capitolo 25

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Arrivò finalmente martedì ed io tornai a Milano.
Arrivata in stazione chiamai Alvaro, che però non rispose, immaginai fosse al lavoro. Decisi allora di andare a casa, li sapevo per certo che avrei trovato Leo, avevo voglia di vederlo, mi era mancato averlo in giro per casa a fare lo stupido.
Aprii la porta -Leo? Sono a casa- urlai -ah straniera esisti ancora?- disse ridendo e abbracciandomi -scusa se non mi sono fatta sentire, sono stata un po' incasinata- risposi io. Decisi di mandare un messaggio ad Alvaro per avvisarlo che ero a casa e andai a disfare le valigie, dopodiché andai a riposare, ero davvero morta. Fui svegliata circa una mezz'oretta dopo da Leo che irruppe in camera mia -c'è qualcosa che non mi hai raccontato Matilde?- mi chiese, io lo guardai perplessa, non capivo a cosa si riferisse -lo spagnolo- si chiarì lui -oh ti riferisci ad Alvaro- dissi io ridendo -beh, stai assieme ad un cantante e non mi dici nulla- rise a sua volta lui -non deve saperlo nessuno Leo, per favore- mi feci più seria pronunciando quelle parole -tranquilla. Ad ogni modo è di là che ti aspetta-.
Mi buttai giù dal letto a quelle parole e corsi in sala, eccolo li, bellissimo come sempre -ti ho chiamato prima, ma eri troppo preso- dissi io ridendo -lo so, scusami, sono corso appena ho visto il messaggio- rispose lui -sto scherzando, non sono arrabbiata- replicai sentendo il suo tono colpevole -prendi qualcosa per dormire e un cambio per domani- mi disse Alvaro -ai suoi ordini- dissi io ridendo. -certo che sei proprio stronza, non sei nemmeno tornata che già mi lasci solo- disse Leo scherzando -torno presto a rompere, non preoccuparti- risposi io con un sorriso d'intesa che Alvaro non sembrò approvare molto, visto come stava fulminando con lo sguardo il mio amico.
Salimmo in macchina, Alvaro la mise in moto e partimmo -Quel ragazzo non mi piace- intervenne lui -Perché? È così buono con me, siamo ottimi amici- risposi io -sarà che per i miei gusti ti sta troppo vicino- -sai, si suppone che due coinquilini vivano sotto lo stesso tetto- risposi io ironica -quanto sei simpatica- disse Alvaro guardandomi storta -con quel musino dolce non riesco a pensarti arrabbiato- dissi io trattenendo una risatina, sorrise anche lui e lo vidi più rilassato -non sono arrabbiato- continuò -allora cosa c'è?- chiesi, senza ottenere una risposta -aspetta, non sarai geloso di Leonardo?- domandai quasi incredula, ma anche divertita -non sono geloso proprio di nessuno io- rispose Alvaro -ah menomale dai, sarebbe stato un problema visto che ci capita molto frequentemente di dormire assieme- non feci in tempo a finire la frase che Alvaro inchiodò di colpo -oh ma sto scherzando- -non è divertente- ribattè lui -ma tanto se non sei geloso che problema c'è?- chiesi io sfidando un po' la sua pazienza -sei impossibile- disse, non sembrava arrabbiato, o almeno lo speravo -ma mi ami anche per questo- ribattei -può essere- rispose lui, e finalmente lo vidi fare uno dei suoi sorrisoni contagiosi ed impagabili

Un amore quasi impossibile (Alvaro Soler) -In Revisione-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora