Capitolo 18.

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È passata un'ora dalla mia fantastica idea, e siamo finalmente riusciti a partire da casa di Brad con la macchina. Non che ci abbia messo molto a prendere le sue cose, il fatto è che come al mio solito ho perso tempo nel prendere le mie di cose. Iniziamo a dirigerci verso la costa sud dell'Inghilterra, e abbiamo piú o meno un'ora per risolvere un unico (e probabilmente molto grande) problema. Dove ci fermeremo?

-Trovato niente?- chiede Brad senza togliere lo sguardo dalla strada.

-Non proprio...peró Brighton mi sembra un'ottima meta- propongo girovagando per internet dal mio smartphone. Devo ammettere che in tutta la mia esistenza non sono mai andata a Brighton, e guardando qualche foto qua e la sembra davvero un'ottima meta.

-Non è male come posto, ci possiamo provare. Da qui credo che ci vorranno altre due ore circa per arrivare. Quindi, mia cara, cerca un posto in cui dormire e mangiare- spiega il riccio, dandomi un leggero schiaffetto sulla coscia.

Metto in atto le mie doti da ricercatrice quale (non) sono e cerco un posticino carino ed economico in cui poter rimanere qualche giorno. Mi ritrovo sotto gli occhi da hotel semi abbandonati a hotel lussuosi, ma niente che possa andar bene a noi. Sento di poter diventare matta, quando il destino decide di farmi premere per sbaglio su un sito che non avevo nemmeno notato.

-Piccolo appartamento sulla costa- leggo ad alta voce -Un bagno, una camera con letto matrimoniale, cucina e salotto. 5 giorni e 4 notti a 500 sterline. Sembra una buona offerta-

Brad sembra pensarci un po' su, ma alla fine valuta buona la proposta. Inizio ad informarmi meglio, e quando siamo convinti del piccolo lotto chiamo il numero scritto fra le informazioni e aspetto un po' emozionata. A rispondermi è una donna dalla voce cauta. Sembrerebbe un po' anziana e a primo impatto gentile ed educata. Parliamo meglio dell'offerta, per poi darci appuntamento davanti la casetta per le 17, ora in cui saremo arrivati. Saluto cordialmente la donna e chiudo la chiamata, sentendo una forte scarica di adrenalina girarmi nel corpo. Credo di aver avuto un sorrisone da ebete stampato in faccia, altrimenti Brad non avrebbe aperto bocca fino al nostro arrivo.

-Che hai?- per quanto concentrato possa essere, sento la felicità nella sua voce.

-Niente, sono solo felice. Fino a qualche tempo fa non mi sarei mai azzardata a fare una cosa del genere, e invece adesso eccomi qua. Non avrei mai avuto il coraggio di saltare cinque giorni di scuola per quanto avessi voluto farlo, e invece eccomi qua. E molto probabilmente se mia madre fosse qui in questo momento si sarebbe arrabbiata molto, e io mi sarei pentita moltissimo chiedendole subito scusa, ma eccomi comunque qua. Sai, mi chiedo spesso come sta, perché non chiama mai e se mai tornerà a trovarmi. Ma se devo essere sincera sono felice, perché io sto bene, so che anche lei sta bene; vorrebbe solo vedermi felice, e io voglio accontentarla- sbatto le ciglia per ritirare le lacrime e continuo a sorridere. Brad mi guarda felice, ma noto un velo di tristezza e angoscia nei suoi occhi.

-Hey, va tutto bene?- chiedo. Non risponde, ma si limita ad accostare al bordo della strada e spegnere il motore dell'auto.

-Credo sia il momento di raccontarti di più su di me- dice, guardandomi negli occhi. Annuisco e lo lascio parlare.

-Mia madre amava il mare. Amava il rumore delle onde che arrivavano a riva. Amava la sabbia morbida sotto i piedi e amava raccoglierla fra le mani. Amava tutto dell'acqua, e ci passava quanto più tempo possibile. Mi diceva sempre "l'acqua ti salva, ma solo se è speciale come questa" ed io le sorridevo, le lasciavo un bacio sulla guancia poi mi buttavo in acqua. E più il tempo passava più lei amava portare dei teli in testa, perché diceva che stare troppo a contatto con l'aria e l'acqua salata faceva male ai capelli. Così iniziai a portarli anche io, e lei mi sorrideva, mi lasciava un bacio sulla guancia ed io mi buttavo in acqua, ma poi la vedevo da lontano e non sorrideva più. Avevo 10 anni quando papà venne a prendermi a scuola e invece di portarmi al mare, mi portò al centro. Arrivammo in ospedale, e li fu l'ultima volta che vidi mia madre prima che chiudessero la bara. Le avevano tolto il telo e i capelli non li aveva più. Sembrava che sorridesse, ma il bacio sulla guancia non me lo diede più. Le avevano diagnosticato un cancro da troppo tempo, ma erano diventate inutili anche le cure. Secondo i medici, l'unico modo per farla soffrire meno era un po' di aria di mare, per questo ci trasferimmo sulla costa quando ero bambino. Rimanemmo lì ancora un paio di anni dopo la sua morte, poi mio padre decise di spostarsi nel centro perché non sopportava più quella casa senza la presenza di mia madre. Se devo essere sincero, da una parte gli sono grato, perché la situazione era diventata troppo pesante anche per me-

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 14, 2017 ⏰

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