la scuola di Wolfen

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Il primo giorno di scuola è arrivato. È da due settimane che lo aspetto, non ne posso più di stare a casa a fare niente. Mi vesto velocemente, mettendo una salopette e una maglietta semplice. Scendo di sotto per fare colazione e gli altri sono già lì. Katrhine e Julia si sono già diplomate e parlano appena tra di loro, ricordando i bei tempi del liceo. Hanno provato ad andare all'Università, ma visto che ci dobbiamo spostare spesso alla fine hanno rinunciato, sanno benissimo che abbiamo bisogno di loro. I gemelli invece sbuffano e si lamentano, dato che dovranno andarci praticamente per sempre. Stanno uno di fronte all'altro, e sembra quasi che si giardino allo specchio. Entrambi hanno dei capelli biondo cenere sbarazzini e gli occhi azzurri, chiarissimi. Mia madre sta finendo di cucinare i pancakes mentre mio padre è seduto a capotavola, sta leggendo il giornale e bevendo un caffè, probabilmente cappuccino visto che è il suo preferito. Io mi siedo vicino a Elec ma nemmeno faccio in tempo a prendere niente che mio padre inizia a parlare.
"Allora ragazzi mi raccomando, comportatevi bene e non date nell'occhio."
"Scusa papà ma siamo i nuovi arrivati come faranno a non notarci?"
Lui sbuffa e alza gli occhi al cielo, come per rispondere silenziosamente alla mia risposta. Non ho mai potuto avere molti amici, ma gli ho chiesto se almeno quest'anno possiamo restare qui, visto che mi diplomo. E non ho intenzione di restare da sola. Andrew ridacchia appena prima di dare la sua risposta.
"Bhe, sorellina, quando corri più veloce della luce non è difficile."
"Oh, state zitti voi due."
Loro non hanno bisogno di nessun altro, stanno insieme sempre, sono praticamente inseparabili. Forse, oltre al fatto che sono gemelli, cercano conforto tra vampiri. Non ne abbiamo mai trovati altri, il che è molto, molto strano.
"Su su ragazzi, non litigate" Mia madre sorride appena, passandomi un piatto di pancakes che inzio a mangiare subito. È quasi ora di andare, e non voglio fare tardi il primo giorno. Ma lei è strana, mia madre sembra strana, triste, diversa. Si siede sulla sua sedia quasi senza fare rumore e guarda appena mio padre. Forse hanno litigato, ma non voglio fare delle domande adesso.
Ci pensa mia sorella a continuare il discorso, stuzzicando i gemelli.
"Hai ragione mama. E ora voi bambinetti preparatevi."
"Kat, siamo più grandi di te."
"Avete solo 16 anni."
"Ah ah ah davvero divertente"
Katrhine vorrebbe rispondere di nuovo, ma padre si alza in tutta la sua compostezza e squote appena la testa, ma in modo quasi divertito.
"Su ragazzi, comportatevi bene. Vado un attimo in studio. Puoi venire con me Charlie?"
"Sì."
Mi alzo appena stupita, dando l'ultimo morso alla mia colazione lo seguo dentro lo studio, mentre lui chiude la porta.
Lui siede sulla sedia dietro la scrivania e io faccio lo stesso con quella di fronte. Lui inizia a tamburellare le dita sul tavolo, come se avesse bisogno di pensare ancora, ma io non ho molto tempo. Incrocio le braccia e mi appoggio allo schienale.
"Dimmi"
"Io e tua madre abbiamo notato una forte presenza di licantropi anche tra i giovani"
"Cosa? Dei ragazzi? Non capita quasi mai"
Ed è così. O perlomeno dei liceali. Sembra strano, ma ai licantropi di solito piace aspettare i venticinque anni per morderti. Questo ovviamente solo se non ci sei nato.
"Ascoltami, questa sembra essere la città da cui tutto è partito."
"Cioè, qui c'è l'Alfa degli Alfa?"
"Sì, esatto. Devi stare molto attenta. Non voglio che tu muoia o che, peggio, ti trasformi in uno di loro."
Aspetta un attimo. Che cosa? Lui avrebbe preferito vedermi morta che lupo? Ma davvero? Ho la bocca aperta, ancora incredula riguardo cosa ho appena sentito. Vorrei ribattere, sapere se è davvero così che si sente ma qualcuno bussa alla porta. Mio padre sbuffa e dà il permesso a mia sorella Julia di entrare.
"Avete finito voi due? È ora di andare a scuola."
"Ma J, non mi devi accompagnare! Ho la patente ormai!"
"Charlie, fa come ha detto."
Vorrei conttobattere ma lo sguardo di mio padre mi fa intendere che non voule discussioni. Alzo gli occhi al cielo mi alzo.
"Ok, ok. Andiamo allora"
Prendo il mio zaino dalla sedia in cucina e saluto mia madre.
"Mi raccomando tesoro, stai attenta!"
"Sì, non ti preoccupare!"
Poi salgo in macchina. Mi metto davanti e dietro ho i gemelli. Kat non viene, ha delle cose da sistemare.
"Andrew mi raccomando state attenti se fiutate qualcosa. E non mordete nessuno."
"Sappiamo controllarci ormai!"
"Già sorellina, il sangue di cervo è più buono."
"Aspetta, significa che avete provato quello umano?"
"Ehm.... No!... Ma come ci pensi!..."
"Guarda non lo voglio sapere"
"E neanche io piccoletti"
"Charlie basta"
I gemelli stanno iniziando a scaldarsi. Dopo un po' l'argomento non-cresceremo-più-perché-un-mostro-ci-ha-morso-e-condannato gli dà un po' di fastidio. Mi immagino il perché.
"Ok, siamo arrivati. State attenti mi raccomando!"
Scendiamo dall'auto e subito lei riparte sgommando. Quanta fretta! Mi avvio verso l'entrata insieme ai miei due fratelli. Sospiro appena a vederla. Sembra abbastanza grande e spero che dentro sia più bella di fuori. Ci sono tanti ragazzi e scuoto la testa, imponendomi di non distrarmi. Le amicizie con il tempo. Ricomincio a camminare ma non mi accorgo che alcuni ragazzi stanno giocando un po' più in là a uno sport di cui ignoro il nome. Ma qualcuno deve averla lanciata un po' fuori visto che mi viene addosso. I gemelli sono già dentro mentre io sto cercando il telefono nella borsa che ho sentito vibrare per via di un messaggio, probabilmente qualche ultima raccomandazione di mia madre. Tiro su la testa e mi ritrovo davanti la mano di qualcuno che l'ha fermata. Poi la tira indietro.
"Grazie fratello!"
"Di niente" risponde lui.
Lo guardo meglio. È un ragazzo all'incirca della mia età, con i capelli neri e gli occhi marroni. Se ne sta lì a fissarmi. Sembra quasi osservarmi attentamente per qualche momento, poi scuote appena la testa, stando wuasi per andarsene. Forse posso provare slmeno a conoscerlo.
"Grazie"
La mia voce esce quasi rotta e mi stupisco di me stessa, come mai? Sicuro adesso penserà che sia strana o chissà cose e non vorrà più parl..
"Sei nuova? Non ti ho mai visto prima"
Mi risveglio appena. Lui mi ha risposto. Si è fermato, si è girato e mi guarda sorridendo. Decido di riprendermi e parlare tranquillamente.
"Sì, mi sono trasferita qui da poco insieme alla mia famiglia."
"Ok. Mi chiamo Mikol, comunque"
"Charlotte, ma mi chiamano semplicemente Charlie."
"Bene, però stai attenta la prossima volta.".
"Ok"
E se ne va senza dire altro. Un ragazzo normale con dei riflessi molto veloci. Comunque per non restare a guardarlo come un pesce lesso entro all'interno della struttura e cerco la presidenza per sapere i miei orari. Andrew e Elec sono già lì e mi guardano con un sorriso sotto i baffi. Il preside ci fa entrare ma nemmeno chiude la porta, quindi ci vuole fouri da qui presto. Non è niente di eccezionale, un uomo sulla cinquantina con la pelata, molte rughe e la pelata.
"Bene ragazzi, voi dovreste essere i nuovi. Sappiate subito che noi non facciamo preferenze di alcun genere."
Iniziamo bene.
"E ecco i fogli con i vostri orari. E ci sono anche i provini per entrare nelle squadre di pallacanestro, pallavolo e ecc. Comportatevi bene e andremo d'amore e d'accordo."
"Sì, grazie mille signore"
Rispondiamo in coro noi tre. Lui ci
spinge letteralmente fuori e chiude la porta, dopo averci augurato buon anno scolastico. Ruoto appena gli occhi ma provo a non darci troppo peso. Invece rivolgo la mia attenzione ai gemelli, domandando sottovoce.
"Avete fiutato qualcosa?"
'Per ora niente ma ti terremo informata. Ora andiamo."
Spariscono in un attimo mentre io ancora devo leggere l'orario.
Prima ora matematica.
"Perfetto... Altra gioia in questo mondo"
E inizio a cercare l'aula.

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