Testa fra le nuvole

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Un mese preciso è passato da quel giorno... Ricordo ancora la sfuriata che fece mio padre appena venne a sapere di ciò che era successo. Sembrava impazzito, voleva andarsene subito dalla città. Mia madre riuscì a calmarlo, è vero, ma Katrhine ora è tenuta sotto stretto controllo. Io e i gemelli continuiamo ad andare a scuola, sarebbe stato un po' strano se ci fossimo presentati il primo giorno di scuola e poi ci fossimo trasferiti. A Daisy e Mikol ho detto che mia sorella aveva avuto un incidente in macchina: aveva investito un cane per sbaglio e che il restante gruppo l'avesse attaccata. Non so quanto abbiano bevuto la bugia, ma non hanno fatto più domande. Mia madre è rimasta senza parole quando ha visto Lucy. Loro... Sono sorelle gemelle, tutte e due sono Cacciatrici, non di nascita ma per scelta, ma mia madre ha i capelli mossi rossi e gli occhi marroni, mentre zia ha i capelli marroni e gli occhi verdi. E poi Lucy odia mio padre, le ha portato via la sua sorellina, le ha negato di rivederla per tutti questi anni. Non so se zia vuole bene a qualcun'altro altre a Susan, ma per ora ci sono solo risposte negative.
"Signorina Trese, può ripetermi quello che ho appena detto?"
Damn, non stavo ascoltando. Maledetta me. La prof McDain è in piedi, vicino alla lavagna. Ha scritto delle formule, così tiro a indovinare.
"Ci stava spiegando come trovare la massa plutonica di un elemento all'interno della Tavola Periodica?"
"No, mi spiace. Quante volte ti ho detto che devi stare attenta durante la mia lezione! Per questa volta, l'ennesima, ci passo ancora sopra, ma alla prossima una visita al preside non te la toglie nessuno."
"Sì, professoressa"
Il suono della campanella la fa sospirare.
"Bene ragazzi, ricordatevi di studiare. C'è la verifica la prossima volta."
Usciamo tutti dall'aula. Sophie mi si affianca.
"Ehi Charlie, oggi hai proprio la testa fra le nuvole, eh?"
"Eh già, non so che mi è preso quest'ultima settimana..."
"Senti, io e i ragazzi oggi pomeriggio andiamo al Pub del padre di Josh. Ti va di venire?"
"Oh, spero proprio che i miei genitori mi diano il permesso!"
"Permesso?"
"Lunghisssssssssiiiiiiima storia, credimi. Te la racconterei se non fosse troppo lunga e noiosa."
"Bene, allora io vado in classe. Fammi sapere!"
"Certo!"
Sop corre via. Scuoto la testa. Ultimamente lei e il suo fidanzato stanno avendo dei problemi, non voglio le capiti qualcosa di brutto. Da quello che ho capito, è stata adottata quando aveva cinque anni, ma dopo qualche tempo anche i suoi genitori adottivi sono morti. A nove anni sono riusciti di nuovo a trovarle una famiglia affidataria, ma lei è scappata, perché la trattavano male. Finalmente, a dodici anni, ha incontrato i suoi genitori odierni, che le vogliono un bene dell'anima, e la trattano come una principessa. Lei me li ha fatti conoscere, e devo ammettere che sono delle persone squisite.
"Charlie, per favore, ti posso parlare?"
"No, Alex, devo andare in classe. Tu perché non corri da Jessie?"
Il ragazzo mi si ferma davanti.
"Per favore, ascoltami almeno una volta!"
"Io e te non abbiamo niente da dirci."
Gli passo di fianco ma lui mi afferra il braccio. Guardo la sua mano che stringe, e poi i suoi occhi. Sembra arrabbiato, ma con un velo di tristezza. Non ci parlo più da tipo due settimane. Pensavo stesse dalla mia parte dopo l'incidente del telefono, e invece no, mi aveva tradito alle spalle.
"Lascia. Subito. Il. Mio. Braccio"
"Tu mi devi ascoltare Charlie, capito? Io non ne avevo idea, perché non vuoi credermi?"
"Perché ti odio, perché sei solo una persona falsa, vomitevole. Tu hai tradito la mia fiducia, e non cercare scuse."
"Ora basta. Non puoi parlarmi così in questo modo. Io non sono un diavolo"
"Ehi, ragazzi, tutto bene?"
Mikol si avvicina a noi. Come fa a stare sempre nel posto giusto al momento giusto? Alexander mi lascia immediatamente il braccio.
"Sì bro, tutto a posto. Andiamo in classe."
"Tu avviati, io arrivo subito."
L'amico se ne va come se nulla fosse successo.
"Perché non vuoi ascoltarlo? Magari vedrai che ha ragione!"
"Ascolta Mikol, io lo so che voi siete come fratelli, ma io posso fidarmi di te e non di lui. Non ha mai messo alla prova la tua fiducia, e a me va benissimo che tu gli creda. Ma io no!"
"Delle volte non ci si può proprio ragionare con te."
Mik scuote la testa e va via.
Io mi dirigo verso l'aula di Storia.

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