella, la abbracciai di scatto, ero felicissima di vederla finalmente, oltretutto era l'unica a sapere di Alvaro in famiglia. Ci fece accomodare in soggiorno e chiamò i nostri genitori, i quali una volta arrivati sembrarono non notare subito Alvaro dal momento che corsero entrambi ad abbracciarmi. Ma il fatidico momento arrivò, Alvaro si alzò dal divano per presentarsi e mia madre rimase letteralmente a bocca aperta -ma lui è..?- chiese lei -si. Mamma, papà, lui è Alvaro, il ragazzo di cui vi ho parlato- risposi io -oh, beh piacere Alvaro- disse mio padre stringendogli la mano e mia madre fece un sorriso caloroso, sembrò essersi ripresa dallo shock iniziale. Almeno le presentazioni erano andate.
Fu un pranzo fantastico, i miei trattavano Alvaro come un qualsiasi ragazzo, il che mi faceva piacere. Ma la cosa che mi rese più felice fu vedere che lui e mio padre andavano già d'accordissimo, si erano persi a parlare di macchine e motori, chi lo avrebbe mai detto. Ci rimettemmo in viaggio verso Milano verso le sei, nell'uscire mia madre mi prese da parte e a bassa voce mi disse -è un bravissimo ragazzo Matilde. Umile e semplice nonostante la sua fama, educato, gentile. È piaciuto tanto anche a papà, tienitelo stretto- sorrisi a quelle parole, mi fecero un sacco piacere.
-i miei ti adorano già- dissi rompendo il silenzio in auto -ne sono contento, tuo padre non è così possessivo come me lo avevi descritto- rispose lui con un sorriso bellissimo stampato sul viso -perché sei entrato subito nelle sue grazie- gli spiegai ridendo.
Non so spiegare il sollievo che provai quando finalmente arrivammo a casa e ci mettemmo a letto, non pensavo sarebbe andata così bene. Ma d'altronde mia madre aveva perfettamente ragione, era un ragazzo d'oro che non avrei dovuto lasciarmi scappare.

Un amore quasi impossibile (Alvaro Soler) -In Revisione-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora