Capitolo 15: Lo specchio dell'anima

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Ricordai all'istante ciò che era successo solo qualche anno prima, durante una delle mie battute di caccia.

Mi scontrai con un vampiro diverso da tutti gli altri, dai lunghissimi capelli grigi e gli occhi color rubino. Non aveva paura di me, avevo cercato di ucciderla, ma mi ero bloccato. Era entrata nella mia mente e mi aveva parlato...

Libellula Nera.

Aveva detto di chiamarsi così.

Colei di cui avrai bisogno.

Anche questo mi aveva sussurrato nella mente, eppure non la vidi più, ne sono certo.

O forse no?

Ripensai alla voce che era diventata la mia unica compagnia durante i giorni di isolamento in prigione, la stessa voce che si era insinuata nei miei sogni, che mi aveva calmato e tranquillizzato.

Mi irrigidì all'improvviso, mentre la mia mente collegava tutti gli indizi e formava un puzzle, ora completo.

Sono stato davvero così stupido da non capire che erano le stesse persone? La stessa voce?

Evidentemente sì. Lo ero stato. Ero stato giocato.

Ingannato.

- Per il tuo bene - disse la donna, che era ancora davanti a me, impassibile e immobile.

- Il mio bene? - ripetei piano, fissando i miei occhi nei suoi - Il mio bene?! - esclamai poi più forte e mi alzai, di scatto, ma caddi. Ero ancora troppo debole.

- Non sei ancora in grado di... - tentò di dirmi Cassandra, che si era avvicinata per aiutarmi a sorreggeremi sulle gambe, ancora troppo stanche.

- Zitta! - dissi, rivolgendole uno sguardo infuocato: ero furioso; poi mi voltai verso l'altra donna, non meno arrabbiato - Per tutto questo tempo... perché? Perché?! Tutto questo non ha senso, non ha alcun senso! -

- Elijah -

Sentii il mio nome pronunciato dalle sue labbra, lo vidi comporsi suoi suoi lineamenti per la prima volta e, come sempre, mi calmai un po', sperando che, questa volta, non scomparisse.

- Hai mai guardato i tuoi occhi? - mi chiese e non capii cosa intendeva: anche questo non aveva alcun senso.

- Perché? - chiesi infatti, disorientato.

- Gli occhi sono lo specchio dell'anima - rispose - allora, lo hai fatto? -

- Qualche volta -

- Cosa hai visto? -

Mi fermai un attimo a pensare, non sapevo cosa dire.

- Rosso e oro. Tristezza, dolore, rabbia e vuoto - dissi e mi sembrò di svuotarmi, di liberarmi di un peso.

- Molto bene. Ricordi cosa ti dicevo? -

Io annuii. Come potevo dimenticare? Come potevo scordare ciò che, in fondo, mi aveva tenuto in vita?

"La follia non è una cosa che ti appartiene. Non ora."

"Ho poteri che non immagini neanche. Ma la domanda piccolo mio è: Chi sei tu?"

"Io sono tante cose Elijah. Posso essere il vecchio che cammina col bastone o la bambina che gioca nel parco. La ragazza che va a scuola e il padre di famiglia."

"Le vie per crescere sono molteplici. La tua via è impervia, ma non sarai mai solo."

Ricordai queste ed altre cose, mi tornò alla mente di quando mi fermò, perché ancora non era il tempo di agire, e di come mi spronò, invece, quando mi dimostrai pronto e più maturo per tornare a combattere.

Mi aiutò a trovare e ritrovare me stesso.

Me stesso e uno scopo.

La guardai e aspettai che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa.

- Ti ho aiutato a realizzare ciò che avresti sempre dovuto essere Elijah - disse e, per la prima volta, si avvicinò.
Mi irrigidì, mi sfiorò la guancia con la mano e la mia mente fu invasa da un luminosissimo flash bianco, candido: magnifico.

- So che ti stai chiedendo cos'è - mi anticipò la donna, quindi staccò la mano dal mio viso - è ciò che non ti permette di essere completo: l'altro te. È ciò che darà inizio alla tua follia. Ciò che darà inizio al tuo regno e poi, al tuo ultimo viaggio. -

L'alto Me.

Non lo avevo dimenticato. No, nonostante tutto lo avevo sempre portato dentro, come una consapevolezza sepolta nel più profondo meandro della mia anima e lo avevo visto, o meglio, sentito.

Appena uscito dalla prigionia, là sulla neve bianca, prima che quel grosso licantropo mi abbattesse, prima che Cassandra mi recuperasse.

Prima di risvegliarmi in un letto sconosciuto, all'interno di una stanza semi buia.

Scossi la testa, nonostante tutto ero ancora disorientato, perso.

- Cosa devo fare? - domandai, sapendo che la Libellula Nera avrebbe saputo dirmi come agire.

- Tutto ciò che può essere fatto - rispose enigmatica - trova questo tuo pezzo mancante, con ogni mezzo, impara a sentire e capire dove si nasconde. Crea una nuova schiera di adepti, estendi la tua mappa mentale, impara nuove tecniche di soggiogazione. Riprendi a combattere. Impara dai tuoi errori. Sii un nuovo Elijah. -

La guardai, in tutto questo mancava la cosa fondamentale: come?

Lei lo capii, sorrise e mi anticipò.

- In ogni modo che conosci. In ogni modo che non conosci. -

Agrottai le sopracciglia, perché parlava solo per enigmi?

- Sarai il più temuto di tutti Elijah. Devi solo guardarti negli occhi -

- Lo specchio dell'anima - conclusi io e poi, all'improvviso, si voltò e scomparve in una nube di fumo scintillante. Spalancai gli occhi, mi guardai in giro: solo io e Cassandra eravamo rimasti nella stanza, ancora semi buia.

- Diamoci da fare - dissi rivolto all'unica persona che mi era rimasta - facciamo vedere al mondo chi siamo-

Cassandra annuì, poi mi aiutò a spostarmi; mi portò in quella che sembrava una piccola cucina, con annesso un soggiorno.

Ci sedemmo ad un tavolino, bevvi un poco d'acqua fresca.

- Io l'ho vista. L'altro Me -  dissi, ricordando quel momento e socchiudendo un po' gli occhi, sperando di riuscire a rivederla.

- L'ho sentita - spiegai a Cassandra, che mi guardava attenta e in attesa.

- Credo che saprei riconoscerla. L'altro Me è diverso da chiunque altro io abbia mai... sondato -

- E allora troviamola -

- Troviamola -

Io annuii e Cassandra fece lo stesso.

Sapevo che, finalmente, avrei ricomposto il vero me stesso.

Sarò un nuovo Elijah.

Spazio autrice :

Eccomi qui ^^
Qualcosa in più è stata svelata, e ci avviciniamo sempre di più ad intrecciarci con gli eventi raccontati in "Hybrid".
Grazie mille per la vostra pazienza e... al prossimo capitolo! :)


Hybrid II: Elijah [Completo]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora