Cassandra era davanti ai miei occhi, ne ero certo.
- Cassandra - sussurai e la guardai perplesso, continuai a fissarla, incredulo, perché ciò che vedevo non poteva essere reale. Scossi la testa, chiusi gli occhi e li riaprii.
Vidi ancora lei, e questa volta mi sfiorò con le punte delle dita la guancia destra, poi le fece fare uno strano percorso verticale fino al sopracciglio sinistro.
Allora sei vera, o sto sognando?
Posai d'istinto la mano sulla sua, sentii quanto era fredda, eppure familiare.
- Sono morto? - domandai con un filo di voce, senza staccare mai gli occhi dal suo volto. Lei sorrise ampiamente e scosse lievemente il capo, facendo ondeggiare i lunghi capelli scuri.
- No - rispose - ma devi riposarti. Ci sono tante cose da fare -
Avrei voluto chiederle tantissime cose, eppure ero come bloccato, immobilizzato e fisso su un unico canale: Cassandra.
Come poteva essere viva? Proprio non me lo spiegavo. Inclinai la testa da un lato, lei fece lo stesso.
Entrai nella sua mente e lei non si oppose.
Come fai ad essere ancora viva?
Questa era l'unica cosa che, al momento, mi interessava davvero scoprire.
Ti dirò tutto. Promesso.
Mi accarezzò e si mosse per andarsene, ma la tratenni. Non volevo restare solo, un anno e mezzo di isolamento mi era bastato.
- Non andare... - supplicai, lei mi sorrise.
- Hai bisogno di mangiare - disse - torno subito -
La vidi camminare silenziosa verso quella che sembrava una porta, uno spiraglio di luce si insinuò nella stanza e mi ferì gli occhi, che schermai immediatamente con la mano. Fu una frazione di secondo, ma il fastidio causato da quel l'unico raggio mi fu insopportabile.
Ma ora era nuovamente buio, o meglio, c'era di nuovo ombra.
Quanto tempo sono stato qui? Dove mi trovo?
Mi guardai intorno, feci scorrere lo sguardo nella semi oscurità, scandagliai il luogo nel quale mi trovavo fino all'ultimo dettaglio. Fino all'ultima oncia visibile.
Piccola e abbastanza spoglia. Una sola finestra, chiusa e protetta da pesanti tende. Molto probabilmente era una camera da letto.
Sentii uno scricchiolio e mi voltai: Cassandra era tornata.
- Proteine - disse - e appoggiò un vassoio sulle mie ginocchia, guardai il contenuto: una grossa bistecca, verdure grigliate e un enorme calice pieno di sangue.
- È fresco - sottolineò Cassandra capendo cosa stavo guardando - ti servirà. -
Alzai lo sguardo su di lei, avrei voluto dire qualcosa, ma non ci riuscii e così iniziai a mangiare.
Era buono, molto, e ne avevo bisogno; lo divorai, scordano le buone maniere, ma del resto avevo scordato l'ultimo pasto decente che avevo fatto.
Stavo ancora masticando uno degli ultimi bocconi di carne, quando Cassandra cominciò a parlare.
- Sai chi era Cassandra nella mitologia greca? - domandò, ma non attese una mia risposta e andò avanti raccontare.
- Era la figlia di una regina, che però si vergognava di lei, tutti infatti la credevano pazza. Ma non lo era. Cassandra aveva avuto dal dio Apollo il dono della profezia, ma per volere di quello stesso dio, che lei aveva rifiutato, nessuno avrebbe mai creduto ai suoi responsi. Veniva chiamata "pazza", ma era l'unica a conoscere la verità -
- E tu conosci la verità? - chiesi, le parole erano uscite dalla mia bocca senza controllo.
- Tutta quella che so, te la dirò -
- Lo hai promesso - le ricordai, e la guardai dritta negli occhi color rubino, che scintillano, come se dentro di loro bruciasse un fuoco ardente e inestinguibile.
- Lo so - annuì lei - sei pronto? -
Feci di sì con la testa, e Cassandra riprese a parlare.
- Il giorno in cui ci uccisero tutti, io fui salvata. Tu mi vidi morire davanti ai tuoi occhi, lo so, ed ebbi paura di trasformarmi davvero in cenere dopo tanto tempo, ma invece riaprii gli occhi e vidi una donna. Una donna dai lunghi capelli grigi e lo sguardo insondabile. Non disse nulla, non parlò e si limitò per giorni a curarmi e nutrirmi. Non avevo mai visto nulla di simile in tanti anni di vita, eppure sentivo che quella che avevo davanti non era una creatura qualunque -
Cassandra fece una pausa, inspirò un bel po' d'aria, chiuse gli occhi e poi li riaprì, come se le costasse una fatica immensa pronunciare le parole che le servivano per continuare il suo racconto.
- Un giorno mi parlò e seppi che avevo ragione, perché non era un essere uguale agli altri. Era tutto e niente. Disse di chiamarsi Libellula Nera e che si sarebbe presa cura di noi. Disse che dovevamo prepararci per il giorno del tuo ritorno. -
Rimasi senza parole sentendo quel nome. Sgranai gli occhi e spalancai la bocca, incredulo, e pensai a cosa dire, ma la mia mente era completamente in subbuglio.
Non capivo più nulla.
Non sapevo più cosa fosse reale, oppure finzione.
La voce che avevo imparato a conoscere aveva un corpo e Cassandra lo aveva visto.
Com'è possibile? Cosa sta succedendo?
- So che ora ti senti disorientato, è normale - disse il vampiro che avevo creduto morto, il primo che avevo soggiogato, il primo essere al quale avevo tenuto davvero.- Lei lo aveva previsto. Ma ora siamo tutti qui e daremo il via a un nuovo inizio. -
Nuovo inizio
Mi piaceva come idea, ma non ebbi il tempo di elaborarla perché, alle spalle di Cassandra, era comparsa una donna.
Lunghi capelli grigi. Sguardo impenetrabile.
La fissai, perplesso, sentendo crescere dentro di me una forte inquietudine.
Io ti ho già visto. Ne sono sicuro.
La donna sorrise, sorpassò Cassandra e mi si pose di fronte.
- Ma certo che mi hai già visto - disse con quella adorabile voce che conoscevo così bene - io sono l'eccezione alla regola. Il tuo primo fallimento. -
Spalancai gli occhi, per l'ennesima volta in quel giorno, e lasciai che i ricordi mi travolgessero come un potente ed inesorabile fiume in piena.
Spazio autrice :
Eccomi ^^
Allora, vi piace questo capitolo? Cosa ne pensate di questa nuova rivelazione? Vi ha sorpreso? :)
Ad ogni modo ne approfitto per farvi gli auguri di buone feste!Buon Natale miei carissimi (e pazientissimi) lettori! ;)
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Hybrid II: Elijah [Completo]
ParanormalCOLLEGATO AD "HYBRID" se non lo avete letto ci capirete ben poco... spiacente :( "L'altro lato della medaglia è ora svelato" Dal l'introduzione : "Sono cresciuto nell'oblio di una perduta esistenza e sono stato forgiato dall'odio che si è generato...